53 specie autoctone di cui 23 endemiche: il Belpaese custodisce un enorme patrimonio di biodiversità ora fortemente a rischio
La dura vita la vita dei pesci di acqua dolce italiani: pesca illegale, inquinamento, cambiamenti climatici, alterazioni dell’habitat, specie aliene
LIFE Streams per la conservazione della trota mediterranea, azioni a tutto campo per la tutela di biodiversità e qualità delle acque dolci
[29 Maggio 2020]
Le acque interne italiane sono un ecosistema prezioso e fragile: «Ricchissimo di biodiversità – spiega Legambiente – con 53 specie autoctone, di cui almeno 23 endemiche o sub-endemiche (cioè tipiche del territorio), il nostro Paese rappresenta un’area di particolare valore per la biodiversità ittica. Eppure, questa ricchezza corre il rischio di sparire velocemente. Secondo la Lista Rossa dei Vertebrati Italiani, infatti, i pesci ossei e le lamprede delle acque interne rappresentano la categoria a maggior rischio di estinzione, con il 52% dei pesci nelle 4 categorie di rischio di estinzione più elevate. Due specie di storioni risultano già estinte (Storione comune Acipenser sturio e Storione ladano Huso huso) e ben 11 specie ittiche sono a livello di rischio critico, ovvero a un passo dalla scomparsa. A minacciare queste specie sono diversi fattori tra cui la presenza di almeno 60 specie alloctone stabilmente adattate ai nostri ecosistemi e altre 24 che, pur non essendo in grado di riprodursi nelle nostre acque, rappresentano comunque una minaccia. La biodiversità ittica è costantemente minacciata anche dalle trasformazioni e artificializzazioni dei corsi d’acqua, dall’inquinamento chimico e organico, dagli effetti dei cambiamenti climatici e dal fenomeno del bracconaggio. La qualità delle acque interne, infatti, è stata valutata positivamente solo nel 40% dei casi in Europa e in Italia (SOER Freshwater 2020)».
Tra le specie maggiormente minacciate c’è la trota mediterranea (Salmo cettii), estinta in molti fiumi italiani e sostituita dalla trota atlantica (Salmo trutta) alloctona o dai suoi ibridi e il nuovo progetto europeo “Salmo ceTtii REcovery Actions in Mediterranean Streams” (LIFE Streams) ha come obiettivo principale proprio «il recupero e la conservazione di questo salmonide endemico dell’area mediterranea protetto dalla direttiva Habitat in quanto “specie vulnerabile” in Europa e “a rischio critico di estinzione” nel territorio italiano» e punta a «Definire e applicare una strategia globale per la specie, eliminando le principali fonti di introgressione e migliorandone status e habitat».
Il direttore facente funzione del Parco Nazionale della Majella, Luciano Di Martino, ricorda che «Le immissioni di specie di pesci estranee alla nostra fauna, insieme ad altri fattori, hanno non solo determinato la scomparsa delle entità autoctone, ma anche alterato i delicati equilibri degli ambienti dei fiumi e torrenti. Inoltre la realizzazione di particolari infrastrutture lungo i corsi d’acqua, come le briglie, ha interrotto in alcuni casi i movimenti lungo le aste fluviali isolando molte specie animali. Le derivazioni idriche, le captazioni con il mancato rispetto del deflusso minimo vitale hanno spesso determinato il prosciugamento di interi tratti di fiumi e torrenti con gravi conseguenze sulla fauna acquatica. Il patrimonio di biodiversità, che rischia fortemente di scomparire e di cui non possiamo fare a meno, è il cardine che lega le azioni e le comunità locali, alle quali sarà richiesta una collaborazione attiva, al fine di raggiungere i risultati attesi. Il progetto LIFE Streams si occuperà di questi aspetti e cercherà di ripristinare gli ambienti fluviali dei corsi d’acqua interessati dal progetto così com’erano prima degli interventi antropici. Risorse e conoscenze, per tutto il perdurare del progetto, saranno spese non solo per preservare la ricchezza ambientale dei nostri territori, ma soprattutto per attuare un processo di sensibilizzazione che possa generare maggiore consapevolezza del capitale naturale presente».
Il progetto LIFE Streams interessa 6 aree pilota – localizzate in Sardegna e nelle aree protette del Parco Nazionale della Majella, Parco Regionale di Montemarcello-Magra-Vara, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Parco Nazionale del Pollino nelle quali verranno attuate azioni di monitoraggio e di gestione volte ad incrementare la numerosità e il grado di purezza delle popolazioni di Salmo cettii.
Tutti i partner – oltre a Legambiente e ai Parchi interessati, l’Agenzia Forestale Regionale per lo Sviluppo del Territorio e dell’Ambiente della Sardegna, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), Noesis snc, Università degli Studi di Perugia – Dipartimento di Chimica Biologia e Biotecnologie – saranno impegnati in azioni che riguarderanno principalmente la caratterizzazione dell’habitat e delle popolazioni di trota mediterranea, la riproduzione di individui selvatici puri, le strategie supplementari di conservazione e di pesca selettiva, con azioni concrete di conservazione della Trota mediterranea, attraverso il raggiungimento di obiettivi specifici quali «l’eliminazione delle sorgenti di introgressione (cioè dell’ibridazione con genoma alieno) causata dall’introduzione di trote alloctone legate alle attività di pesca, facilitando il miglioramento del tasso di introgressione delle popolazioni autoctone; il miglioramento della qualità e la riduzione della frammentazione dei corpi idrici, anche al fine di incrementare la resilienza delle popolazioni autoctone ai cambiamenti climatici; il contrasto del bracconaggio».
Legambiente sottolinea che «Oltre alle due specie di storioni già estinte, altre specie migratrici sono a fortissimo di rischio, come ad esempio il terzo storione presente in Italia (Acipenser naccarii), le lamprede (lampreda di mare Petromizon marinus e lampreda di fiume Lampetra fluviatilis), la cheppia (Alosa fallax) e l’anguilla (Anguilla anguilla). Tra i principali fattori di minaccia l’inquinamento, la riduzione delle portate e l’alterazione del regime idrologico, oltre alla pratica di introduzione delle specie aliene che determina negli ambienti acquatici conseguenze particolarmente gravi. Basti pensare che lungo l’Appennino solo il 3% circa delle popolazioni di trota mediterranea analizzate non ha mostrato tracce di introgressione genetica. Anche i cambiamenti climatici rappresentano un ulteriore fattore che si ripercuoterà negativamente sulle acque interne a causa dell’intensificazione dei fenomeni estremi, con una forte riduzione estiva delle portate e un aumento della temperatura nei fiumi mediterranei che risultano fra quelli maggiormente minacciati dal riscaldamento globale. Tutte minacce che mettono a rischio la futura persistenza delle popolazioni autoctone di Salmo cettii e sulle quali agirà il progetto LIFE Streams con la progettazione di un’ampia strategia su scala nazionale per migliorare lo stato di conservazione della specie.
Lo staff di LIFE Streams spiega che «L’approccio del progetto si basa, infatti, su una combinazione di diverse strategie di coinvolgimento della comunità locale, di miglioramento del controllo territoriale e di adeguamento della regolamentazione delle aree protette, mirando inoltre a sostenere il sistema nazionale di inventario delle violazioni attraverso la promozione di una legislazione e una normativa più idonee per la salvaguardia della biodiversità nelle aree protette. Uno dei principali effetti socio-economici del progetto riguarderà le comunità locali di pesca sportiva che operano nelle aree del progetto e che verranno coinvolte con la sperimentazione di una particolare pesca selettiva. In questo modo, la pesca sportiva potrà essere consentita all’interno di alcuni corsi d’acqua nelle aree protette italiane e diventare un utile strumento di conservazione. Inoltre, la presenza di una specie endemica non diffusa altrove può fungere da richiamo per pescatori e naturalisti ricreativi, garantendo i benefici socio-economici prodotti dal turismo in aree altrimenti potenzialmente svantaggiate».
LIFEStreams sono convinti che «Il progetto sarà in grado di promuovere una maggiore consapevolezza della popolazione residente sulle questioni ambientali e sul valore della conservazione della biodiversità, sull’importanza delle funzioni degli ecosistemi e sulla vulnerabilità climatica. Gli obiettivi positivi che il progetto raggiungerà in termini di aumento della biodiversità, miglioramento dell’habitat delle acque dolci, riduzione dell’inquinamento e resilienza ai cambiamenti climatici saranno quindi molto utili per le comunità locali e per i servizi ecosistemici».