Fare dell’Europa una società del riciclaggio, l’Ue chiede l’opinione dei cittadini
[7 Giugno 2013]
La revisione nel 2014 di diversi obiettivi dell’Unione europea riguardanti i rifiuti è già prevista dalla stessa normativa Ue sui rifiuti, in particolare dalla direttiva quadro relativa ai rifiuti, dalla direttiva relativa alle discariche di rifiuti, che prevede la progressiva riduzione del collocamento a discarica di rifiuti biodegradabili, e dalla direttiva quadro sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio. La revisione della normativa e della politica dell’Unione europea in materia di rifiuti, da completare nel 2014, include altre due componenti, oltre alla consultazione: una valutazione dell’adeguatezza delle cinque direttive sui flussi di rifiuti e il Libro verde sui rifiuti di plastica. La direttiva quadro sui rifiuti esorta la Commissione a presentare entro la fine del 2014, «se del caso», la definizione di obiettivi in materia di prevenzione dei rifiuti e di dissociazione per il 2020.
Ieri la Commissione europea ha annunciato che «Vuole sapere cosa ne pensano i cittadini degli obiettivi di riciclaggio previsti dalla normativa dell’Ue in materia di rifiuti, se ritengono che vadano rivisti e in che modo» e spiega che «I risultati della consultazione saranno utilizzati per ipotizzare nuove norme che incentivino la riduzione dei rifiuti, il riutilizzo e il riciclaggio, che rientreranno in una più vasta revisione delle politiche in materia di rifiuti in programma per il 2014. I cittadini, le imprese, le Ong, le pubbliche autorità e le altri parti interessate sono invitate a esprimere la propria opinione entro la metà di settembre 2013».
La Commissione europea dice che sta valutando se e come rimodulare gli obiettivi dell’Ue sui rifiuti per perseguire questi scopi e che «La consultazione servirà a raccogliere opinioni sull’opportunità di rafforzare gli obiettivi esistenti o di introdurne di nuovi. Tra le possibilità rientrano nuovi obiettivi in materia di prevenzione dei rifiuti e obiettivi differenziati per i diversi flussi di rifiuti, materiali e prodotti». I partecipanti dovranno anche esprimersi sulla necessità di fissare obiettivi più ambiziosi in materia di riutilizzo e riciclaggio, di riduzione delle discariche e di possibili alternative alle stesse e indicare se tali obiettivi debbano essere adattati alla particolare situazione di ogni Stato membro. Saranno altresì oggetto d’indagine la realizzazione degli obiettivi esistenti, il miglioramento delle statistiche sui rifiuti e la verifica dell’efficacia delle misure attuate negli Stati membri».
Alla luce dei risultati della consultazione pubblica, la Commissione «Individuerà le principali opzioni per elaborare gli obiettivi, per poi analizzare il potenziale valore aggiunto e l’impatto economico, sociale e ambientale di queste opzioni. Potrà così elaborare nel 2014 una proposta legislativa, contestualmente alla revisione della politica in materia di rifiuti. Oltre agli obiettivi, la revisione punterà anche a ricercare le eventuali sovrapposizioni presenti nella normativa in vigore e le possibilità di semplificazione della stessa per renderla più chiara e coerente».
L’attuale normativa europea sui rifiuti definisce gli obiettivi sul riutilizzo e di riciclaggio dei rifiuti e di riduzione dello smaltimento nelle discariche. «Per esempio – sottolinea la Commissione Ue – entro il 2020 devono essere riciclati o riutilizzati il 50% dei rifiuti urbani e domestici e il 70% dei rifiuti da costruzioni e demolizioni». Secondo la Commissione questi obiettivi hanno già incentivato importanti progressi: «Diversi Stati membri hanno dimostrato che è possibile intervenire rapidamente, con costi ridotti e generando molti posti di lavoro. Una migliore gestione dei rifiuti non è però più solo un obiettivo ambientale, ma è divenuta un forte imperativo economico, dettato dall’aumento dei prezzi delle materie prime. I recenti documenti programmatici come la roadmap verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse e la proposta del Settimo programma d’azione per l’ambiente hanno illustrato i benefici economici e ambientali derivanti dallo sviluppo di un’economia efficace e circolare sotto il profilo delle risorse, che richiederà di: ridurre ulteriormente la produzione di rifiuti; aumentare al massimo le quantità di rifiuti riciclati e riutilizzati; limitare l’incenerimento ai materiali non riciclabili; eliminare gradualmente le discariche entro il 2020».
Dal nostro punto di vista, non serve l’opinione dei cittadini per affermare la necessità di incentivi al riciclaggio, che sono assolutamente indispensabili. I nodi sono altri. Ad esempio, quando si dice : «Entro il 2020 devono essere riciclati o riutilizzati il 50% dei rifiuti urbani e domestici e il 70% dei rifiuti da costruzioni e demolizioni» a che cosa si faccia riferimento? Al 50% dei rifiuti prodotti o raccolti? Non è esattamente la stessa cosa, se ad esempio fosse del raccolto non si tratterebbe di un obiettivo ambizioso, anzi. Paradossalmente meno raccogli (ma meglio) e più alta potrebbe essere la percentuale dell’avvio al riciclo.
Se addirittura la confusione normativa (prodotta da professionisti del settore) impera, la chiarezza nella testa dei cittadini che si chiamano ad esprimere la propria opinione non ci si può aspettare che sia più chiara. Oltre alle norme da precisare e alle consultazioni da ponderare, per l’industria del riciclo è ormai scoccata da tempo l’ora della concretezza: ciò che il mercato non assorbe da solo va sostenuto e incentivato al pari delle energie rinnovabili, almeno nella fase di start up. Nel settore del riciclaggio, queste è un principio valido più che mai, che non si può continuare ad ignorare, facendo cadere con esso anche una delle gambe fondamentali di un’economia davvero sostenibile.