Celebrare l’ambiente un giorno all’anno non basta
La convivenza con Covid-19 ha riportato paradossalmente i cieli ad essere più limpidi, l’aria più sana da respirare e i mari più puliti, a prezzo però di un blocco totale delle attività. E adesso? Servono più efficaci politiche pubbliche, nazionali e locali, per la sostenibilità
[5 Giugno 2020]
Lo stato di salute dell’ambiente che ci circonda è dal 1974 il tema centrale della Giornata mondiale dell’ambiente, istituita dalle Nazioni Unite, e che cade ogni anno il 5 giugno. Mai come negli ultimi anni, tuttavia, quello della cura dell’ambiente è un “topic” che genera ampie discussioni, soprattutto perché è legato a doppio filo al futuro del nostro Pianeta. Il 2020, che passerà alla storia come l’anno del Covid-19, non farà eccezione, perché proprio la convivenza con il virus ha riportato paradossalmente i cieli ad essere più limpidi, l’aria più sana da respirare e i mari più puliti, visto il blocco totale delle attività a livello globale.
Gli effetti, in termini statistici, si leggeranno più avanti. Intanto come sta l’ambiente in Italia ce lo racconta l’Annuario dei dati ambientali 2019 di Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del ministero dell’Ambiente. Qualcosa di più di una pubblicazione, arrivata alla sua 17° edizione: una serie di materiali (in tutto 8 prodotti), da tabelle a schede sintetiche, anche un fumetto, resi disponibili a operatori economici, ricercatori, studenti, insegnanti, decisori politici.
Una marea di numeri, tabelle e grafici, quest’anno particolarmente interessanti per il ricorso in molti settori a trend storici (dagli anni ’90 al 2018) che esprimono in modo molto chiaro i numerosi progressi fatti. Intervenendo alla presentazione del rapporto, il presidente Giuseppe Conte ha tenuto a specificare che l’Italia ha tra le sue priorità tre capisaldi del Programma di azione europeo per l’ambiente: protezione del capitale naturale, economia a basse emissioni di carbonio e che sia efficiente nell’impiego delle risorse ed eviti gli sprechi, salvaguardia della salute e del benessere dei cittadini. Impegni importanti, che però necessitano di azioni forti perché davvero la salvaguardia ambientale in generale diventi un pilastro delle politiche di sviluppo del nostro Paese.
Tornando all’Annuario, Ispra prende in esame tutti i principali indicatori e matrici ambientali, oggetto da tempo di specifiche politiche pubbliche, di cui valutare i risultati ogni anno.
Il tema “cambiamenti climatici” desta allarme. Il 2018 è stato di nuovo l’anno più caldo da quando abbiamo osservazioni, con un aumento della temperatura media nazionale superiore alla media globale (1,71 gradi conto i 0,98 a scala mondo). Aumenta anche la temperatura del mare e sono in aumento anche le precipitazioni e gli eventi estremi. Un dato che ci dice che i buoni risultati ottenuti nella riduzione di gas serra, specie in Italia, non sono sufficienti.
L’Italia ha ridotto le emissioni di gas climalteranti del 17,4% (dal 1990 al 2017), raggiungendo e superando l’obiettivo definito per il nostro Paese nelle politiche europee. Ormai da anni il fenomeno del disaccoppiamento fra crescita economica ed emissioni di gas serra è consolidato anche nel nostro Paese. I consumi energetici sono però tornati a risalire, con il conseguente aumento delle emissioni.
Il tema “inquinamento atmosferico” ci offre dati di segno opposto. Da un lato è molto netta la riduzione di tutte le forme di inquinamento atmosferico in Italia dagli anni ’90 ad oggi: ossidi di carbonio, di zolfo e di azoto, ozono. Al tempo stesso le misurazioni degli inquinanti specie nelle aree urbane e nella pianura padana continuano a segnare continui “sforamenti” ai limiti individuati dalle norme europee e nazionali. Se quindi le politiche di riduzione dell’inquinamento hanno dato buoni risultati negli ultimi decenni, al tempo stesso l’inquinamento atmosferico rimane il principale problema ambientale cui siamo esposti, con conseguenze gravi in termini sanitari e di morti prematuri.
Le condizioni delle nostre risorse idriche tendono a migliorare. E’ in condizioni ecologiche “buone o elevate” il 43% dei fiumi, ma solo il 20% dei laghi. E’ in condizioni chimiche buone o elevate il 75% dei fiumi e il 48% dei laghi, ma il 75% delle falde sotterranee. L’89% delle nostre acque di balneazione marine è considerato eccellente. Il 98% dei reflui è correttamente convogliato e mandato a trattamento.
Nel settore rifiuti urbani, nel 2018 al dato di incremento della produzione complessiva (+2%, siamo tornati oltre le 30 milioni di tonnellate), fa riscontro un ulteriore aumento delle raccolte differenziate (58,1%) e dell’avvio a riciclo (50,8%, raggiunto l’obiettivo europeo previsto al 2020). Restano forti squilibri territoriali fra le performance delle regioni del centro nord e quelle del centro sud. La discarica resta ancora una forma di smaltimento troppo utilizzata, con il 22% dei rifiuti. Anche nei rifiuti speciali si segnala un aumento della produzione, ma la forma di gestione più utilizzata è l’avvio a recupero e riciclaggio oltre il 65% del totale, più di 100 milioni di tonnellate. L’Italia si conferma uno dei Paesi europei con la miglior performance di riciclaggio dei rifiuti (urbani e speciali) e una ottima efficienza nell’uso della materia.
Continua a crescere il consumo di suolo in Italia, anche se a ritmi molto più rallentati rispetto agli anni scorsi. Nel complesso è stato impermeabilizzato il 7,64% del suolo (23.000 kmq), e dopo un forte rallentamento nel 2017, nel 2018 il tasso di consumo è tornato ad aumentare in modo preoccupante, specie in alcune regioni. Le conseguenze sono molteplici: perdita di biodiversità, rischi idrogeologici, perdita di servizi ecosistemici. Quasi 11.000 km2 (oltre il 3% del territorio nazionale) sono stati degradati da più di un fattore ponendo questi territori tra le aree da tenere maggiormente sotto controllo.
Fenomeni alluvionali e frane continuano a crescere nel 2018, indicando il rischio idrogeologico come l’altro grande problema ambientale, accanto all’inquinamento atmosferico. Un quadro di luci ed ombre, con molti risultati ottenuti in questi anni, e obiettivi raggiunti. Ma ancora elementi di criticità che devono essere oggetto di più efficaci politiche pubbliche, nazionali e locali, alle quali devono seguire azioni concrete per garantirci davvero un futuro migliore e più sostenibile.
di Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana