Genoma e patate dolci: polinesiani e nativi americani erano in contatto prima dell’arrivo di Cristoforo Colombo
Polinesiani e amerindi si conoscevano bene già nel 1200. Primo contatto nell'attuale Colombia
[9 Luglio 2020]
Lo studio “Native American gene flow into Polynesia predating Easter Island settlement”, pubblicato su Nature da un folto grupppo di ricercatori guidato da Alexander Ioannidis dell’Institute for Computational and Mathematical Engineering della Stanford University e da Javier Blanco-Portillo del Laboratorio Nacional de Genmica para la Biodiversidad del Messico (Langebio), di ce di aver risolto «una controversia di lunga durata sul fatto che gli antichi polinesiani e i nativi americani avessero contatti».
Attraverso analisi genetiche approfondite, gli scienziati guidati da Stanford Medicine hanno scoperto «prove scientifiche conclusive del contatto tra antichi polinesiani e nativi americani della regione che è ora la Colombia» cosa che per decenni è stata duramente contestata come ipotesi impossibile da molti storici e archeologi.
Commentando i risultati dello studio, Ioannidis evidenzia che «La genomica è in una fase in cui può davvero dare un contributo utile per rispondere ad alcune di queste domande aperte. Penso che sia davvero eccitante che noi, come data scientist e genetisti, siamo in grado di contribuire in modo significativo alla comprensione della nostra storia umana».
Finora, i sostenitori dell’interazione tra nativi americani e polinesiani avevano fatto notare che alcuni elementi culturali comuni, come una parola simile condivisa per usi agricoli, lasciavano intendere che le due popolazioni si fossero mescolate prima che gli europei si stabilissero in Sud America. Chi non erano d’accordo contrapponeva studi arrivati a conclusioni contrastanti e il fatto che i due gruppi umani fossero separati da migliaia di miglia di oceano aperto. Come dicono alla Stanford, il nuovo studio è il primo a dimostrare, attraverso analisi genetiche conclusive, che «I due gruppi si sono effettivamente incontrati e lo hanno fatto prima che gli europei arrivassero in Sud America».
Per condurre lo studio, il team di Ioannidis ha raccolto dati genetici da oltre 800 indigeni viventi di diversi Paesi sudamericani, Messico e Polinesia, conducendo ampie analisi genetiche per trovare segnali di origine comune. Basandosi su segmenti tracciabili ed ereditabili di DNA, gli scienziati sono stati in grado di rintracciare le firme genetiche comuni del DNA dei nativi americani e dei polinesiani di centinaia di anni fa.
L’autore senior dello studio, Andrés Moreno-Estrada, a capo dei servizi genomici del Langebio, spiega a sua volta che «Il nostro laboratorio in Messico era molto interessato a comprendere la diversità genetica delle popolazioni in tutta l’America Latina e, più in generale, delle popolazioni sottorappresentate nella ricerca genomica. Attraverso questa ricerca, abbiamo voluto ricostruire le radici ancestrali che hanno plasmato la diversità di queste popolazioni e rispondere a domande profonde e di lunga data sul potenziale contatto tra nativi americani e dell’isole del Pacifico, collegando due delle regioni più sottovalutate del mondo«. ”
Prima che il nuovo studio portasse prove scientifiche, l’idea che i nativi americani e i polinesiani avessero incrociato le loro strade e destini aveva le sue fondamenta nella patata dolce, originariamente domesticata nell’America meridionale e centrale ma che, prima dell’arrivo degli europei nelle Americhe, cresceva già in un altro posto: l’Oceania con le sue innumerevoli isole, comprese quelle della Polinesia. Ioannidis aggiunge: «La patata dolce è originaria delle Americhe, ma si trova anche su isole a migliaia di miglia di distanza. Inoltre, la parola patata dolce nelle lingue polinesiane sembra essere correlata alla parola usata nelle lingue indigene americane nelle Ande».
Questa sovrapposizione culturale ha portato alcuni archeologi e storici a pensare che non solo i contatti tra due popoli separati dall’Oceano Pacifico fosse stato possibili, ma che, probabilmente, l’arrivo della patata dolce in Polinesia fosse il risultato del mescolarsi di polinesiani e amerindi. I ricercatori ritengono che i polinesiani siano sbarcati nell’attuale Colombia e Ioannidis dice che «E’ anche possibile, sebbene meno probabile a causa delle loro usanze di viaggio costiere, che una o due navi che trasportavano nativi americani avrebbero potuto salpare e andare in Polinesia».
Ma, senza prove scientifiche, l’idea del contatto e degli scambi era solo una congettura. In precedenza, altri team di ricercatori avevano cercato di risolvere il mistero analizzando la genetica della patata dolce, sperando di dimostrare che le patate domestiche dal Sud America e dalla Polinesia erano geneticamente la stessa cosa. Ma i loro sforzi per rintracciare i tuberi si sono rivelati inconcludenti perché le origini genetiche della patata dolce erano troppo complesse per indicare definitivamente una diffusione mediata dall’uomo. Altri studi hanno analizzato il DNA antico di ossa appartenenti a nativi americani e polinesiani. Tuttavia, i campioni di DNA antico, sono spesso degradati, quindi questi studi non sono stati in grado di fornire prove sufficienti che le due popolazioni si fossero incontrate in un momento nella storia.
Alla Stanford University spiegano che «Il team di Ioannidis ha adottato un approccio diverso, basato sui big data, analizzando il DNA di centinaia di indigeni della Polinesia, del Messico e del Sud America. Prima di raccogliere campioni o condurre analisi genetiche, i ricercatori hanno visitato le comunità per spiegare lo studio, valutare l’interesse per la partecipazione e chiedere il consenso. Gli scienziati hanno quindi raccolto campioni di saliva da 807 partecipanti in 17 isole polinesiane e 15 gruppi di nativi americani lungo la costa del Pacifico delle Americhe dal Messico al Cile, conducendo analisi genetiche per cercare frammenti di DNA caratteristici di ogni popolazione e segmenti che sono “Identici per discendenza”, nel senso che sono ereditati dallo stesso antenato molte generazioni fa». Ioannidis ora racconta che «Abbiamo trovato segmenti identici per discendenza degli antenati dei nativi americani in diverse isole polinesiane. Era la prova conclusiva che c’era stato un singolo evento di contatto condiviso». In altre parole, a un certo punto della storia polinesiani e nativi americani si sono incontrati e, durante quel periodo, persone appartenenti alle due culture si sono accoppiate e hanno avuto bambini con DNA sia di nativi americani che di polinesiani. Le analisi statistiche hanno confermato che «L’evento si è verificato nel Medioevo, intorno al 1200 d.C.» e Ioannidis fa notatare che è proprio «Il periodo in cui queste isole erano state originariamente abitate dai nativi polinesiani». Utilizzando metodi computazionali sviluppati nell’ambito della gtesi di laurea di Ioannidi, il team ha poi localizzato la fonte del DNA dei nativi americani nella moderna Colombia.
Ioannidis conclude: «Se si pensa a come viene raccontata la storia per questo periodo di tempo, è quasi sempre una storia di conquista europea e non si sente mai parlare di tutti gli altri. Penso che questo lavoro aiuti a mettere insieme quelle storie non raccontate e per me il fatto che questo possa essere portato alla luce attraverso la genetica è molto eccitante».
La storia umana, fatta di migrazioni e scambi, è stata molto più intrecciata, avventurosa e meticcia di quanto avessimo mai sospettato.