A che punto è l’impiego della geotermia nel mondo (e in Italia)
Negli ultimi cinque anni si è registrata una forte crescita in tutto il mondo ma non nel nostro Paese, dove comunque sono stati investiti 263 milioni di dollari per migliorare gli impianti geotermoelettrici esistenti soprattutto dal punto di vista ambientale
[10 Luglio 2020]
Il World geothermal congress, ovvero il più grande e più importante evento globale in ambito geotermico, era in programma quest’anno in Islanda ma è slittato alla primavera 2021 a causa della pandemia ancora in corso. Questo però non ha impedito la pubblicazione di alcuni documenti preparatori, tra i quali spiccano il rapporto aggiornato sulla produzione geotermoelettrica nel mondo e quello relativo agli usi diretti del calore geotermico, entrambi segnalati dall’Unione geotermica italiana (Ugi). Insieme, offrono un prezioso strumento per scattare una fotografia aggiornata al 2020 del mondo geotermico.
Negli ultimi cinque anni altrettanti Paesi sono entrati nel club dei produttori di elettricità da fonte geotermica: Belgio, Cile, Croazia, Honduras e Ungheria. Complessivamente, dunque, oggi sono 30 i Paesi in tutti i continenti ad avere sul proprio territorio impianti geotermoelettrici. In totale, nel 2020 hanno generato 95,098.40 GWh di elettricità grazie a una potenza installata che ha raggiunto quota 15,950.46 MWe: si tratta di un dato in crescita di 3,666.56 MWe dal 2015, con un incremento che sfiora il 30%, e che continuerà ancora. Le previsioni da qui a cinque anni riportano che, nel 2025, la potenza geotermica installata arriverà a 19,331.01 MWe.
All’interno di questo contesto molto dinamico, l’Italia – ovvero il Paese con la tradizione geotermica più antica al mondo, che in Toscana soddisfa il 30% circa della domanda di elettricità – soffre un lungo momento di stallo. La potenza installata nel 2015 ammontava a 916 MWe, la stessa del 2020, e per il 2025 si prevede solo +20 MWe, ovvero quelli previsti per la centrale geotermoelettrica Monterotondo 2, i cui lavori sono stati lanciati a fine 2016. I principali problemi messi a fuoco dal rapporto consistono nei bassi incentivi finora garantiti per lo sviluppo dell’attività geotermoelettrica, peraltro non ancora rinnovati nell’ambito del decreto Fer 2, e nell’opposizione rivolta da alcune comunità locali del monte Amiata – dove i serbatoi geotermici potrebbero essere ulteriormente coltivati – allo sviluppo di ulteriori impianti.
Nonostante queste difficoltà, il report documenta che negli ultimi cinque anni sempre in Italia sono stati investiti 263 milioni di dollari per migliorare gli impianti esistenti, in particolare per quanto riguarda l’abbattimento delle emissioni di gas incondensabili (ad oggi, ad esempio, tutti le centrali geotermolettriche toscane sono dotate di abbattitori Amis).
Spostando l’attenzione sugli impieghi diretti di calore geotermico, il report preparato per il World geothermal congress documenta 37 applicazioni diverse sul territorio nazionale, che spaziano dai sistemi di teleriscaldamento alla piscicoltura, dalle serre agricole alle terme. In Italia gli impieghi più rilevanti per gli usi diretti del calore geotermico riguardano il riscaldamento degli edifici (al quale si imputa il 42% dell’energia totale e il 52% della capacità installata) e gli usi termali (con entrambi i valori al 32%). L’area di principale utilizzo del calore geotermico è quella toscana, dove sono attivi numerosi sistemi di teleriscaldamento alimentati dal calore della terra.
Nel mondo però non è certo l’Italia il Paese dove sono più diffusi gli usi diretti del calore geotermico. Guadando ai MWt installati gli Stati leader sono Cina, Usa e Svezia, mentre mettendo il dato in rapporto alla popolazione residente spiccano Islanda, Svezia e Finlandia.
Globalmente sono le pompe geotermiche a rappresentare la tecnologia più impiegata per gli usi diretti del calore geotermico: a questo comparto viene attribuito il 71,6% della potenza installata e il 59,2% dell’energia prodotta. Nel contesto italiano, sono ampie le possibilità che restano da esplorare.
Il comparto risulta in forte crescita, con un aumento pari al 54% delle pompe di calore installate dal 2015 al 2020, ma tutti gli impieghi diretti dell’energia geotermica si sono dimostrati molto attrattivi: in questo lasso di tempo, ad esempio, la capacità installata per il riscaldamento degli edifici (comprensiva dei sistemi di teleriscaldamento) è cresciuta del 68%, quella dedicata al riscaldamento delle serre del 24%, mentre l’ambito dell’acquacoltura mostra un aumento del 36,5%.