Le piante in classe! Un progetto della Libera Università di Bolzano per il rientro a scuola post-Covid19
Piante “avatar” nelle scuole Pestalozzi di Bolzano e nella scuola media di Vipiteno
[10 Luglio 2020]
Se per il rientro a scuola post-Covid19 le barriere in plexiglas nelle classi ormai non sono più all’ordine del giorno, dalla Facoltà di scienze della formazione della Libera Università di Bolzano arriva una proposta alternativa per garantire il distanziamento e un ambiente più accogliente nelle aule arriva: «Una possibilità a basso costo e ad alto contenuto pedagogico che prevede l’impiego delle piante in classe come dispositivi naturali di benessere».
Oggi la professoressa Beate Weyland ha effettuato la prima simulazione nelle scuole elementari Pestalozzi di Bolzano, diretta da Heidi Niederkofler. Weyland, associata di Didattica nel campus di Bressanone, coordina PAD-LAB, un gruppo di ricerca interdisciplinare – tra pedagogia, architettura e design – impegnato nel processo di ripensamento degli spazi scolastici. Poi il test proseguirà con la scuola media di Vipiteno.
Dal 2015 i ricercatori del gruppo PAD-LAB hanno accompagnato più di 30 comunità scolastiche e amministrazioni comunali nella redazione di linee-guida pedagogiche e architettoniche per adattare spazi e didattiche alle nuove esigenze culturali e formative delle giovani generazioni. Nei mesi scorsi, a partire dal lockdown, le 10 comunità scolastiche che attualmente sono in convenzione di ricerca con la Libera Università di Bolzano sulla trasformazione di spazi e didattiche, si sono strette intorno al gruppo di ricerca per immaginare possibilità diverse di organizzazione degli spazi scolastici per il rientro a scuola.
All’università spiegano che «La proposta sulla quale stanno lavorando le scuole seguite dal gruppo di ricerca PAD-LAB riguarda l’idea di una “scuola domestica” e da organizzare in maniera tale da offrire a bambini e ragazzi al rientro un senso di accoglienza e di sicurezza genuino grazie anche l’utilizzo delle piante». La Weyland specifica che «Lo sforzo che stiamo facendo è quello di evitare un’accoglienza militaresca e ospedaliera, che può rischiare di mettere paura e di creare situazioni di ansia, totalmente ostili ai processi di apprendimento, osservando comunque le imposizioni di prevenzione contagio»,.
Le variabili che la docente e il suo gruppo di ricerca stanno esplorando sono tre: «il tema del comfort, per cui la scuola e le aule vengono considerate come ambienti “soggiorno” da riconfigurare con postazioni individuali e di piccoli gruppi a isole e riducendo al massimo il setting tradizionale delle batterie di banchi di fronte alla cattedra e alla lavagna; il tema dell’arte, invitando artisti locali a esporre quadri e opere d’arte nelle scuole, o incorniciando “ad arte” i disegni dei bambini per creare bellezza, senso di appartenenza e rapporto con il territorio e, infine, il tema della natura indoor».
La Weyland conclude: «Quello che vorremmo fare e che inizieremo a simulare nelle scuole Pestalozzi di Bolzano e nella scuola media di Vipiteno è l’inserimento di piante “avatar” a scuola, di cui ogni allievo sarà responsabile e che avrà modo di curare”, spiega, “queste piante offrono l’occasione di realizzare un distanziamento naturale e possono trasformarsi in strumenti di educazione alla cura e alla salvaguardia del nostro pianeta. Inoltre è stato provato scientificamente che la presenza di piante in un ambiente di apprendimento è benefica non solo per l’umidificazione e il ricambio dell’aria, ma anche perché favorisce l’attenzione e la concentrazione dei bambini».