Covid-19, la commissione Ecomafie sul rapporto tra inquinamento atmosferico e contagio
«Va ritenuto sufficientemente provato il rapporto tra inquinamento atmosferico elevato, pressione ambientale sulle popolazioni e suscettibilità maggiore all’infezione batterica o virale»
[6 Agosto 2020]
Il Senato ha approvato ieri la risoluzione sulla relazione della Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti sul Covid-19 (commissione Ecomafie), all’interno della quale – in seguito alle audizioni di Ispra e Iss – vengono affrontati anche i possibili legami tra inquinamento atmosferico e contagio tra coronavirus Sars-Cov-2, un tema ampiamente dibattuto (anche) su queste pagine nel corso degli scorsi mesi.
Dopo aver esaminato la relazione della Commissione, il Senato ha approvato una risoluzione che impegna il Governo come segue:
«A promuovere con decisione l’esame scientificamente fondato e assistito dall’attività dei soggetti pubblici con competenze tecniche e scientifiche – in primo luogo ISS e ISPRA/SNPA – dei temi sensibili della presenza di virus o materiale genetico di virus nelle acque reflue e del rapporto tra emergenza epidemiologica e inquinamento atmosferico; a partire dalle consapevolezze già acquisite: che l’analisi delle acque reflue è utile alla ricerca epidemiologica; che lo stato della depurazione delle acque in Italia suscita preoccupazione, in molti territori, nelle condizioni ordinarie; che l’ipotesi secondo cui il particolato possa essere un carrier di particelle virali è da verificare, ma va ritenuto sufficientemente provato il rapporto tra inquinamento atmosferico elevato, pressione ambientale sulle popolazioni e suscettibilità maggiore all’infezione batterica o virale, in particolare derivante da patologie croniche legate ad elevata concentrazione di particolato».
Al proposito è utile ricordare che, per arrivare a conclusioni più robuste, Iss, Ispra e Snpa hanno avviato uno studio epidemiologico nazionale per capire quali siano effettivamente i legami tra inquinamento atmosferico e Covid-19, e con quali nessi causali.
Di seguito, invece, riportiamo integralmente il contenuto del paragrafo “Il possibile rapporto tra inquinamento atmosferico e contagio” inserito dalla commissione Ecomafie nella propria relazione:
«Il tema è stato affrontato nell’audizione ISPRA del 7 maggio 2020 e in quella dell’Istituto superiore di sanità del 12 maggio 2020. Secondo gli auditi sono state rese note delle ipotetiche correlazioni tra la diffusione o la concentrazione di particolato e la possibilità del virus di diffondersi, e sulla correlazione tra inquinamento e diffusione del contagio sono usciti dei preprint e degli articoli che hanno suscitato allarme.
L’affermazione che il particolato possa essere un carrier di particelle virali non poggia su adeguata sperimentazione ma è un’ipotesi da verificare. Invece va ritenuto sufficientemente provato il rapporto tra inquinamento atmosferico elevato, pressione ambientale sulle popolazioni e suscettibilità maggiore all’infezione batterica o virale; in particolare derivante dalle patologie croniche legate ad elevata concentrazione di particolato. L’Istituto superiore di sanità ha riferito dell’avvio di studi che mirano a confrontare i dati di diffusione dell’infezione con i dati di diffusione del particolato in varie aree, per capire se c’è effettivamente una correlazione (1). Sul rapporto tra inquinamento atmosferico e contagio è altresì in corso un articolato progetto scientifico di ISPRA in collaborazione con ISS, ENEA e tutte le ARPA, con una pluralità obiettivi.
Vi sono poi suggestioni sull’effetto del lockdown da tradurre in elaborazione scientifica: in particolare mediante elaborazioni di dati sulla caratterizzazione del particolato e sulle concentrazioni di gas serra e CO2. Si tratta di materia meritevole di sviluppo sotto i due profili accennati: la possibilità che il particolato possa essere un carrier di particelle virali; il rapporto tra inquinamento atmosferico elevato e suscettibilità delle popolazioni all’infezione.
A un adeguato approfondimento scientifico, che peraltro si può già valere di elementi a supporto (2), dovranno seguire valutazioni causali dotate di elevato grado di probabilità e conseguenti decisioni politiche orientate alla tutela dell’ambiente e della salute».
(1) Anche con un adeguato incrocio con i vari studi di sieroprevalenza, il cui disegno, come ha riferito l’Istituto nelle audizioni in Commissione, può risultare difficoltoso poiché vi è differenza tra alcune zone dove il virus ha circolato in maniera intensa e zone o regioni dove la circolazione è stata più contenuta.
(2) È stata trasmessa alla Commissione da parte di ISDE Italia-Associazione medici per l’ambiente un’articolata nota su « Eventuale interazione tra il Virus Covid-19 e le principali matrici ambientali, con particolare riferimento all’inquinamento atmosferico » (acquisito come Doc. n. 613/1-2) che affronta in maniera articolata e documentata l’argomento, a partire dalla questione generale dell’effetto delle alterazioni dell’equilibrio ambientale, passando al rapporto tra effetti – diretti e indiretti – della crisi climatica ed epidemia (o epidemie, considerata la relazione generale tra uomo, ambiente e microrganismi), per poi svolgere considerazioni su modalità di trasmissione di SARS-CoV-2 e inquinamento atmosferico, con riferimenti a letteratura italiana e internazionale.