Club di Roma e Global footprint network hanno un piano
Earth overshoot day, come non buttare i “vantaggi” della pandemia
Il Covid-19 ha dato respiro anche alla pressione dell’impronta ecologica dell’uomo sul Pianeta. Rispetto allo scorso anno è stato “guadagnato” quasi un mese
[20 Agosto 2020]
Come era facilmente immaginabile, il Covid-19 ha dato respiro anche alla pressione dell’impronta ecologica dell’uomo sul Pianeta. Rispetto allo scorso anno è stato “guadagnato” quasi un mese. Sarà quindi il 22 agosto la data dell’Earth overshoot day. E per l’occasione il Piano di emergenza planetario 2.0 (presentato all’Onu nel 2019 e redatto dal Club di Roma e dal Global footprint network) è stato aggiornato proprio per includere approfondimenti sulla pandemia che dimostra che siamo inequivocabilmente nel mezzo di un’emergenza planetaria.
Il piano prevede dieci impegni per proteggere i beni comuni e i beni pubblici globali, nonché dieci azioni di trasformazione essenziali per guidare il cambiamento dei sistemi e stabilizzare la terra.
Covid-19, si legge nella premessa del piano, “ha messo a nudo le nostre vulnerabilità e ha rafforzato le ragioni dell’emergenza di agire. Viviamo in un mondo sempre più turbolento con pressioni in aumento sulle persone e sul pianeta che innescano shock estremi, come focolai di malattie, siccità, inondazioni e ondate di caldo. Stiamo vivendo oltre la capacità di carico del pianeta, mettendo i sistemi umani in rotta di collisione con sistemi naturali di cui facciamo parte”.
Covid-19, aggiungono gli autori del report, “è solo una pandemia in una serie di crescenti focolai di malattie infettive nel corso del decenni passati, che vanno da Ebola e Sars, all’influenza aviaria. Tutte sono state causate dalla diffusione del virus dalla fauna selvatica e dagli animali domestici all’uomo, probabilmente innescata dal degrado umano degli ecosistemi naturali e rafforzato da tanti viaggi globali, dal commercio di fauna selvatica e dalla densità della popolazione. La ripresa dalla pandemia ci offre un momento di trasformazione in un momento critico per la nostra specie”.
Che fare? “Ricostruiamo un mondo più resiliente in grado di far fronte a shock inevitabili.” E dobbiamo farlo fin da subito: il 2020 segna l’inizio della più rapida trasformazione economica della storia. Insieme dobbiamo fare del 2020 l’inizio di un decennio d’azione di successo. Realizzare i nostri obiettivi dell’accordo di Parigi e prepararci per future pandemie, dobbiamo riprogettare i nostri governi, i sistemi economici e finanziari al servizio delle persone e del pianeta.
Tra gli impegni va segnalato senz’altro quello di “introdurre strumenti politici e strumenti finanziari simile a un “Fondo per una transizione giusta” entro la fine del 2020 per sostenere le comunità dipendenti dai beni comuni – tra cui agricoltori locali silvicoltori – e migliorare la resilienza alle future pandemie e passare a un’agricoltura rigenerativa, sostenibile e altre pratiche di uso sostenibile del suolo. Oppure “Dichiarare entro il 2030 gli ecosistemi critici come beni comuni e aree protette – essenziali per il funzionamento di un pianeta stabile e attraverso un regime di amministrazione e responsabilità di tutti da gestire in modo sostenibile”. E ancora firmare una moratoria sull’esplorazione e lo sfruttamento di petrolio e gas artici.
Mentre tra le dieci azioni da fare per la transizione, segnaliamo l’introduzione di indicatori di progresso economico che includano quelli socio-ecologici, la salute umana e il benessere entro il 2030; il raddoppio della capacità eolica e solare ogni quattro anni triplicando gli investimenti annuali e allocare almeno l’1% del Pil mondiale; creare meccanismi legali e di finanziamento che consento di garantire i propri diritti a tutte le comunità indigene.
Verrebbe da dire un progetto molto ambizioso, anche se il punto interrogativo cruciale rimane quello di sempre: occorre urgentemente il supporto politico per andare avanti. Per usare un vecchio slogan, se non ora, quando?