Manca il carburante nello Yemen dilaniato dalla guerra
Situazione sempre più insostenibile sia nel nord controllato dagli houthi sciiti che nel sud sotto controllo saudita
[31 Agosto 2020]
L’inviato speciale del Segretario generale dell’Onu per lo Yemen, Martin Griffiths, si è detto «profondamente preoccupato per le gravi carenze di carburante nelle aree controllate da Ansar-Allah», le forze sciite che governano il nord dello Yemen.
Griffiths ha sottolineato che «La carenza di carburante ha conseguenze umanitarie devastanti e diffuse per la popolazione civile. La vita in Yemen è già abbastanza spietata senza costringere gli yemeniti a lottare ancora più duramente per i loro bisogni quotidiani che sono legati al carburante come l’acqua pulita, l’elettricità e i trasporti. Deve essere garantito il flusso delle importazioni commerciali essenziali, compresi cibo, carburante e forniture mediche, e la loro distribuzione alla popolazione civile in tutto il Paese. Abbiamo in corso colloqui dettagliati con entrambe le parti per raggiungere una soluzione che garantisca il soddisfacimento delle priorità critiche e urgenti di garantire la capacità degli yemeniti di ricevere i derivati del carburante e del petrolio di cui hanno bisogno attraverso il porto di Hudaydah, e l’utilizzo delle entrate associate per pagare gli stipendi dei dipendenti del settore pubblico. Esorto le Parti a impegnarsi in modo costruttivo, urgente, in buona fede e senza precondizioni con gli sforzi del mio Ufficio a tale riguardo».
Dopo le gravi carenze di carburante nell’autunno del 2019, l’Ufficio dell’inviato speciale dell’Onu aveva facilitato l’accordo delle parti in base agli accordi temporanei nel novembre 2019 che, dal novembre 2019 all’aprile 2020, hanno consentito l’attracco nel porto di Hudaydah di circa 72 navi che trasportavano oltre 1,3 milioni di tonnellate di carburante. Il governo dello Yemen – quello riconosciuto dalla comunità internazionale e sostenuto militarmente dalla coalizione sciita guidata dall’Arabia sauduta – ha rilasciato autorizzazioni per l’ingresso di diverse navi di trasporto carburante attraverso il porto di Hudaydah anche dopo la sospensione degli accordi temporanei. Pewr Griffiths «Questo è un passo nella giusta direzione; Tuttavia, sono necessarie ulteriori azioni per soddisfare le esigenze della popolazione e per garantire il suo accesso al carburante».
Ma se nel nord dello Yemen governato dagli houthi sciiti le cose vanno male non è che nel sud Yemen occupato e diviso tra sauditi, emiratini, “indipendentisti” e Al Qaeda le cose vadano meglio: una nuova analisi Integrated Phase Classification (IPC) realizzata dal World food program (Wfp), Unicef e Fao che avverte che «Shock economici, conflitti, inondazioni, locuste e COVID-19 potrebbe invertire i progressi nella sicurezza alimentare nello Yemen«.
Il rapporto, che analizza la situazione di 7,9 milioni di persone in 133 distretti nei governatorati meridionali dello Yemen, prevede «Un aumento allarmante del numero di persone che affrontano alti livelli di insicurezza alimentare acuta (IPC Fase 3 e IPC Fase 4), da 2 milioni (25 per cento della popolazione) a 3,2 milioni (40% della popolazione) nei prossimi sei mesi, anche se vengono mantenuti i livelli esistenti di assistenza alimentare. Ciò annullerebbe i miglioramenti apportati dall’analisi IPC 2018/2019, quando più di mezzo milione di persone sono passate al di sotto della fase 3 dell’IPC».
L’insicurezza alimentare è elevata nelle aree dove si combatte con conseguenti restrizioni di accesso per l’assistenza alimentare umanitaria e ai mercati e dove ci sono continui spostamenti di popolazione. In termini di gravità, i 16 distretti più colpiti, in IPC Fase 4 (Emergenza), si trovano in 8 governatorati: Al Dhale’e (3), Marib (3), Al Bayda (2), Shabwah (2), Abyan (2), Taizz (2), Al Jawf (1) e Hadramaut (1). In termini di grandezza, i governatorati con il maggior numero di persone in crisi o peggio (IPC Fase 3+) sono Taizz (590.000), Lahj (487.500) e Hadramaut (465.500). L’aumento delle persone nella Fase 3 (Crisi) dell’IPC e superiori si concentra nei 6 governatorati: Abyan, Aden, Al Dhale’e, Hadramaut, Lahj e Taizz, dove è previsto l’83% dell’aumento.
L’analisi propone raccomandazioni per un’azione urgente, compresa un’assistenza alimentare continua e senza ostacoli; proteggere i mezzi di sussistenza delle popolazioni più a rischio; sostenere il ripristino delle infrastrutture idriche danneggiate dalle alluvioni; promuovere buone pratiche nutrizionali; rafforzamento dell’allerta precoce e del monitoraggio generale della sicurezza alimentare.
Lise Grande, coordinatrice umanitaria Onu per lo Yemen, ha concluso: «L’IPC ci sta dicendo che lo Yemen è di nuovo sull’orlo di una grave crisi di sicurezza alimentare. Diciotto mesi fa, quando abbiamo dovuto affrontare una situazione simile, siamo stati generosamente finanziati. Abbiamo utilizzato le risorse che ci erano state affidate per un’assistenza su larga scala e in modo saggio nei distretti dove le persone erano le più affamate e più a rischio. Il risultato è stato straordinario. Abbiamo prevenuto la carestia. A meno che non riceviamo i finanziamenti di cui abbiamo bisogno ora, questa volta non saremo in grado di fare lo stesso».