Oggi è la Giornata internazionale della consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari
Che spreco, lo spreco alimentare: ecco il suo identikit
Stella Kyriakides, commissario Ue: "Si stima che il 20% di tutto il cibo che produciamo vada perso o sprecato"
[29 Settembre 2020]
Che spreco lo spreco, e quello alimentare ancora di più. Miliardi di euro e di tonnellate di prodotti gettati al vento, che gridano vendetta e contro i quali si svolge oggi per la prima volta la Giornata internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari. Perché per combattere un “nemico” bisogna conoscerlo. Ed ecco il suo identikit: 1,3 miliardi di tonnellate di perdite e sprechi alimentari ogni anno a livello globale, che fanno ottenere a loro volta 4,4 miliardi di tonnellate di CO2 emessa nell’atmosfera e un consumo di acqua pari a 170 miliardi di metri cubi, mentre allo stesso tempo 820 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di denutrizione.
Per avere un dato di raffronto, alcuni anni fa Andrea Segré ci rivelo che solo in Italia gettiamo 8,7 miliardi di euro all’anno. Numeri che però vanno saputi utilizzare per bene, perché il rischio è concentrarsi sullo spreco, ovvero a valle, e non a monte, ovvero sul come prevenirlo e non solo come gestirlo. Perché una corretta gestione delle derrate alimentari e del cibo prodotto, porta anche a numeri importanti di riduzione di produzione di CO2, come ha ben spiegato l’ultimo rapporto Unep sul tema pubblicato ad inizio mese.
Antonio Parenti, capo della rappresentanza in Italia della Commissione europea, dichiara, presenta così l’evento: “La prima giornata internazionale istituita dall’Onu per combattere lo spreco alimentare è un momento importantissimo per capire e riflettere sui nostri comportamenti individuali e sulla responsabilità delle istituzioni per favorire un’economia sostenibile e circolare. L’Unione europea ha messo l’ambiente e la lotta all’inquinamento al centro della sua strategia di ripartenza economica e sociale e questa giornata è un passo in quella direzione”.
Andrea Segrè, professore ordinario di politica agraria internazionale all’Università di Bologna, fondatore Last Minute Market e campagna Spreco Zero, ha aggiunto: “In Italia è ultraventennale il nostro impegno di ricerca per trovare soluzioni concrete in tema di spreco alimentare come elemento determinante per lo sviluppo sostenibile del pianeta: prima con l’intuizione e avvio del format Last Minute Market, poi attraverso una campagna pubblica di sensibilizzazione, Spreco Zero, che ha contribuito a incidere positivamente nei comportamenti dei cittadini, delle istituzioni, degli stakeholders nella filiera alimentare, sino a innescare l’inversione di tendenza nello spreco alimentare domestico, emersa proprio nel 2020 dal Rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher. Per questo siamo felici che le Nazioni Unite abbiano deciso di dedicare una Giornata internazionale al tema delle perdite e degli sprechi alimentari, che impattano a tutti i livelli: l’occasione di riscatto per imprimere alla nostra società un modello di sviluppo più sostenibile e circolare”.
Per il Commissario Ue per la salute e la sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, le cifre “parlano da sole: nell’Ue si stima che il 20% di tutto il cibo che produciamo vada perso o sprecato, ma allo stesso tempo 33 milioni di persone non possono permettersi un pasto di qualità ogni due giorni. Non ci sono scuse per lo spreco di cibo. Lascia i cittadini più vulnerabili esposti. È dannoso per l’ambiente. E ha un enorme costo economico. Il cibo in eccesso dovrebbe nutrire le persone che ne hanno bisogno, non andare nella spazzatura”.
Insomma, una situazione che va assolutamente riequilibrata, anche al netto che si tratta pur sempre di stime e che i numeri possono essere diverse e non necessariamente in peggio. Tant’è che secondo l’indagine sullo spreco alimentare dell’Osservatorio Waste Watcher/SWG di pochi mesi fa «per la prima volta i dati monitorati nelle case degli italiani registrano un calo di circa il 25%». Si tratta comunque di qualcosa come 6,5 miliardi di euro l’anno, che finiscono (letteralmente) nel cestino.