Dopo le inondazioni, in Sud Sudan livelli di fame catastrofici
Le piogge torrenziali hanno lasciato centinaia di migliaia di senzatetto e gonfiato i campi profughi di chi era fuggito dalla guerra civile
[30 Settembre 2020]
Il World food programme (Wpf) ha lanciato un nuovo terribile allarme su quanto sta accadendo in Sud Sudan, lo Stato più giovane dell’africa che non ha ancora trovato la pace. , Circa 700.000 persone sono in gravissime difficoltà dopo che una serie di alluvioni hanno colpito tutto il Paese, paese, sommergendo centri abitati, coltivazioni e bestiame.
Matthew Hollingworth, direttore del Wfp in Sud Sudan ha sottolineato che «Più di 36 contee del Paese sono sott’acqua, le alluvioni hanno sommerso interi villaggi, case, fattorie, uccidendo il bestiame e mettendo fine ai mezzi di sussistenza».
La situazione sembra particolarmente grave negli Stati di Jonglei e Unity, dove sono stati sommersi centri sanitari e abitazioni, molte comunità sono isolate e gli animali «giacciono morti nei campi». Le scuole che avrebbero dovuto aprire la prossima settimana «sono piene di senzatetto». Secondo Hollingworth, «L’inondazione è probabilmente la peggiore degli ultimi 60 anni, Le piogge di quest’anno sono iniziate prima che le acque alluvionali dell’anno scorso si fossero ritirate completamente».
Il Wfp dice che circa 5,5 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria, la metà della popolazione totale del Sud Sudan.
L’alluvione del 2019 era già stato «senza precedenti» e aveva portato a una forte estensione delle zone umide dei bacini del Sobat e del Nilo, per Hollingworth «La crisi di quest’anno sarà probabilmente ancora più grave, poiché il picco della stagione delle inondazioni sarà ancora più avanti».
I raccolti siano andati persi nello Stato di Jonglei, il più colpito del Sud Sudan, dove 85.000 persone sono state sfollate a causa dell’innalzamento delle acque e circa 230.000 persone hanno subito inondazioni più di una volta.
Hollingworth spiega ancora «Come ho detto, abbiamo visto i raccolti decimati nello Stato di Jonglei … e quest’anno il 45% di tutta la terra coltivata a cereali e sorgo – il cardine della dieta – è andato perduto. Questo si aggiunge a ciò che abbiamo visto l’anno scorso, che è stato molto simile. Questa crisi delle inondazioni si sta sommando a una situazione di fame molto triste nello Jonglei, dove già quest’anno 1,4 milioni di persone soffrivano di una fame acuta e grave, oltre a 300.000 bambini sotto i cinque anni che sono gravemente malnutriti».
Un aggravamento della situazione che si va ad aggiungere alle sfide che la popolazione del Sud Sudan deve affrontare: anni di guerra civile, conflitti intercomunitari, lotte politiche intestine e corruzione che hanno reso il Paese ancora più vulnerabile ai disastri naturali provocati dai cambiamenti climatici.
Hollingworth ricorda che, prima delle piogge di quest’anno, la guerra civile ha colpito duramente gli Stati di Jonglei, Unity e Lake, insieme alla Greater Pibor Administrative Area, «Tutto questo si è aggiunto alla crisi attuale impedendo agli operatori umanitari di consegnare scorte alimentari in quelle aree mentre erano ancora accessibili».
Per aiutare «mezzo milione di persone in più di quanto faremmo normalmente», il Wfp ha chiesto 58 milioni di dollari per l’assistenza vitale in Sud Sudan per i prossimi sei mesi, una cifra che servirà finanziare gli aerei e le imbarcazioni necessari a portare assistenza nelle aree completamente isolate dalle alluvioni, comprese le comunità i cui raccolti sono stati distrutti dalle inondazioni.
Hollingworth conclude: «Poiché il paese continua a compiere progressi graduali nell’attuazione dell’accordo di pace del 2018Per prevenire ulteriori tensioni e il loro riacutizzarsi, è di fondamentale importanza fornire supporto alle comunità ospitanti che hanno dovuto far fronte agli sfollati a causa di inondazioni o violenze. Dato che il bestiame si sposta in aree in cui precedentemente non veniva portato al pascolo, visto che le persone vengono spostate in aree in cui non ci sono necessariamente risorse sufficienti per prendersi cura di loro e della comunità residente; tutto questo può generare problemi futuri. A lungo termine, sarà anche importante essere in grado di incoraggiare le persone a tornare a casa e ai loro mezzi di sussistenza. Abbiamo assistito a disastri naturali, abbiamo assistito a conflitti che costringono le persone a sfollare, questa è la situazione in cui ci troviamo adesso. Dobbiamo ancora recuperare i dati per confermare quanto sarà grave, ma penso che tutti dobbiamo prepararci a fare tutto ciò che è in nostro potere per evitare la carestia e per evitare i livelli di fame – la fame catastrofica – che abbiamo tristemente visto in passato in questo Paese».