Oggi il vertice tra ministra De Micheli, gli enti locali e le aziende di settore
Trasporto pubblico e rischio Covid, da Legambiente le proposte per una mobilità sostenibile
Per gli ambientalisti il «rischio a cui si va incontro, unito a questa seconda ondata della pandemia, è quello di avere città sempre più congestionate da traffico e smog»
[14 Ottobre 2020]
La seconda ondata dell’epidemia da Covid-19 sta mettendo in crisi (anche) il trasporto pubblico locale, che rischia di trasformarsi in un innesco per nuovi focolai. Un servizio pubblico indispensabile, storicamente sotto finanziato e dunque con scarse possibilità di resilienza, è stretto oggi nella morsa di un paradosso: rappresenta un elemento fondamentale per la riduzione dell’inquinamento atmosferico, che si sta confermando un fattore di rischio per l’epidemia da Covid-19, ma se non sarà messo in condizione di dispiegare le proprie potenzialità l’alternativa per gli utenti è rischiare il contagio oppure – per chi può – darsi ai mezzi privati con il conseguente aumento dello smog.
Parte da qui la proposta e l’appello che Legambiente lancia al Governo e alla ministra dei trasporti Paola De Micheli, che oggi incontrerà le associazioni rappresentative delle aziende del trasporto pubblico locale, i rappresentanti della Conferenza delle Regioni, di Anci e di Upi per un confronto sulle misure di contenimento dei contagi sui mezzi pubblici, oggi con un limite di capienza all’80%.
«Il braccio di ferro in corso sul nodo trasporti – dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – dimostra purtroppo che si è arrivati impreparati sul ripensare la mobilità sostenibile in città al tempo del Covid-19. Durante il periodo estivo si sarebbero dovute definire misure e azioni da mettere in campo in vista della riapertura degli uffici e la ripresa della scuola, ma alle parole non seguiti i fatti. Ora bisogna correre per recuperare il tempo perso».
Lo sforzo necessario, secondo il Cigno verde, è quello di garantire mezzi più pubblici più sicuri, ma soprattutto rafforzare gli spostamenti ciclabili e l’intermobilità nelle città italiane potenziando l’offerta di sharing mobility a emissioni zero – auto soprattutto elettriche, bici, e-bike, scooter elettrici e monopattini – attraverso accordi con le imprese per avere più mezzi in città e in più quartieri, incluse le periferie, a costi molto più contenuti. Peraltro – sottolineano gli ambientalisti – le linee sulle quali si sono registrate le maggiori lamentele legate all’affollamento e all’assembramento sono quelle indicate nel dossier Pendolaria come le peggiori d’Italia (Roma nord – Viterbo, l’ex circumvesuviana, la Roma Ostia-Lido, etc).
Gli stanziamenti sulle ciclabili arrivati negli ultimi mesi sono un primo passo importante, ma da soli non bastano. «Le città italiane non devono aver paura di sperimentare nuove ricette green sostenibili, come abbiamo scritto – aggiunge Zanchini – nella lettera sulla mobilità post Covid-19 inviata ai sindaci e nel pacchetto di proposte per la Fase 2 che abbiamo presentato nei mesi scorsi. Al governo chiediamo che gli investimenti previsti nei Piani della mobilità sostenibile (Pums) delle città italiane diventino una priorità del Recovery Plan italiano, realizzando subito nuove piste ciclabili, aprendo i cantieri di linee metropolitane e tram, rafforzando l’offerta di sharing mobility a emissioni zero».
Qualche esempio? Per l’associazione ambientalista è importante intervenire al più presto sul fronte spostamenti/percorsi casa-scuola. Per questo Legambiente chiede alle amministrazioni locali di sostenere pedibus e bicibus, di istituire zone scolastiche davanti a ogni scuola, di pianificare itinerari casa-scuola per favorire la mobilità, ciclistica/micromobilità, di spingere verso l’adozione dei mobility manager scolastici come già previsto dalla legge 221 del 28 dicembre 2015, tuttora ampiamente ignorata, e di attrezzare tutte le scuole con rastrelliere e consentire il parcheggio interno dove possibile per poter parcheggiare in sicurezza le biciclette.
Perché senza un’adeguata attenzione al trasporto pubblico locale e alle altre forme di mobilità alternativa, il «rischio a cui si va incontro, unito a questa seconda ondata della pandemia, è quello – concludono da Legambiente – di avere città sempre più congestionate da traffico e smog a causa dell’impossibilità di offrire ai cittadini un’alternativa sostenibile».