La Bolivia ha sconfitto il golpe del litio con la democrazia
Trionfa al primo turno Luis Arce del MAS. «E’ l'eroica vittoria della Bolivia profonda, vera e immortale»
[20 Ottobre 2020]
In Bolivia il Movimiento Al Socialismo (MAS) ha vinto le elezioni presidenziali 2020 con un impressionante 52,4% dei voti. Il nuovo presidente Luis Arce ha dato un distacco di oltre 20 punti al candidato dell’alleanza di destra Comunidad Ciudadana (CC), Carlos Mesa, che si è fermato al 31,5%, seguito da Luis Fernando Camacho de Creemos con il 14,1%. Il MAS ha anche la maggioranza assoluta nelle due Camere del Parlamento boliviano.
La maggioranza assoluta dei 7,3 milioni di boliviani che sono andati a votare hanno quindi respinto il “golpe del litio”, di palazzo e militare, che meno di un anno fa defenestrò – con la complicità dell’Organizzazione degli Stati americani e delle cancellerie statunitense ed europee – l’ex presidente Evo Morales accusato di aver truccato le elezioni – che aveva vinto con oltre il 40% – per evitare di andare al secondo turno con il candidato della destra.
Cosa è successo domenica in Bolivia lo spiega bene la senatrice del MAS Adriana Salvatierra: «Questo risultato fa crollare la presunta frode elettorale nel 2019 e conferma la tesi di un colpo di stato contro l’amministrazione dell’ex presidente Evo Morales. Questo è un atto di coraggio, c’erano cose che andavano bene nel governo del MAS. Oggi la grande sfida è dirigere una pubblica amministrazione obbedendo alla volontà popolare, ma correggendo ciò che i cittadini ci hanno fatto notare». Infatti la vittoria al primo turno di Arce non è solo un avvertimento e un potente schiaffo in faccia alla destra golpista, ma anche al MAS perché non utilizzi la sua forza e la sua presa tra la popolazione indigena, la classe operaia e i più poveri per cercare di forzare la Costituzione come aveva fatto Morales cercando di ottenere la quarta rielezione di fila.
La vittoria di Arce è stata evidente fin dal primo conteggio rapido dei voti, con punte di oltre il 70% nei distretti occidentali del Paese a maggioranza india, e nel suo primo discorso il neo-presidente ha subito detto che «Grazie al popolo abbiamo recuperato la democrazia. La prima cosa che vogliamo fare, una volta conosciuti i risultati, è ringraziare il popolo boliviano. Oggi tutti i boliviani hanno compiuto passi importanti, abbiamo ritrovato democrazia e speranza».
Arce ha confermato quanto detto durante tutta la sua campagna elettorale: il suo governo lavorerà per tutti i boliviani, senza odio, per superare la crisi prodotta negli ultimi 11 mesi da una destra golpista e litigiosa che ha gestito in maniera catastrofica la crisi del Covid-19 e che ha mostrato tutto il suo razzismo contro la popolazione indigena, usando la repressione come arma politica.
Arce non sarà come Morales – al quale deve molto – e non vuole esserlo e infatti ha detto che «Reindirizzeremo il nostro processo di cambiamento senza odio e imparando e superando i nostri errori come MAS, dobbiamo ringraziare tutti i nostri militanti». Poi ha annunciato che cercherà di formare «un governo di unità nazionale per il bene dell’intera popolazione che, per 11 mesi, è stata immersa in una crisi sanitaria ed economica». E riferendosi a sé stesso e al popolarissimo vicepresidente indio David Choquehuanca, ha aggiunto: «Abbiamo l’obbligo di lavorare per rispondere a tutte quelle aspettative e speranze che il popolo boliviano ripone in questi due umili servitori». Arce ha ringraziato l’intero team della campagna elettorale e «Le organizzazioni sociali che sono state ferme nella lotta nonostante le difficoltà e le aggressioni subite durante il processo pre-elettorale E la comunità internazionale per il monitoraggio e l’accompagnamento del processo elettorale».
Affiancato da Choquehuanca e dai leader delle organizzazioni sociali che fanno parte dell’Instrumento Político por la Soberanía de los Pueblos, il neo-presidente boliviano ha rilanciato il suo slogan elettorale: “para el pueblo lo que es del pueblo”, “per il popolo quel che appartiene al popolo” e per il MAS le risorse naturali e minerarie della Bolivia appartengono al popolo e non alle multinazionali che avevano già fatto accordi e affari con i golpisti.
E, non a caso, il primo impegno di Arce è stato per i poveri: ha subito dichiarato in conferenza stampa che pagherà il Bono contra el Hambre. Il bonus contro la fame: «Lo abbiamo detto nella nostra campagna elettorale, la prima cosa che faremo è pagare il Bono contra el Hambre che è approvato dall’Assemblea, l’Esecutivo non l’ha fatto, il finanziamento è assicurato, è stato un capriccio non averlo fatto». I beneficiari saranno i boliviani maggiorenni che risiedevano nel Paese fino al 16 settembre 2020 e coloro che appartengono a gruppi di donne che attualmente percepiscono il Bono Juana Azurduy e le persone con disabilità visuale che ricevo il Bono de Indigencia.
Arce ha anche confermato che tra le misure fondamentali che applicherà non appena entrerà in carica ci sarà il rafforzamento della domanda interna: «E’ una questione centrale. Per il nostro modello, è importante rafforzare la domanda interna attraverso bonus e trasferimenti. Allo stesso tempo, inizieremo a ricostruire la produzione, che è stata influenzata dalle misure che (l’attuale governo) ha preso. Saremo in linea con quanto abbiamo proposto al Paese».
Non è il linguaggio pittoresco e immaginifico – a volte incendiario – di Morales, ma il pragmatismo di Arce sembra piacere molto alla potente Central Obrera Boliviana che ha detto che «Il popolo ha detto sì alla democrazia e al recupero della nostra identità e cultura. Ci congratuliamo con la popolazione che non ha ceduto alla provocazione e alla violenza».
Un buon segnale è che Carlos Mesa, il candidato di Comunidad Ciudadana, abbia subito riconosciuto la disfatta e abbia detto che capeggerà l’opposizione. Altrettanto ha fatto l’odiatissima presidenta golpista Jeanine Áñez che si è complimentata con Arce e Choquehuanca chiedendo loro di fare quel che non ha fatto lei: «governare pensando alla Bolivia e alla democrazia».
Esulta l’ex presidente Evo Morales che, dal suo temporaneo esilio, sottolinea che «Il grande trionfo del popolo è storico, inedito e unico al mondo: a un anno dal golpe, recuperiamo il potere politico democraticamente con la coscienza e la pazienza del popolo. Siamo la Revolución Democrática y Cultural per la trasformazione nazionale. Siamo tornati in milioni».
Per l’ex vicepresidente della Bolivia, Alvaro Garcia Linera, il voto «E’ un nuovo trionfo democratico del popolo semplice e lavoratore della Bolivia. Che ha sconfitto il colpo di stato, i massacri e le persecuzioni. Questo ha sconfitto il fascismo coloniale delle “Pititas”. Ha sconfitto il disprezzo e la discriminazione delle élite in decadenza. E’ l’eroica vittoria della Bolivia profonda, vera e immortale». Le “Pititas” – pezzi di corda – è il nome che si dette il movimento che scese in piazza per appoggiare il golpe istituzionale contro Morales e Linera, scontrandosi con i militanti del MAS e accelerando l’intervento dell’esercito che costrinse i due all’esilio.
Festeggia tutta la sinistra sudamericana, quella al governo e quella all’opposizione che vede nel trionfo del MAS in Bolivia già il nuovo segnale di una prossima crisi di una destra sudamericana che non è riuscita a gestire la crisi del Covid-19 e l’aumento della povertà.
L’ex presidente brasiliano Lula si congratula con il popolo boliviano che è tornato alla democrazia e a «un cammino di sviluppo nell’inclusione e nella sovranità».
Secondo il presidente dell’Argentina Alberto Ángel Fernández, «La vittoria del MAS in Bolivia non è solo una buona notizia per chi difende la democrazia in America Latina, è. anche, un atto di giustizia di fronte all’aggressione che ha subito il popolo boliviano».
Al MAS arrivano anche i complimenti – non graditi a tutti – del presidente del Venezuela Nicolas Maduro: «Grande vittoria! Il popolo boliviano unito e cosciente ha sconfitto con il voto il colpo di stato contro il nostro fratello Evo. Felicitazioni al presidente eletto Luis Arce, al vicepresidente David Choquehuanca e al nostr Jefe indio del Sud. Evo es pueblo. Jallalla Bolivia!».
Dal Cile, dove la polizia ha ammazzato un altro ragazzo durante una manifestazione, il Partido Comunista de Chile ha inviato le sue congratulazioni «al fratello popolo boliviano di fronte alla contundente vittoria elettorale ottenuta dal Movimiento Al Socialismo domenica 18 ottobre. Ci felicitiamo con il presidente eletto dell’Estado Plurinacional de Bolivia, Luis Arce e con il vicepresidente David Choquehuanca; salutiamo in maniera speciale il compagno Evo Morales Ayma, che ha dovuto far fronte alla rivolta imperialista che negli ultimi dodici mesi si è concentrata su di lui, nonostante abbia tenuto alte le bandiere del processo storico da lui guidato. Questa vittoria riafferma e dà nuovo impulso alla lotta del popolo boliviano per riprendere la via della democrazia e della giustizia sociale, interrotta solo temporaneamente dal colpo di stato; ratifica la volontà maggioritaria in difesa della sovranità della Bolivia e si pone come simbolo della lotta dei popoli di tutta l’America Latina e dei Caraibi per rompere l’assedio del blocco, della destabilizzazione, della dipendenza e di tutte le forme di assedio dell’imperialismo neoliberista. Per il popolo cileno, che nei prossimi giorni dovrà anche affrontare battaglie democratiche decisive, questa nuova vittoria del nostro popolo fratello boliviano costituisce un incentivo e una conquista che celebriamo come parte della nostra lotta comune».