La riforma della Politica agricola comune rischia di essere liquidata
Decisivo il voto del Parlamento europeo. Cambiamo Agricoltura: ministra Bellanova deludente
[20 Ottobre 2020]
Secondo la Coalizione CambiamoAgricoltura, ieri nella riunione del Consiglio europeo AgriFish l’Italia ha assunto «una posizione arretrata, ostile al cambiamento dei modelli produttivi della nostra agricoltura ed avversa ad una seria conversione ecologica coerente con gli obiettivi delle Strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030” e ieri sera a sorpresa è arrivata la decisione del Presidente del Parlamento Ue, David Sassoli, di anticipare ad oggi pomeriggio il voto sul maxi emendamento frutto dell’accordo tra i tre maggiori gruppi politici EPP-Renew-S&D, voto che renderebbe impossibile, in base al regolamento del Parlamento Ue, la discussione e il voto degli altri emendamenti presentati».
La ministra delle politiche agricole e forestali Teresa Bellanova, aveva detto. «Non ritengo opportuno fissare a priori una percentuale di risorse dei Pagamenti Diretti da destinare agli eco-schemi; a mio avviso, questa scelta deve essere effettuata nell’ambito del Piano strategico, a seguito di una robusta analisi dei fabbisogni. Il livello del 20% è troppo alto, né ci vede favorevoli la soluzione indicata di considerare quota parte della spesa nel secondo pilastro. Oltre alla complessità del meccanismo da costruire, non ha molto senso fissare un livello ambizioso ma poi inserire meccanismi di riduzione che determinano distorsioni tra Stati membri, peraltro difficilmente giustificabili agli occhi dei cittadini. Valuto positivamente le modifiche apportate nel segno della flessibilità sulle Buone Condizioni Agronomiche e Ambientali. Apprezziamo l’esclusione del riso dalla costituzione delle aree ecologiche, tuttavia permangono problemi oggettivi per quanto concerne l’impegno nella condizionalità alla rotazione delle colture».
Precedentemente, la Bellanova aveva detto: «Ho molto apprezzato gli sforzi tesi a considerare le situazioni oggettive di partenza di ogni Stato membro, le circostanze nazionali, i progressi già conseguiti, l’importanza di una valutazione oggettiva costi/benefici e gli effetti sulla competitività del settore agro-alimentare europeo. Sull’etichettatura nutrizionale ribadisco l’importanza di una informazione corretta e trasparente al consumatore e della sua formazione, elementi fondamentali da prendere in considerazioni per incoraggiare una dieta bilanciata. L’etichettatura fronte-pacco può avere una sua utilità ma non può essere presa a riferimento come “strumento” privilegiato o per classificare i prodotti alimentari in buoni o dannosi per la salute. E’ importante che l’Europa si muova in questa direzione. La strada giusta è uno schema comune basato su evidenze scientifiche e non discriminatorie. Quanto all’etichettatura di origine delle materie prime, l’Italia si è sempre schierata a favore della completa trasparenza delle informazioni al consumatore e della correttezza nei confronti dei produttori, ritenendola una opportunità per tutti i cittadini e gli agricoltori europei. Il timore di una distorsione di mercato è smentito dai fatti: le produzioni che da decenni utilizzano l’etichettatura obbligatoria, quali le carni bovine, l’ortofrutta, l’olio di oliva, non hanno mai provocato distorsioni né discriminazioni tra produttori dei diversi Stati membri. Accolgo dunque con favore la proposta della Presidenza sul punto, evidenziando però che gli studi di impatto previsti non dovranno in nessun modo trasformarsi in pretesto per bloccare un nuovo schema di etichettatura di origine».
Il maxi-emendamento concordato da popolari, socialisti e democratici e Renew è contestato dalle associazioni per l’agricoltura biologica e biodinamica, dagli ambientalisti e da tutti coloro che hanno realmente a cuore la sostenibilità dell’agricoltura europea. Per la coalizione delle associazioni italiane «Sarebbe una vera “ecotruffa” che umilia la democrazia parlamentare facendo prevalere un accordo politico condizionato dalle grandi lobby dell’agricoltura industriale e dalle corporazioni agricole che si oppongono al cambiamento: un colpo di spugna che azzera ogni ambizione climatico-ambientale dalla proposta di regolamento PAC, minacciando la credibilità dell’intero pacchetto del Green Deal voluto dalla Commissione a guida Von Der Leyen».
In una dichiarazione congiunta, le oltre 70 associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica, rappresentate in Italia dalla Coalizione CambiamoAgricoltura, «Se prevarrà questa linea nel voto parlamentare, non avremo alternative ad una opposizione frontale alla PAC, una politica europea profondamente sbagliata ed evidentemente non più riformabile, che distrae risorse di consumatori e contribuenti per sussidiare un’agricoltura e una zootecnia aggressive verso la biodiversità, la conservazione delle risorse naturali e il clima, oltre che indifferente alla grande platea di piccoli coltivatori delle aree interne. Non siamo soli in questa posizione, si tratta di un pensiero sottoscritto da vastissimi settori della ricerca scientifica, che hanno già avuto modo di esprimersi attraverso un appello sottoscritto da ben 3.600 personalità europee».
E CambiamoAgricoltura ha rivolto un accorato appello agli europarlamentari italiani perché boccino il maxi-emendamento e poter discutere e votare nei prossimi giorni tutti gli emendamenti presentati, al momento neppure tradotti nelle diverse lingue dei Paesi dell’Unione.
Le associazioni evidenziano che «Quello di oggi pomeriggio, a partire dalle 14.30, sarà pertanto un voto decisivo per le sorti della riforma della PAC post 2020 perché quanto sarà approvato dal Parlamento UE peserà molto sul negoziato del “Trilogo Ue” (Commissione, Consiglio e Parlamento) che avrà inizio nelle settimane successive al voto per concludersi entro la primavera del 2021». Per questo la Coalizione CambiamoAgricoltura rivolge un appello a tutti i Parlamentari europei eletti in Italia per chiedere «un voto responsabile e lungimirante per una vera riforma della PAC coerente con gli obiettivi del Green Deal europeo. I parlamentari europei con il loro voto sulla riforma della PAC possono dimostrare che le Strategie “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030” non sono solo dichiarazioni di buone intenzioni ma esprimono la volontà politica di una concreta transizione ecologica della nostra agricoltura, coerente con il Green Deal. Per questo sono significativi gli emendamenti che la Commissione Ambiente ripropone per la plenaria affinché l’agricoltura biologica e agro-ecologica siano inseriti come obiettivo strategico in entrambi i pilastri della PAC e gli Stati membri inseriscano nei loro piani strategici un’analisi del settore bio con l’individuazione dell’obiettivo nazionale di aumento delle superfici agricole in gestione biologica per il concreto raggiungimento degli obiettivi delle due strategie europee “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”».
Un cambiamento chiesto a gran voce dai cittadini europei e italiani, come testimoniano i numerosi messaggi vocali raccolti da CambiamoAgricoltura e inoltrati a tutti i parlamentari europei.
CambiamoAgricoltura conclude: «La grave Pandemia che stiamo affrontando non deve distoglierci dal perseguire gli obiettivi del Green Deal, ma anzi deve rafforzare l’impegno per un’agricoltura e un mondo sani e resilienti. Per tutto questo il voto del Parlamento europeo sarà ancora più decisivo e la Coalizione #CambiamoAgricoltura seguirà con attenzione tutta la discussione ed il voto parlamentare che ne seguirà, commentando sui social network le posizioni assunte dai diversi gruppi politici e singoli parlamentari».