Come le acque sotterranee dell’Appennino segnalano terremoti che si verificano dall’altra parte del mondo
Ricercatori italiani hanno rilevato in Abruzzo variazioni del livello delle acque di falda riconducibili a terremoti avvenuti persino in altri continenti
[28 Ottobre 2020]
I risultati dello studio “New observations in Central Italy of groundwater responses to the worldwide seismicity”, pubblicato recentemente su Scientific Reports da un team di ricercatori del Dipartimento di scienze della Terra dell’Università la Sapienza di Roma, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) rappresentano un ulteriore passo verso una possibile futura identificazione di precursori sismici nelle acque. Un elemento in più per il successo della “caccia” al precursore sismico. All’Ingv spiegano che «Come già documentato negli ultimi anni in numerosi studi, esiste una associazione tra lo scatenarsi dei terremoti e le variazioni nella circolazione delle acque sotterranee. Quello che ancora non è adeguatamente noto è come tale fenomeno riguardi anche i telesismi, terremoti lontani, avvenuti in altri continenti, i cui effetti sono avvertiti a migliaia di chilometri dall’epicentro».
I ricercatori italiani hanno monitorato per 5 anni il livello di una falda acquifera a Popoli, in Abruzzo, dove, oltre ai segni lasciati da eventi sismici avvenuti nelle immediate vicinanze, hanno osservato «un comportamento anomalo delle acque, il cui motore scatenante era dall’altra parte della Terra: sono state identificate 18 forti oscillazioni come risposta “impulsiva” delle acque sotterranee ai terremoti di magnitudo superiore a 6.5 avvenuti in tutto il mondo, anche a oltre 18.000 chilometri di distanza dal sito di osservazione».
Il principale autore dello studio, spiega Carlo Doglioni della Sapienza e presidente Ingv, evidenzia che «Dall’indagine idrogeologica e sismica è emerso che le onde sismiche responsabili delle perturbazioni sono le onde di Rayleigh che viaggiano sulla superficie terrestre, raggiungendo enormi distanze –. Ora che abbiamo individuato le perturbazioni causate dai terremoti lontani abbiamo uno strumento in più per distinguerle dai segnali precursori indotti dai sismi vicini».
Inoltre, lo studio attesta «una correlazione tra la distanza del terremoto e la sua magnitudo con l’entità dell’oscillazione della falda freatica: una evidenza che conferma l’importanza di questi fattori nel controllo del comportamento delle acque sotterranee in un determinato sito».
Un altro autore dello studio, Marco Petitta della Sapienza, aggiunge che «La natura degli acquiferi gioca un ruolo sicuramente fondamentale nella risposta delle acque all’attività sismica. Contrariamente a quanto avviene per gli acquiferi porosi, gli acquiferi carbonatici intensamente fratturati, come quello da noi monitorato in Abruzzo, si rivelano molto più sensibili agli eventi deformativi. Proprio questo aspetto diventa essenziale nell’identificare un sito idrosensibile alla sismicità».
L?iNgv ricorda che il fenomeno, evidenziato recentemente anche da uno studio simile condotto in Cina, rimane ancora materia di approfondimento del team di ricerca. «Intanto i risultati dello studio aprono nuove vie sui criteri di cui tener conto nella scelta del sito che si intende monitorare e rappresentano una guida nel campo dei monitoraggi idrogeologici applicati ai fini sismici».