Enrica De Cian e Shouro Dasgupta: “C’è una sorta di doppio impatto”
Il loop insostenibile tra cambiamento climatico, condizionatori e rinnovabili
Un nuovo studio mette in evidenza quanto la crisi climatica e il settore energetico siano non solo in parte effetto e causa, ma anche legati da una sorta di preoccupante “simbiosi”
[28 Ottobre 2020]
Un loop insostenibile, che rischia di mandare a gambe all’aria la lotta al cambiamento climatico e contemporaneamente la tenuta del settore energetico. Oltre a peggiorare la nostra qualità della vita e dunque anche quella dell’ambiente. In buona sostanza, il nuovo studio Impacts of climatechange on energy systems in global and regionalscenarios mostra che il settore energetico, che è tra le cause primarie della crisi climatica in corso, rischia a sua volta di andare in crisi proprio per colpa degli effetti del cambiamento climatico che stanno riscaldando il pianeta, e di conseguenza aumentando in modo esponenziale l’utilizzo di condizionatori dell’aria.
Non solo, i rapidi, forti e improvvisi eventi meteo estremi, sempre figli del cambiamento climatico, minano l’utilizzo delle energie rinnovabili, che sono più vulnerabili da questo punto di vista. Il classico cane che si morde la coda, per di più con ostinazione.
L’obiettivo dello studio è comprendere i futuri impatti dei cambiamenti climatici sui sistemi energetici. Per far questo un team di scienziati – che include due ricercatori della Fondazione Cmcc – ha esaminato la letteratura esistente sull’argomento, identificandone le principali lacune. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature Energy e rivela “che, a livello globale, è previsto che i cambiamenti climatici possano influenzare la domanda di energia condizionando la durata e l’entità del fabbisogno di riscaldamento e raffreddamento diurno e stagionale. Infatti, a causa dell’aumento delle temperature, sono previsti per il futuro un aumento della domanda di raffreddamento e una diminuzione della domanda di riscaldamento”.
“C’è una sorta di doppio impatto – spiegano Enrica De Cian e Shouro Dasgupta, ricercatori alla Fondazione Cmcc, all’Università Ca’ Foscari Venezia e al Rff-Cmcc, tra gli autori dello studio – Da un lato, poiché la domanda di raffreddamento è in aumento, i sistemi energetici funzionano a pieno regime, soprattutto nella stagione calda. Ma allo stesso tempo, questo picco di domanda energetica in estate coincide con una ridotta capacità di trasmissione e distribuzione, perché alte temperature ed eventi di caldo estremo influenzano le infrastrutture energetiche – in particolare le reti elettriche e le linee di trasmissione – riducendone l’efficienza e quindi l’affidabilità dell’approvvigionamento energetico”.
C’è anche un altro guaio, a cui finora si è dato forse troppa poca importanza: se la generazione di energia da centrali termiche soffrirà principalmente per fenomeni come ondate di calore e siccità, la trasmissione e le tecnologie rinnovabili sono altamente sensibili al rischio di molti altri eventi meteo estremi, come ondate di freddo, incendi, inondazioni, forti nevicate, tempeste di ghiaccio e tempeste di vento. La variazione prevista nella frequenza e nell’intensità di tali eventi potrebbe comportare maggiori interruzioni della rete elettrica e delle linee di trasmissione, con ripercussioni sui costi e sulla fornitura di energia.
“La comprensione degli impatti dei cambiamenti climatici sui sistemi energetici a livello globale rappresenta un input importante per il sesto rapporto di valutazione dell’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) e per l’attuazione dell’Accordo di Parigi. Inoltre – sottolinea Dasgupta – i risultati di questo lavoro possono essere utilizzati per studi relativi all’implementazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, e in particolare per chiarire le relazioni e le sinergie tra gli Obiettivi 7 (Energia pulita e accessibile) e 13 (Azione per il clima). Ma sono fondamentali anche studi approfonditi a livello regionale e nazionale, che consentono di affrontare gli aspetti comportamentali: le abitudini delle persone sono estremamente importanti nella gestione della domanda energetica del futuro”.
Più ovvio, purtroppo, quali saranno i Paesi più colpiti: come spiega De Cian si tratta di quelli “in Asia meridionale e in America Latina, zone che ospitano economie emergenti e che hanno in comune un’alta densità di popolazione”.