Filmato per la prima volta in natura il calamaro del corno di montone… e nuota capovolto (VIDEO)
Un filmato che sconvolge le convinzioni degli scienziati sulla locomozione dei calamari bioluminescenti
[4 Novembre 2020]
La settimana scorsa il remotely operated vehicle (ROV) dello Schmidt Ocean Institute che scruta i fondali marini al largo della Grande Barriera Corallina Australiana settentrionale, al largo della costa orientale dell’Australia, si è imbattuto a circa 850 metri di profondità in un misterioso cilindro sospeso verticalmente nell’acqua scura, qualcosa di simile a una melanzana pallida oblunga che si è rivelata essere una delle specie più elusive di calamari e che non era mai stata filmata in natura: il calamaro del corno di montone (Spirula spirula), l’unica specie conosciuta appartenente a una famiglia a parte: gli Spirulidae .
Michael Vecchione, ricercatore specializzato in calamari allo Smithsonian National Museum of Natural History, ha detto a ScienceAlert: «Li cercavo da molto tempo. Non ho alcun dubbio che sia una Spirula». E il francese Neige Pascal dell’università della Borgogna ha aggiunto: «Il video è molto emozionante».
I due ricercatori sottolineano di non aver mai visto prima filmati di questo piccolo calamaro – lungo circa 5 centimetri – in natura. Un mini-calamaro che al suo interno custodisce quel che gli dà il nome: un guscio a spirale multicamera che assomiglia a un guscio di nautilo in miniatura. Gli Spirula spirula sono le uniche specie viventi di cefalopodi con una conchiglia interna arrotolata che serve a regola il galleggiamento dell’animale con bolle di gas e, anche se i calamari del corno di montone finora sotto il mare non li aveva mai visti nessun, le loro conchiglie interne a spirale si trovano comunemente sulle spiagge di mezzo mondo. Quindi queste creature, uniche sopravvissute della loro famiglia, non sono in pericolo di estinzione e nemmeno particolarmente vulnerabili, è solo molto difficile da trovarle e in natura. E l’avvistamento stesso ha portato a vere sorprese.
Dato che vive nel buio delle profondità marine, lo sfuggente calamaro si crea la propria luce con un brillante fotoforo verde brillante sul retro del corpo.
Allo Smithsonian evidenziano che «L’avvistamento di questo minuscolo calamaro nel suo cupo habitat è riuscito anche a chiarire un aspetto del suo comportamento che in precedenza aveva lasciato perplessi i ricercatori. Ogni volta che il corno di montone veniva trovato nelle reti da strascico o veniva portato in superficie per studiarlo, i loro mantelli si muovevano, orientando il calamaro con i suoi tentacoli rivolti verso il basso. Questo orientamento aveva un senso in termini di galleggiabilità, con il guscio pieno di gas che galleggiava sopra il resto del corpo. Ma quella posa avrebbe puntato il fotoforo del corno di montone verso la superficie, e le altre creature tendono a far brillare la loro bioluminescenza verso il fondo del mare per oscurare la loro sagoma e rendere più difficile l’individuazione dei predatori». E Vecchione conferma: «L’idea che il corno di montone puntasse la sua luce verde verso il cielo non è comune né ha senso».
Ma il calamaro del video dello Schmidt Ocean Institute mantiene in un orientamento completamente diverso rispetto agli esemplari di Spirula spirula tenuti in cattività. Il suo organo galleggiante è rivolto verso il basso e il suo organo luminoso, tipicamente utilizzato per accecare gli animali da preda che sta sotto i predatori, è rivolto verso l’alto. Quindi si potrebbe dire che, in natura, ha capovolto la nostra comprensione e le nostre convinzioni.
Il calamaro del corno di montone ha 10 tentacoli come gli altri calamari, ma tecnicamente non è un vero calamaro. Allo Schmidt Ocean Institute spiegano ancora che «E’ un cefalopode molto simile a un calamaro che ha altre qualità in comune con altri cefalopodi come i nautili».
I ricercatori ricordano che «Il mare profondo è estremamente poco conosciuto, tanto che il fondale marino è spesso chiamato la seconda “frontiera finale” insieme allo spazio. A causa della pressione gigantesca, portare gli strumenti alla giusta profondità per osservare le creature del mare profondo richiede tonnellate di ingegneria specializzata». Questo minuscolo calamaro vive ancora molto più in profondità di dove è stato trovato, al largo della piattaforma continentale.
Gli stessi fattori che rendono il mare profondo inospitale per la normale ricerca scientifica hanno trasformato le creature che ci vivono in qualcosa che ha sviluppato adattamenti estremi, unici e diversissimi tra loro, come la conchiglia interna del calamaro del corno di montone che è un organo di galleggiamento che lo aiuta a regolare il galleggiamento e a spostarsi a centinaia e migliaia di metri di profondità. Un guscio leggero come una piuma rispetto a quelli delle conchiglie calcificate di molluschi come le ostriche, ma anche ad altri gusci a spirale trovati sulle spiagge.
Cosa faranno gli scienziati ora che non hanno solo visto il calamaro in natura, ma lo hanno praticamente sorpreso a nuotare sottosopra? «Con una dimensione del campione di osservazioni di calamari selvatici molto piccola – concludono allo Schmidt Ocean Institute – non hanno dati sufficienti per concludere che i calamari si spostano in un modo o nell’altro come una cosa ovvia. Ma ora hanno un campione da studiare per vedere come il calamaro si sposta con le sue pinne e persino un accenno di come usa l’inchiostro come gli altri calamari. C’è molto da studiare nel mondo del calamaro testa di montone».