Si utilizzino quelle risorse per una riconversione dello stabilimento a tutela del lavoro
Decreto del fare 2, sostenere il carbone del Sulcis con soldi pubblici è vecchio assistenzialismo
[14 Ottobre 2013]
Oramai sembra essere tornato di moda il ricorso a soldi pubblici per “salvare” attività economiche in perdita, dalla Cassa Depositi e Prestiti per Ansaldo alle Poste per Alitalia, ma che si voglia ancora trovare un utilizzo energetico per il carbone del Sulcis, sostenendolo con inusitate risorse pubbliche, appare davvero insensato.
Non si capisce quale politica energetica nazionale seria si voglia seguire se nella bozza in circolazione del Decreto Fare 2 si fissa persino la data, il 30 giugno 2016, entro la quale la Regione Sardegna avrà la facoltà di bandire una gara per realizzare una centrale termoelettrica a carbone in prossimità del giacimento carbonifero del Sulcis, che dovrà essere dotata di un impianto per la cattura e stoccaggio della CO2 prodotta (tecnologia che come è noto è ben lontana dall’essere sperimentata con successo, se mai lo sarà), e che al vincitore della gara sarà assicurato per venti anni l’acquisto da parte del Gse dell’energia elettrica prodotta e immessa in rete dall’impianto, a prezzi maggiorati rispetto al mercato, con un incentivo che sarà addirittura rivalutato per tenere conto dell’inflazione, misura mai prevista per esempio per quelli a favore delle rinnovabili.
Questa operazione assistenzialista che ci costerebbe oltre un miliardo di euro sarà sostenuta dalle bollette dei cittadini e delle aziende italiane, che garantirebbero incentivi mai visti prima a favore di un carbone, quello del Sulcis, così pieno di ceneri e di zolfo e di bassa qualità che il suo unico destino possibile è quello di rimanere sepolto nel sottosuolo. Fortunatamente, è molto probabile che la gara prevista vada deserta, come è già accaduto in passato per analoghe iniziative, ma si sarà perso ancora tempo prezioso.
Si usino piuttosto quelle risorse economiche (ne basterebbero molte meno per la verità) per una seria riconversione e per assicurare un futuro pulito e con occupazione stabile a quel territorio e a quelle persone che già troppo hanno sofferto a causa di riscelte politiche scellerate.