La paradossale storia della diga di Occhito, in Puglia, raccontata dall’Anbi
Acqua, nell’Italia assetata il collaudo di una diga arriva con 56 anni di ritardo
Sparsi per lo Stivale ci sono ben 16 bacini in attesa di essere completati e per i quali abbiamo già progetti definitivi ed esecutivi
[12 Novembre 2020]
Avete presente quel Paese che da anni discute di gestione privata o pubblica dell’acqua? Quello che ha una rete colabrodo e un clima con temperature in costante crescita e con conseguenti problemi di siccità? Se giustamente pensate all’Italia, purtroppo non vi stupirete di sapere che per collaudare una diga, a Occhito in Puglia, c’è voluto oltre mezzo secolo, dato che era stato disposto ai tempi di Antonio Segni presidente della Repubblica.
Questa storia oggi la racconta l’Anbi – l’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue –, segnalando anche un altro paradosso: sparsi per lo Stivale ci sono ben 16 bacini in attesa di essere completati e per i quali abbiamo già progetti definitivi ed esecutivi; l’ultimazione di tali opere, con un investimento di circa 451 milioni di euro, creerebbe quasi 2.300 posti di lavoro ed aumenterebbe le disponibilità idriche del Paese con oltre 96 milioni di metri cubi.
Per contestualizzare, è utile ricordare che per quanto riguarda l’indicatore “perdite idriche”, nel 2016 (gli ultimi dati tecnici disponibili da fonte Arera) si è registrato un valore di quelle lineari (calcolato rapportando le perdite totali alla lunghezza della rete) mediamente pari a 24 m3/km/giorno, nonché un valore medio di partenza delle perdite idriche percentuali (calcolato rapportando le perdite totali al volume complessivo in ingresso nel sistema di acquedotto) pari al 43,7%.
“Dopo un lunghissimo iter approvativo durato 56 anni – spiegano dall’Anbi – l’apposita commissione ha finalmente emesso il certificato di collaudo della diga di Occhito, realizzata fra il 1958 e il 1966 in comune di Carlantino nel foggiano, per la raccolta e la regolazione, ai fini irrigui, delle acque del fiume Fortore”.
Il collaudo – ricordano i Consorzi di bonifica – venne disposto durante la costruzione dell’opera nel 1964 e la notevole durata della sperimentazione è stata causata da problemi tecnici, riguardanti inizialmente la funzionalità dello scarico di superficie (danneggiato da eventi di piena) e poi di quello di fondo (interessato da interrimenti) oltre ad un lungo periodo intermedio di controlli strumentali e di scarsi afflussi.
Peccato che la diga sia “un’opera ingegneristica di vitale importanza per tutta la provincia di Foggia”.
Dopo alluvioni e terremoti, la commissione di collaudoè giunta al convincimento che lo sbarramento “presenta un comportamento sostanzialmente regolare, non essendo emersi, allo stato, elementi indicativi di anomalie di una qualche rilevanza, capaci di incidere negativamente sulle sue attuali condizioni di sicurezza”.
“Non abbiamo dubbi sul rispetto delle normative di legge, ma oltre mezzo secolo per dare il definitivo via libera ad un’opera, peraltro già in esercizio e fondamentale per lo sviluppo del territorio, ben illustra la nostra richiesta di superare evidenti farraginosità burocratiche», precisa Francesco Vincenzi, presidente Anbi.
“Con l’approvazione degli atti di collaudo – aggiunge il direttore generale dell’ente consorziale, Francesco Santoro – la diga di Occhito inizia ora il cosiddetto regolare esercizio, durante il quale si dovrà assicurare una costante attività di monitoraggio e manutenzione, nonché l’approfondimento dello studio del comportamento dell’opera, condotto sulla base dell’evoluzione tecnico-scientifica e dell’adeguamento normativo».