Massacro minerario di Zogota: condannato il governo della Guinea
Dietro la strage un oscuro intreccio internazionale di bustarelle e politica e la guerra neocoloniale tra i colossi minerari
[13 Novembre 2020]
Nella notte tra il 3 e il 4 agosto 2012, pochi minuti dopo la mezzanotte, elementio delle Forces de Sécurité et de Défense della Giunea hanno attaccato il villaggio di Zogota sparando all’impazzata e uccidendo 6 persone, ferendone almeno 15, incendiando case e arrestando e torturando chiunque capitasse loro a tiro. Kpakilé Gnédawolo Kolié, presidente della communauté di Zogota, che è anche il leader del collettivo delle vittime del massacro, racconta: «Sono venuti la notte, mentre la gente dormiva. Sianmo stati svegliati dagli spari e, quando la gente è uscita a vedere cosa stava succedendo. È stata abbattuta o ferita». Alcuni abitanti del villaggio che sono stati arrestati durante l’attacco sono stati torturati da soldati che hanno fotto lorio dei profondi tagli su braccia, collo e polsi.
Si è trattato di una rappresaglia intimidatoria per le proteste contro un progetto di ampliamento di una gigantesca miniera di ferro di proprietà della multinazionale brasiliana Vale – tristemente famosa per aver causato tragedie minerarie in patria – e della BSG Resources (BSGR) del plurimiliardario israeliano Beny Steinmetz e che calpestavano i loro diritti fondamentali delle comunità. I villaggi, guidati da Zogota, avevano occupato il sito minerario con un sit-in e sono stati accusati dalla compagnia mineraria di distruzione di proprietà.
Le autorità della Guinea non hanno condotto nessuna indagine per far luce sul massacro e sugli avvenimenti di Zogota e le forze di sicurezza e le compagnie minerarie hanno continuato a dare versinio contraddittorie su quel che è successo. Nel 2012 la ONG giuneana Les Mêmes Droits pour Tous (MDT) aveva già depositato una denuncia contro 5 responsables delle forze di sicurezza, ma non ha avuto nessun seguito perché le persone citate si sono rifiutate di comparire davanti al giudice incaricato del dossier, mentre i responsabili della compagnia mineraria non sono mai stati indagati, «malgrado indicazioni evidenti della loro partecipazione alla pianificazione e all’esecizione dell’attacco», fanno notare a MDT..
Per questo, nell’ottobre 2018, MDT, Advocates for Community Alternatives (ACA), una ONG del Ghana che difende i diritti umani, e gli abitanti di Zogota hanno fatto ricorso alla Corte suprema dell’Economic Community of West African States / Communauté Économique Des États de l’Afrique de l’Ouest (Ecowas – Cedeao), un tribunale regionale che ha i poteri e le competenze per ritenere responsab ili gli Stati dell’Africa Occidentale delle violazioni dei diritti umani. E hanno fatto bene, perché il 10 novembre la Corte suprema Ecowas – Cedeao ha ritenuto responsabile lo Stato della Guinea degli omicii, dei ferimenti, degli arresti illegali e delle torture avvenuti nel 2012 nel sud della Guinea. Secondo la sentenza della Corte dell’Ecovas, la Guinea ha violato i diritti umani dei manifestanti e per questo ha ordinato allo Stato di pagare ai querelanti danni per 4,56 miliardi di franchi guineani (463.000 dollari) e le spese processuali. Il giudice Gberi-Bé Ouattara ha detto che «La Guinea ha violato il diritto alla vita, il diritto a non essere sottoposto a tortura oa trattamenti inumani o degradanti, il diritto a non essere arrestato o detenuto arbitrariamente e il diritto a un ricorso effettivo».
Il ministro delle miniere della Guinea non ha voluto rilasciare commenti, ma in un documento informativo inviato alla Corte suprema dell’Ecowas nel 2018 il governo di Conakry sosteneva che lo Stato non aveva ordinato alle forze di sicurezza di uccidere o torturare i manifestanti, e quindi non si assumeva nessuna responsabilità per le morti.
Ma Foromo Frédéric Loua, presidente di MDT ha fatto notare che la sengtenza dà compleatamente ragione alle rivenf dicazioni delle vittime: «La Corte e d’accordo con noi che le forze di sicurezza guineane hanno violato il diritto alla vita, a non essere sottoposto a tortura o arresti arbitrari e a un risarcimento efficace. Alla fine, dopo otto lunghi anni, gli autori di questo atto atroce vengono giudicati colpevoli dei loro crimini».
Ora l’attenzione si spost sui tribunali nazionali della Guinea, dove i residenti di Zogota hanno rinnovato la loro denuncia contro le forze di sicurezza e hanno chiesto un’indagine sul ruolo svolto dalla VBG nel massacro. Secondo Jonathan Kaufman, direttore esecutivo di ACA, «Le istituzioni guineane devono portare a termine quel che la Corte di giustizia dell’Ecowas ha iniziato e incriminare e punire i comandanti delle forze di sicurezza e gli agenti della compagnia che hanno eseguito il massacro di Zogota».
La Vale, il più grande produttore mondiale di minerale di ferro, ha negato qualsiasi responsabilità e afferma di «non aver mai sostenuto alcuna forma di violenza a Zogota. Nel 2012, l’accampamento VBG è stato invaso dai manifestanti e le sue installazioni sono state danneggiate. Per motivi di sicurezza, i dipendenti sono stati allontanati in modo ordinato, salvaguardando l’integrità fisica dell’intero team. Da allora in poi, VBG ha rispettato il suo dovere di informare le autorità locali».
Quando la Reuters ha chiesto alla BSGR di commentare la sentenza, un portavoce ha risposto che all’epoca era la Vale a gestire il sito.
La sentenza della Corte di giustizia dell’Ecowas è importante anche per il futuro delle attività minerarie nei dintorni di Zogota: dopo il massacro, la VBG ha sospeso le operazioni a Zogota e poi ha perso la concessione mineraria a causa di uno scandalo di corruzione. Ma più recentemente, la Guinea ha annunciato l’intenzione di aggiudicare la concessione a Niron Metals, una società legata a Beny Steinmetz, uno dei proprietari e beneficiari di VBG. Ma Kolié avverte: «Abbiamo informato il governo che l’estrazione di minerali non è consentita a Zogota fino a quando non vedremo giustizia per il massacro. La sentenza della Corte di giustizia rafforzerà la nostra determinazione, poiché sappiamo che questo bel giorno si avvicina».
Infatti, dietro la strage di Zogata c’è un enorme giacimento che dovrebbe produrre circa 2 milioni di tonnellate di minerale di ferro all’anno de che dovrebbbe essere trasportato su rotaia ed esportato attraverso un porto nella vicina Liberia, anche se prima il governo della Gi uinea aveva assicurato che l’esportazione del minerale sarebbe avvenuta attraverso porti nazionali.
In un’intervista a MIning.com Kaufman fa notare che «La sentenza arriva mentre la Guinea prevede di consentire nuovamente l’estrazione mineraria nell’area. Niron Metals, un veicolo di investimento co-fondato e guidato dall’ex capo di Xstrata Mick Davis, è legato al fondatore e proprietario di BSGR, il miliardario israeliano Benny Steinmetz. La gente di Zogota ha avvertito il governo guineano e Niron che non permetteranno l’estrazione mineraria nel loro territorio fino a quando non vedranno giustizia per il massacro. La sentenza odierna li avvicina di un passo a tale obiettivo».
Davis, soprannominato Mick the Miner, è stato uno degli operatori di maggior successo grazie al boom dell’industria mineraria trainato dall’ndustrializzazione galoppante della Cina. Dal 2010 al 2015 ha portato Xstrata da un business da 500 milioni di dollari a una crescita così grande che, a un certo punto, ha avanzato un’offerta per l’acquisizione dell’Anglo American, ma la sua ultima impresa, il fondo minerario X2 Resources, ha finito per perdere i suoi sostenitori poiché nei primi tre anni di vita non è stata in grado di concludere accordi. Da allora, il tesoriere del partito conservatore del Regno Unito ha lottato per riprendersi.
Niron Metals ha acquisito i diritti sul giacimento di Zogota nel 2019. Infatti, l’asset faceva parte delle licenze che BSRG ha ceduto in Guinea come parte di un accordo tra il magnate e il contestatissimo presidente guineano Alpha Conde e che aveva lo scopo di porre fine a una serie di problemi derivanti dalla licenza mineraria per Simandou assegnata alla VBG, la joint venture tra BSGR e Vale.
Quindi, dovrebbe essere Niron Metals a scavare una delle più grandi riserve non sfruttate al mondo di minerale di ferro e Davis il 25 febbraio 2019 aveva detto che l’accordo con BSGR «ha aperto la strada alla creazione di un’efficace partnership mineraria tra Niron e il governo per estrarre questo giacimento. La company non vede l’ora di portare a compimento tutto questo, fatto salvo la soluzione soddisfacente di tutte le controversie tra i partiti».
Come parte di questo oscuro accordo, dove si intrecciano corruzione, statalismo cleptomane e neoliberismo d’assalto, BSGR ha rinunciato ai suoi crediti sui blocchi 1 e 2 di Simandou, il cui sviluppo è stato ostacolato da anni di dispute legali e dal costo di 23 miliardi di dollari per le infrastrutture richieste. Anche Rio Tinto, il secondo produttore mondiale di minerale di ferro, detiene ancora una quota del 45,05% nei restanti blocchi 3 e 4 di Simandou.
A febbraio 2019 il Financial Times pubblicava una dichiarazione nella quale si leggeva che «Su richiesta della Repubblica di Guinea, un nuovo gruppo di investitori (che comprende anche Steinmetz, ndr) sfrutterà il giacimento Zogata, per esportare minerale di ferro, secondo un calendario accelerato».
Il magnate minerario israeliano Beny Steinmetz, l’erede di una delle principali imprese israeliane di diamanti, sta insomma facendo ritorno in Guinea dopo aver posto fine a un’aspra disputa con governo di Conakry che aveva rischiato di mettere in ginocchio il suo impero economico. E lo fa grazie all’accordo mediato dall’ex presidente francese Nicolas Sarkozy che ha posto fine a una disputa durata 7 anni sul giacimento di Zogota, una vicenda che ha coinvolto molti personaggi in viata, che vanno dal miliardario George Soros all’ex leader laburista britannico Tony Blair e a giganti minerari Rio Tinto Group e Vale.
Nel 2019, dopo mesi di negoziati segreti e anche in vista delle elezioni in Guinea che hanno visto Alpha Conde ricandidarsi in violazione della costituzione giuneana, la BSG Resources Ltd. di Steinmetz ha concordato con il presidente guineano di ritirare le accuse di corruzione mosse l’una contro l’altra nel corso degli anni e di archiviare un caso di arbitrato su uno dei giacimenti minerari più leggendari del mondo: il progetto del minerale di ferro di Simandou. La Guinea ha anche accettato di collaborare con Davis che, una volta risolte le controversie, svilupperà la miniera di minerale di ferro di Zogota.
Già nel 2019, MIning.com faceva notare che «La riconciliazione mette Steinmetz, BSGR e Davis in una posizione privilegiata per guidare lo sviluppo delle massicce riserve di minerale di ferro della Guinea. I giganti minerari come Rio Tinto, Vale e Aluminium Corp. of China non sono riusciti a sviluppare progetti nel paese». E Steinmetz aveva subito confermato: «Un buon accordo è molto meglio di qualsiasi guerra. Eravamo nemici. Ora siamo amici e partner del governo guineano. Abbiamo entrambi messo da parte il passato».
Per Steinmetz l’accordo è stato molto vantaggioso: nel 2012, la Guinea aveva privato BSGR delle sue concessioni su Zogota e metà di Simandou, considerato il più grande giacimento di minerale di ferro non sviluppato al mondo. Un comitato governativo aveva dichiarato che, per ottenere quelle concessioni, Steinmetz e il suo staff avevano pagato milioni di dollari di tangenti per ottenere i diritti.
BSGR mantiene un interesse economico anche nelle miniere di Zogota e riceverà una quota dei ricavi dal nuovo progetto, che sarà sviluppato da Davis in collaborazione con la Guinea, villaggi e Corte Ecowas permettendo.
Il ministro delle miniere della Guinea, Abdoulaye Magassouba, che ora tace con i giornalisti, nel 2019 si era subito affrettato a dichiarare che «I nuovi progetti saranno in linea con il nuovo codice minerario del Paese. E per il bene delle persone. E’ con questo obiettivo che il governo si sforzerà di lavorare in una partnership vantaggiosa per tutti con gli investitori». Il governo, che ha iignorato la strage di Zogota, ha ritirato tutte le accuse di corruzione contro BSGR e Steinmetz.
Dopo che Conde era stato eletto per la prima volta presidente della Guinea nel 2010, ha annunciato una revisione e un risanamento dell’industria mineraria, la principale fonte di reddito della Guinea. Soros e l’ex premier britannico Blair avevano fornito la loro consulenza e finanziato l’iniziativa di Conde. E’ in questo quadro che spunta il dossier contro Steinmetz che è diventato la base per la perdita delle concessioni di BSGR nel 2012. Steinmetz e BSGR hanno sempre negato qualsiasi illecito e hanno insistito che un giorno sarebbero stati vendicati. Intanto, Rio Tinto è sotto inchiesta nel Regno Unito e in Australia per le bustarelle date a un consulente per tentare di ripristinare i suoi diritti su Simandou. L’affaire guineano è costato caro a Steinmetz: è stato indagato negli Stati Uniti, Svizzera, Romania e Israele, dove è stato brevemente detenuto nel 2016 e poi posto agli arresti domiciliari.
Anche se il giacimento di Simandou sembra essere enorme, svilupparlo potrebbe essere impossibile. MIning.com spiega che «Richiederebbe un investimento di 20 miliardi di dollari, compresa la costruzione di linee ferroviarie in un paese montuoso». Infatti, Rio Tinto ha tentato di vendere la sua quota del progetto alla Aluminium Corp. of China, ma nel 2018 l’accordo è fallito.
Davis potrebbe avere l’asso nella manica se il governo della Guinea gli consentirà di esportare il minerale attraverso la vicina Liberia e con una linea ferroviaria esistente, utilizzando la sua nuova impresa Niron Metals che ritiene che «Il deposito di Zogota possa essere messo in produzione con un programma accelerato, contribuendo così a sbloccare il potenziale delle ricche risorse della Guinea a beneficio di tutte le parti interessate, compreso il governo e il popolo della Guinea».
Una convinzione venata di par ternalismo neocolonialista e sulla quale le comunità di Zogota non sembrano essere per nulla d’accordo e che la sentenza della Corte Ecowas rivela nel suo aspetto più brutale e sanguinario.