Nel G20 in calo le emissioni di gas serra e in aumento le energie rinnovabili

Però i pacchetti di recupero post Covid-19 e i sussidi ai combustibili fossili rischiano di invertire i progressi climatici

[19 Novembre 2020]

Secondo il “Climate Transparency Report 2020”, la revisione annuale più completa al mondo dell’azioneclimatica nei paesi del G20 e della loro transizione verso un’economia emissioni net zero, nei Paesi del G20 le emissioni di gas serra da produzione di energia sono in calo mentre crescono le energie rinnovabili. Ma Climate Transparency avverte che «Una parte significativa dei pacchetti di recupero dalla pandemia andrà alle industrie dei combustibili fossili» senza nessuna condizione e mettendo a rischio le opportunità per passare all’energia pulita nel prossimo decennio».

Dal rapporto emerge che nel 2019, le emissioni di CO2 legate all’energia sono diminuite per la prima volta nei Paesi del G20 a causa delle politiche climatiche piuttosto che a causa di shock esterni (come la crisi finanziaria del 2008/09), ovvero dello 0,1%, in calo rispetto a una crescita dell’1,9% nel 2018. A causa degli impatti della pandemia, le emissioni di CO2 legate all’energia del G20 dovrebbero essere inferiori del 7,5% entro la fine del 2020 rispetto al 2019. In particolare, quest’anno sono crollate le emissioni del trasporto aereo globale. Nel 2019, nei Paesi del G20 la quota di energia rinnovabile nella produzione di energia è aumentata, rappresentando il 27% della produzione di energia nel G20. Si prevede che continuerà ad aumentare in tutti i Paesi del G20 e nel 2020 rappresenterà probabilmente quasi il 28% della produzione di energia. Il consumo di carbone è diminuito del 2%. In particolare, solo 5 Stati membri del G20 hanno fissato obiettivi per eliminare gradualmente il carbone. Nel 2019 la crescita delle emissioni degli edifici è rallentata nel 2019 (+ 0,9%) rispetto al 2018 (+ 3,2%). Nel 2019 le emissioni nei trasporti (+ 1,5%) e nell’industria (+ 1,2%) hanno entrambe visto una crescita continua nel G20.

Dalla scheda sull’Italia contenuta nel rapporto emerge che le nostre emissioni di gas serra pro capite sono diminuite dell’8.6% in 5t anni (2012-2017) e il totale delle emissioni di gas serra  (escluso l’utilizzo del suolo) sono calate del 17.47% nel periodo 1990-2017. I combustibili fossili rappresentano il 79% del mix energetico dell’Italia (energia, riscaldamento, trasporto, ecc). Nonostante l’aumento delle energie rinnovabili negli ultimi 20 anni, l’intensità di carbonio del mix energetico in Italia è cambiata appena. In Italia, secondo il rapporto, solare, eolico, geotermico e biomasse rappresentano l’11,7% della fornitura di energia, molto meglio dela media del G20 che è solo del 6,4%. Negli ultimi 5 anni, in Italia, l’intensità del carbonio è leggermente diminuita a 50,90 t CO2/TJ ed è più  bassa della media del G20 (58 tCO2), un dato che riflette il crollo del carbone e del petrolio per produrre energia. L’Italia produce sempre più energia elettric a da fonti rinnovabili: il 41,4% del mix energetico proviene soprattutto da idroelettrico (16,7%), biomasse (7,4%) e eolico onshore (7%). Il gas naturale resta però la fonte di energia più importante con il 48%, mentre carbone e petrolio sono diminuiti ulteriormente e ora insieme rappresentano solo l’11% del mix elettrico.

Il rapporto constata che «Nel G20, il 2019 ha visto un notevole allontanamento dal trend di crescita a lungo termine delle emissioni legate all’energia e un’espansione stabile delle energie rinnovabili» ma se i Paesi più sviluppati del Pianeta continuano a finanziare i combustibili fossili, invece di eliminare le sovvenzioni, la ripresa economica post Covid-19  rischia di invertire le tendenze positive pre pandemia.

Climate Transparency  denuncia che almeno 19 paesi del G20 hanno scelto di fornire sostegno finanziario alle loro industrie nazionali di petrolio, carbone e/o gas e 14 Paesi hanno salvato le loro compagnie aeree nazionali senza porre condizioni climatiche. Solo 4 Paesi del G20 hanno finanziato di più le industrie energetiche green rispetto ai combustibili fossili o ad altre industrie ad alta intensità di emissioni. E anche l’Italia contribuisce allo scandalo del sussif dio alle fonti fossili del G20 con 9,6 miliardi di dollari in sussidi nel 2019 (rispetto ai 12,9 miliardi di dollari nel 2010 e al picco dell’ultimo decennio di 18 miliardi di dollari nel 2014). Quasi tutte le sovvenzioni individuate riguardavano il consumo di combustibili fossili, con il 2% destinato alla loro produzione. L’importo più alto delle sovvenzioni quantificate dal frapporto riguarda il petrolio (7,3 miliardi di dollar) seguito dall’elettricità da combustibili fossili (1,9 miliardi di dollari). L’importo più elevato della sovvenzione deriva dall’accisa differenziale per il gasolio (3,5 miliardi di dollari). Di questi miliardi, attraverso il sistema di scambio di quote di emissioni dell’Ue, torna indietro nelle casse dello Stato solo una frazione di questo importo. Il giudizio sulle politiche per le energie rinnovabili è impietoso: «Non ci sono politiche finanziaria a sostegno del passaggio alla decarbonizzazione»

Charlene Watson dell’Overseas Development Institute, conclude: «I pacchetti di recupero possono risolvere la crisi climatica o peggiorarla. Alcuni membri del G20 come l’Ue, la Francia o la Germania stanno dando per lo più un buon esempio per la costruzione di economie più resilienti proteggendosi allo stesso tempo dall’accelerazione degli impatti climatici. Altri danno un sostegno eccessivo ai combustibili fossili, mettendo a rischio sviluppi recenti positivi».