Bombe d’acqua al sud e Po in secca come d’estate, l’Italia ha un problema con l’acqua
Castelli (Utilitalia): la media nazionale di investimenti idrici è circa 40 euro per abitante l’anno, al Sud si scende a 26 euro e nelle gestioni in economia si arriva a 5. Ne servirebbero 80-90
[20 Novembre 2020]
I Consorzi di bonifica riuniti nell’Anbi e gli agricoltori della Coldiretti lanciano un allarme congiunto sul Po, il più grande fiume italiano che nel bel mezzo dell’autunno si ritrova in secca come in piena estate: «Il fiume Po è in secca con lo stesso livello idrometrico della scorsa estate ed inferiore di due metri rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per effetto – spiegano dalla Coldiretti – di un andamento climatico del tutto anomalo in Italia per la mancanza di precipitazioni nel mese di novembre che tradizionalmente è il più piovoso dell’anno».
Lo stesso emerge dall’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche, che ricorda come l’andamento del fiume Po sia ovunque sotto media e con portate più che dimezzate rispetto allo scorso anno; i suoi bacini montani trattengono circa 851 milioni di metri cubi, cioè il 53% del volume massimo invasabile.
Nel frattempo, al sud nei giorni scorsi sono cadute bombe d’acqua. «Quanto registrato nel salernitano, dove violente piogge hanno danneggiato gli uliveti, è l’ennesima dimostrazione dell’estremizzazione degli eventi atmosferici, cui possiamo rispondere solo aumentando la resilienza dei territori attraverso il potenziamento delle infrastrutture idrauliche. Per questo, abbiamo trasmesso al Governo un Piano per l’efficientamento della rete idraulica, che prevede 858 progetti definitivi ed esecutivi, capaci di garantire oltre 21.000 posti di lavoro con un investimento complessivo di quasi 4 miliardi e 340 milioni di euro», ricorda il presidente Anbi Francesco Vincenzi.
Del resto, le problematiche legate alla gestione della risorsa idrica, soprattutto al sud, hanno radici profonde. Come osserva Michaela Castelli, presidente di Utilitalia, la «soluzione dei problemi che affliggono il servizio idrico al Sud non è più differibile. Nei territori in cui la riforma di 25 anni fa (la legge Galli, ndr) non è stata ancora portata a compimento, servono interventi che consentano di superare le gestioni in economia, di rilanciare gli investimenti e di promuovere la strutturazione di un servizio di stampo industriale».
Intervenendo al convegno online “Non è un destino il Sud senz’acqua – Recovery plan per servizi idrici efficienti”, organizzato dall’Associazione “Merita Meridione – Italia” e da Utilitalia, Castelli dichiara che «occorre recuperare rapidamente il ritardo accumulato nelle regioni meridionali rispetto all’implementazione del quadro normativo e regolatorio nazionale». Per fare questo «è necessario un intervento dello Stato che garantisca la rapidità e l’efficacia del processo utilizzando, laddove necessario, i poteri sostitutivi già previsti dalla normativa».
Si dovrebbe partire «dall’individuazione degli investimenti prioritari e da una revisione, ove necessario, della delimitazione territoriale delle Ato, per poi passare all’affidamento delle realizzazione degli investimenti e alla gestione delle infrastrutture e del servizio; in una strategia di breve periodo si potrebbe utilizzare lo strumento del project financing per far partire gli investimenti prioritari, mentre nel medio periodo l’obiettivo deve essere l’affidamento del servizio a norma di legge a un soggetto industriale».
Come ha spiegato la presidente di Utilitalia, a fronte di un fabbisogno stimato di investimenti pari a circa 80-90 euro per abitante l’anno «la media nazionale è di circa 40 euro mentre nel Sud si scende a circa 26 euro; nelle gestioni in economia, ancora molto diffuse soprattutto in alcune regioni del Mezzogiorno, gli investimenti si attestano a circa 5 euro ad abitante l’anno. È evidente che in tali realtà non solo non sono ipotizzabili programmi di sviluppo di reti ed impianti, ma non è nemmeno possibile garantire un’adeguata manutenzione dell’esistente». «Come dimostrano le positive esperienze del Centro-Nord, ed in qualche caso anche al Sud – ha concluso Castelli – la gestione del servizio idrico integrato da parte di operatori industriali rappresenta la strada migliore per erogare servizi di qualità e per garantire la realizzazione dei piani di investimento approvati dalle autorità locali».