Il mondo ha sempre più fame di nocciole
Dopo Turchia, Italia, Oregon e Azerbaigian i cambiamenti climatici spingono nuove coltivazioni in Australia
[3 Dicembre 2020]
La crescente domanda di nocciole e la necessità di diversificarne l’offerta stanno spingendo l’esigenza di individuare nuove zone adatte alla coltivazione del nocciolo in tutto il mondo. Già nell’ultimo decennio la crescente domanda di nocciole da parte dell’industria agroalimentare non è stata soddisfatta da un’espansione proporzionale dell’offerta a livello globale. Inoltre, la maggior parte dei noccioleti commerciali è tradizionalmente concentrata in poche aree del mondo: più della metà della produzione globale di nocciole in guscio avviene infatti in Turchia, seguita da Italia, Oregon e Azerbaigian.
La prossima frontiera potrebbe essere l’Australia, come mostra lo studio Climate change impacts on phenology and yield of hazelnut in Australia che ha coinvolto ricercatori della fondazione Cmcc (oltre che il contributo della Hazelnut company division della Ferrero, gruppo che rappresenta un grande consumatore di nocciole per i suoi prodotti dolciari).
In particolare, analizzando gli effetti dei cambiamenti climatici sulla coltivazione di noccioli in Australia nei prossimi decenni, la ricerca prevede un aumento della resa nelle aree a ridosso delle coste sud-orientali del Paese. Si tratta di analisi dalla grande rilevanza economica, oltre che ambientale: dall’impianto di un nocciolo alla sua piena produzione trascorrono infatti circa 10 anni. La natura di lungo termine dell’investimento in nuovi noccioleti, combinata ai cambiamenti globali previsti per il futuro, rendono fondamentale per le imprese e i decisori avere un supporto da parte del mondo della ricerca per definire le giuste strategie di business.
La ricerca valuta per la prima volta gli impatti dei cambiamenti climatici previsti sulla resa e sulla produzione di nocciole in una vasta area dell’Australia sud-orientale, utilizzando un insieme di modelli di circolazione regionale delimitati da quattro modelli climatici globali.
Si parte da un dato di fatto: in Australia l’importazione di nocciole è cresciuta di oltre il 60% tra il 1992 e il 2015, e ha fatto emergere la necessità di ampliare la produzione nazionale attraverso nuove piantagioni.
Guardando al futuro, nella fascia costiera sud-orientale dell’Australia e come effetto dei cambiamenti climatici, lo studio prevede un aumento della resa nella coltivazione delle nocciole nel prossimo futuro (2020-2039) compreso tra il 18 e il 52%. Gli impatti dei cambiamenti climatici sono invece ancora incerti in altre regioni: mentre per l’intera area sud-orientale del Paese ci si aspetta un riscaldamento delle temperature nei prossimi vent’anni, c’è ancora una mancanza d’accordo tra i modelli climatici sui futuri cambiamenti nelle precipitazioni e sul grado di aumento della temperatura in zone agroclimatiche interne al Paese. Pertanto, nei territori interni, il potenziale di produzione di nocciole varia a seconda dei modelli considerati e la resa rimarrà probabilmente stabile o diminuirà, nonostante alcuni modelli ne prevedano un aumento.
«Tuttavia – precisano Stefano Materia e Antonio Trabucco, i ricercatori Cmcc che hanno contribuito alla pubblicazione – sono necessarie ulteriori prove sul campo per convalidare ulteriormente questi risultati. Inoltre, dovrebbero essere prese in considerazione molte altre componenti sociopolitiche per ottimizzare le decisioni sul dove iniziare la coltivazione delle nocciole. Ad esempio, nell’area considerata dallo studio, la risorsa idrica è soggetta a normative che ne limitano l’uso agricolo, e i risultati potrebbero essere diversi se, oltre agli effetti dei cambiamenti climatici, si considerasse anche l’implementazione di sistemi di irrigazione a supporto dell’aumento delle rese».