Biometano dai fanghi di cartiera, in Italia sono in cantiere progetti da 14,7 milioni di euro
Medugno: «Il vantaggio ambientale è costituito dalla riduzione di emissioni di CO2 e di rifiuti»
[3 Dicembre 2020]
All’interno di una cartiera, che rappresenta un vero e proprio impianto di riciclo, da cui esitano nuovi prodotti ma anche altri rifiuti che è necessario poter gestire secondo logica di sostenibilità e prossimità. Un tema che è stato al centro dell’intervento che il dg di Assocarta – Massimo Medugno (nella foto, ndr) – ha tenuto nel corso del forum QualEnergia.
«L’impegno del nostro settore sul fronte ambientale – spiega Medugno – viene quest’anno ulteriormente riconosciuto da un Indicatore di circolarità di materia pari a 0.79 in una scala da 0 a 1. Un valore elevato, ottenuto grazie alla capacità del settore di investire in materie prime rinnovabili (fibre vergini da foreste certificate e amidi), e di reimmettere nel ciclo produttivo carta e imballaggio da riciclare».
Già oggi l’Italia occupa il terzo posto a livello europeo per utilizzo di carta da riciclare. Più nel dettaglio, negli stabilimenti cartari presenti sul territorio si produce un biomateriale che viene poi riciclato dagli stessi con un tasso di circolarità medio del 57%, e guardano al settore imballaggi l’avvio a riciclo è già all’81%. Dati in costante crescita: secondo quando comunicato da Assocarta il consumo di carte da riciclare, rispetto all’ottobre 2019, è cresciuto dell’8%.
Come da ogni processo industriale, anche dal riciclo della carta esitano però altri scarti. Ad esempio il settore cartario italiano produce 250.000 tonnellate di scarti di pulper l’anno, che potrebbero efficacemente essere destinati a recupero energetico, e un ingente quantitativo di fanghi di cartiera da cui ora si punta a recuperare biometano: come spiegano da Assocarta, il settore cartario italiano ha in cantiere sette progetti per la produzione di biometano da fanghi di cartiera per un valore economico di circa 14.700.000 €.
«Il vantaggio ambientale derivante dalla produzione di biometano da fanghi – dettaglia Medugno – è costituito dalla riduzione di emissioni di CO2 (11.500 tonnellate – dato parziale su 4 progetti) e di rifiuti (10.000 tonnellate). Applicando questa tecnologie al 50% del settore si avrebbe una riduzione di 80.000 tonnellate CO2 l’anno e 200.000 tonnellate di rifiuti».
Inoltre, complessivamente, il settore cartario ha investito circa 50.935.000 € in progetti per il recupero degli scarti del riciclo. I vantaggi ambientali collegati a tali progetti sono la riduzione dei rifiuti avviati a smaltimento: 19.000 tonnellate di fanghi di depurazione e 58.700 tonnellate di scarti di pulper, oltre alla riduzione delle emissioni di CO2 per effetto delle sostituzione di fonti fossili. Infine, per completare l’impatto del mix energetico proposto, il settore con gli investimenti fatti negli impianti di cogenerazione – che si stima possano arrivare, tra nuovi impianti e rifacimenti, a circa 200 MW per una valore di 200 milioni di euro – può risparmiare oltre 275.000 tonnellate di CO2.
«L’industria cartaria italiana – conclude Medugno – potrebbe ottenere biometano dai fanghi, potenziare la cogenerazione e produrre energia dagli scarti del riciclo per migliorare il mix energetico del settore. Con questa “ricetta” energetica – che si aggira intorno ai 270.000.000 di euro – il settore cartario italiano, già protagonista della bioeconomia circolare, è pronto a fare la sua parte nella transizione energetica del Paese e cogliere le opportunità del Recovery fund».