Accordo Iran e gruppo 4+1 per mantenere l’accordo nucleare

Riavviato il dialogo con l’Iran, aspettando che gli Usa di Biden tornino al tavolo del Jcpcoa

[21 Dicembre 2020]

Secondo la radio internazionale iraniana Irib, in una riunione i ministri degli esteri  dell’Iran e dei Paesi membri del gruppo 4+1 (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Germania) , «hanno sottolineato la necessità di mantenere l’accordo sul nucleare di Tehran».

L’agenzia iraniana si riferisce all’’incontro della Commissione congiunta sull’intesa sul nucleare iraniano del 2017, tenutosi a Vienna alla presenza di vice Ministri e direttori politici delll’Iran, dei tre Paesi europei e di Mosca e Pechino che ha preso atto che il gruppo dei 5+1 è diventato 4+1 dopo le sanzioni contro l’Iran volute da Donald Trump (e alle quali i Paesi europei, ma non Russia e Cina, si sono piegati). Un segnale alla nuopva Amministrazione statunitense di Joe Biden che sembra disponibile a ritornare al tavolo delle trattative fatto saltare da Trump in accordo con israeliani e sauditi.

Secondo gli iraniani, «Le due parti hanno raggiunto intesa sul rafforzamento del Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa ossia Barjam  in farsi)», ma è la stessa Irib a e ricordare che «L’Unione Europea e soprattutto la Troika Europea (Germania, Inghilterra e Francia) hanno promesso di mantenere l’accordo dopo il ritiro illegale degli Stati Uniti (8 maggio 2018), ma finora non hanno intrapresa alcuna azione concreta per farlo».

Il  Jcpoa  era stato sottoscritto il 14 luglio 2015 con l’Iran dai 5 Paesi membri permamenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu (tutti dotati di armi e centrali nucleari) e dalla Germania. Si era trattato sicuramente – anche per chi dell’energia nucleare pensa tutto il male possibile come chi scrive – di un importante risultato della diplomazia multilaterale che poi è stato approvato dalla risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Gli iraniani fanno notare che «Il Jcpoa è diventato un elemento chiave del sistema internazionale di non proliferazione nucleare, un importante fattore positivo nel mantenimento della pace e della stabilità regionali e globali e delle buone pratiche di risoluzione dei problemi dei punti caldi regionali attraverso approcci multilaterali. In base a questo accordo, l’Iran ha limitato il suo programma nucleare solo a scopi civili, come la produzione di energia, applicazioni agricole, il settore sanitario, ecc. Mentre le sanzioni economiche imposte all’Iran avrebbero dovuto essere rimosse e l’Iran avrebbe potuto esportare il suo petrolio ed importare tutti gli articoli essenziali».

Poi alla Casa Bianca è arrivato Donald Trump che ha accusato – smentito dall’International atomic energy agency e dagli altri Paesi firmatari e dall’Ue – l’Iran di aver violato l’accordo con il G5+1 e ha quindi buttato nel cestino il Jcpoa e addirittura inasprito le sanzioni che gli Usa avrebbero dovuto togliere all’Iran. Un regalo al governo di destra israeliano, alla monarchia assoluta sunnita saudita ma anche alla destra conservatrice iraniana che ha visto confermate le suo convinzioni sull’inaffidabilità del “satana americano”.

Ancora oggi l’agenzia iraniana Pars Today ricorda che «Gli Stati Uniti si sono ritirati dal JCPOA nel maggio 2018 e hanno contrastato in ogni modo l’attuazione dell’accordo da parti terze. Tale chiara violazione della risoluzione delle Nazioni Unite 2231 ha portato a continue tensioni sulla questione nucleare iraniana. Allo stato attuale, gli Stati Uniti tentano di minare ulteriormente il Jcpoa spingendo per l’estensione dell’embargo sulle armi del Consiglio di sicurezza contro l’Iran e minacciando di attivare il rapido ripristino del meccanismo sanzionatorio.L’azione americana è stata ingiustificata unilaterale e contro le norme delle pratiche internazionali. Le sanzioni economiche sono state nuovamente imposte all’Iran, mentre la Repubblica Islamica stava ancora rispettando l’accordo. Le sanzioni hanno danneggiato l’economia dell’Iran, si è assistito ad una carenza di beni di prima necessità e alla sofferenza del pubblico. Mentre tutti gli altri Paesi volevano rispettare l’accordo, gli Stati Uniti hanno fatto pressioni sui loro alleati europei affinché non rispettassero l’accordo e attuassero sanzioni economiche».

E’ evidente che il summit di Vienna punta a far abbassare i toni e a evidenziare la nuova disponibilità al dialogo degli europei e degli iraniani, spalleggiati da russi e cinesi. Tutti ormai stanno aspettando che Trump liberi la Casa Bianca e sperando che Biden torni al tavolo delle trattative che aprì insieme a Barack Obama quando ne era il vicepresidente.

Da un accordo sul nucleare con l’Iran – colpito recentemente dall’assassinio di uno degli scienziati più importanti del suo programma nucleare  – ne trarrebbe sicuramente vantaggio la stabilità e la pace nell’intera regione e forse si potrebbe davvero pensare a un  Medio Oriente privo di armi atomiche, Israele e Arabia saudita permettendo.