Istat, dalle aziende partecipate pubbliche 56 miliardi di euro di valore aggiunto
In tutto si tratta di 6mila imprese con 900mila addetti: energia, acqua e rifiuti i settori più importanti. La ripresa verde passa anche da qui
[31 Dicembre 2020]
Il settore delle aziende partecipate pubbliche italiane attive nell’industria e nei servizi, spesso erroneamente associate a inefficienze e sprechi, vanta in realtà numeri piuttosto importanti e un valore aggiunto davvero notevole.
Anche se con dati aggiornati al 2018, l’Istat certifica oltre 6mila imprese e quasi 900mila addetti. In calo rispetto al 2017, ma pur sempre un “esercito” dove le aziende che si occupano di energia, acqua e rifiuti hanno un ruolo centrale. E che dunque, in una logica di rilancio sostenibile del Paese possono esserne il volano.
Idea peraltro già rilanciata di recente nel Rapporto della commissione impresa e sviluppo per “il ruolo dell’impresa pubblica quale agente strategico di cambiamento e di sviluppo” dove si indicano le aziende pubbliche come protagoniste del processo verso la competa decarbonizzazione al 2050 puntando sull’eolico offshore, l’idrogeno e il risparmio energetico.
Ma lo stesso ragionamento si può fare per le partecipate pubbliche rivolte alla filiera della gestione dei rifiuti o a quelle del comparto idrico. Una strada già battuta dalle aziende attive nei servizi pubblici essenziali riunite in Utilitalia, che già nel corso dell’estate ha messo in programma un piano di investimenti da circa 50 miliardi di euro in 5 anni – 30 nel settore idrico, 12 in quello energetico e 8 in quello ambientale – proprio per contribuire alla ripartenza economica del Paese in ottica green. E nell’ottica di trarre risorse nel quadro del Recovery fund hanno proposto progetti per l’Italia pari a 17,4 miliardi di euro.
I numeri forniti dall’Istat, infatti, spiegano bene il potenziale: i settori più rilevantidelle aziende pubbliche italiane attive nell’industria e nei servizi riguardano la Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, che realizza il 66,1% del valore aggiunto dell’intero settore di riferimento (65,3% nel 2017), la Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di trattamento dei rifiuti e risanamento, con il 60,8% del valore aggiunto dell’intero settore di riferimento (62,1% nel 2017) e il l’Attività estrattiva, con un valore aggiunto pari al 66,8% contro il 71,7% del 2017.
Il valore aggiunto per addetto è di 100.706 euro (97.068 nel 2017), valore fortemente influenzato dal settore della Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, in cui si concentrano le grandi aziende di Stato. Al netto di tale settore, la produttività delle controllate pubbliche scende a 74.291 euro. Nelle società a controllo pubblico il costo del lavoro rappresenta il 7,7% di quello complessivo delle società di capitali, con un valore medio per dipendente di 53.036 euro. Anche la retribuzione lorda rappresenta i il 7,7%, con un valore medio per dipendente pari a 37.797 euro.
Il valore aggiunto per addettodelle controllate pubbliche, spiega sempre l’Istat, cresce del 3,7% sul 2017, raggiungendo i 100.706 euro contro i 48.020 euro del totale imprese dell’industria e dei servizi. In altre parole le imprese pubbliche partecipate sanno essere più produttive della media di mercato: sebbene, soprattutto se si parla di servizi pubblici, l’obiettivo da perseguire è l’efficienza del servizio (che sia erogato dal pubblico, dal privato o da un mix), si tratta di un dato da non sottovalutare.
Sempre per inquadrare al meglio il perimetro dentro il quale si fa l’analisi, l’Istat scrive che complessivamente, al netto delle attività finanziarie e assicurative, “le imprese a controllo pubblico generano oltre 56 miliardi di valore aggiunto (il 7% di quello prodotto dal settore dell’industria e dei servizi). Il contributo al valore aggiunto sale al 8,9% se si considerano solo le forme giuridiche tipiche delle controllate pubbliche (società di capitali). Nel corso degli ultimi anni il peso economico delle società controllate è sceso dal 10,6% del 2014 all’8,9% del 2018 in ragione di un aumento del valore aggiunto realizzato dal complesso delle imprese industriali e dei servizi e di una stazionarietà di quello delle controllate pubbliche”.