Colpo di Stato in Myanmar: i militari riprendono il potere e arrestano nuovamente Aung San Suu Kyi

Non è bastata la svolta nazionalista e buddista della National League for Democracy per evitare il ritorno di una dittatura durata 50 anni

[1 Febbraio 2021]

L’arrendevolezza, sconfinata nella complicità nel caso dei progrom contro i musulmani Rohingya e altre minoranze etniche, non  è bastata alla Premio Nobel per la pace del 1991, Aung San Suu Kyi, a sventare il nuovo golpe militare che era nell’aria dopo il trionfo della  National League for Democracy  (NLD) alle elezioni tenutesi a novembre.

La vittoria della NLD è stata così schiacciante che non ha funzionato il sistema elettorale truccato che garantiva ai militari una rappresentanza sproporzionata nel Parlamento birmano: La NLD si è aggiudicata 346 seggi, il partito dei militari solo 25.

Facendosi forte dei brogli denunciati da Partiti minori, i militari hanno tenuto un po’ sulla corda il nuovo governo – oggi il Parlamento avrebbe dovuto dare l’OK a un governo a maggioranza assoluta NLD –  e poi hanno preso nuovamente il potere, annunciando nuove elezioni entro un mese, probabilmente controllate con le armi e dove difficilmente si potrà votare liberamente, visto che le carceri sono nuovamente piene di esponenti del Partito di Aung San Suu Kyi. Infatti, l’ormai famigerato esercito del Myanmar ha dichiarato lo stato di emergenza il comandante delle forze armate, il generale Min Aung Hlaing ha assunto i pieni poteri. Aung San Suu Kyi e il legittimo presidente Win Myint sono in galera a Naypidaw insieme ad altri leader della NLD.  Secondo i resoconti dei media, gli arresti dei leader politici e in altre città del Myanmar sono iniziati oggi alle prime ore dell’alba.

Come spiega l’agenzia cattolica Asia News, «Il timore dei militari di un cambiamento della costituzione che possa far perdere loro il potere in parlamento – dove già posseggono per legge il 25% dei seggi – li ha spinti prima ad una campagna sui “brogli” avvenuti alle elezioni, e oggi al colpo di Stato».

Tanto per far capire quanto saranno libere le prossime elezioni, i militari hanno sospeso le trasmissioni della TV nazionale, internet e molte piattaforme telefoniche e le vie di  Naypidaw (la nuova capitale costruita dai militrari) e di Yangon sono presidiate dall’esercito. Le elezioni si terranno in Stato di emergenza che, secondo la televisione dei militari, durerà un anno.

Per la Birmania, poi Myanmar, si ripete il tragico destino iniziato nel 1962, quando i militari presero il potere con un colpo di stato contro la NDL, dando il via a 50 anni di repressione e guerriglia comunista e di molte etnie contro le giunte militari. Anche se dietro c’è sempre stato il controllo del trianoglo d’oro dell’eroina e delle risorse naturali e minerarie della Birmani/Myanmar.  Solo la lotta popolare e le pressini internazionali avevano costretto i militari birmani a scrivere una costituzione  più “democratica” nel 2008 e 1 alla liberazione di Aung San Suu Kyi, dopo 22 anni di arresti domiciliari. Nel 2015 la NDL vinse le prime elezioni “libere” dopo 25 anni, ma il governo era sotto tutela dei militari e Aung San Suu Kyi e la NLD ci avevano fatto un patto basato sul nazionalismo birmano e l’integralismo buddista che alla fine si è rivelato tossico.

I militari controllavano tutte le industrie, imprese, lo sfruttamento delle ricchezze minerarie e naturali e la politica estera – soprattutto in stretto rapporto con la Cina – ed evidentemente non intendono mollare la presa su un Paese ricchissimo di risorse e che hanno ridotto in miseria, depredandolo e costringendolo a vivere sotto il tallone di una dittatura fascista.

La trappola nazionalista nella quale è caduta la NDL (partito che aveva solidi radici progressiste) è evidente e il meccanismo, come spiega Asia News, è sempre lo stesso: «La scorsa settimana, il gen. Min Aung Hlaing, ora al potere nell’emergenza, aveva minacciato una revoca della costituzione in caso di rischi di disintegrazione della “solidarietà nazionale” nel Paese».

In una dichiarazione letta dal suo portavoce Stéphane Dujarric, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, «Condanna fermamente la detenzione del Consigliere di Stato Daw Aung San Suu Kyi, del Presidente U Win Myint e di altri leader politici alla vigilia della sessione di apertura del nuovo Parlamento del Myanmar. Esprime la sua grave preoccupazione per la dichiarazione di trasferimento ai militari di tutti i poteri legislativi, esecutivi e giudiziari. Questi sviluppi rappresentano un grave colpo alle riforme democratiche in Myanmar».

Guterres ricorda che «Le elezioni generali dell’8 novembre 2020 conferiscono un forte mandato alla National League for Democracy (NLD), riflettendo la chiara volontà del popolo del Myanmar di continuare sulla strada conquistata a fatica della riforma democratica». Guterres «esorta la leadership militare a rispettare la volontà del popolo del Myanmar e ad aderire alle norme democratiche, risolvendo le eventuali divergenze attraverso un dialogo pacifico. Tutti i leader devono agire nel maggiore interesse della riforma democratica del Myanmar, impegnandosi in un dialogo significativo, astenendosi dalla violenza e rispettando pienamente i diritti umani e le libertà fondamentali».

Il Segretario generale dell’Onu ribadisce «Il fermo sostegno delle Nazioni Unite al popolo del Myanmar nella sua ricerca della democrazia, della pace, dei diritti umani e dello Stato di diritto».

La Cina per ora tace ma non sembra contenta di quello che sta avvenendo, anche se probabilmente continuerà a sostenere i suoi vecchi amici golpisti birmani con i quali i cinesi fanno lucrosi affari legali e illegali. L’agenzia ufficiale cinese Xinhua si è limitata a prendere atto che  «L’ufficio del presidente del Myanmar (il generale golpista, ndr)  ha decretato lunedi lo stato di emergenza nel Paese per la durata di un anno, dopo l’arresto di diversi del governo da parte dell’esercito durante le prime ore della giornata. La dichiarazione firmata dal primo vice-presidente Myint Swe, che serve come presidengte ad interim, è stata annunciata sulla catena della televisione militare Myawady TV. Secondo la dichiarazione. il potere dello Stato sarà trasmesso al comandante in capo dei servizi di difesa, Min Aung Hlaing. La consigliera di stato Aung San Suu Kyi, il presidente Win Myint e altri alti responsabili del governo del Myanmar sono stati arrestati lunedi mattina dall’esercito».

Gli Usa, da sempre sostenitori di  Aung San Suu Kyi,  hanno subito condannato il colpo di Stato. In un comunicato, la Casa Bianca sottolinea che «Gli Stati Uniti sono allarmati dalle notizie secondo cui l’esercito birmano ha preso provvedimenti per minare la transizione democratica del paese, compreso l’arresto del consigliere di stato Aung San Suu Kyi e di altri funzionari civili in Birmania. Il presidente Biden è stato informato dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan. Continuiamo ad affermare il nostro forte sostegno alle istituzioni democratiche birmane e, in coordinamento con i nostri partner regionali, esortiamo i militari e tutte le altre parti ad aderire alle norme democratiche e allo stato di diritto, e a rilasciare coloro che sono stati detenuti oggi. Gli Stati Uniti si oppongono a qualsiasi tentativo di alterare il risultato delle recenti elezioni o di impedire la transizione democratica del Myanmar, e agiranno contro i responsabili se questi passi non verranno annullati. Stiamo monitorando da vicino la situazione e siamo al fianco del popolo birmano».