Pieno sostegno alla presidente del circolo di Legambiente Terracina-Pisco Montano nel suo impegno a tutela della legalità
Abusivismo: cosa succede a Terracina?
Zampetti e Scacchi: «Gli sviluppi delle indagini giudiziarie condotte dalla Procura di Latina e dalla Capitaneria di porto confermano le denunce di Legambiente».
[26 Marzo 2021]
In una nota congiunta, Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente e Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio, fanno il punto sulla situazione a Terracina: «“Le notizie relative agli sviluppi delle indagini giudiziarie su diversi casi di abusivismo edilizio e non solo relativi alla gestione di spiagge e a progetti di presunta “rigenerazione urbana”, segnalati a più riprese dalla nostra associazione, anche grazie al lavoro svolto nel territorio dal circolo di Legambiente Terracina Pisco-Montano confermano la gravità di una situazione oggetto anche di recenti interrogazioni parlamentari rivolte al ministro dell’Interno e della Giustizia. Uno scenario a dir poco inquietante, rispetto al quale annunciamo la volontà di Legambiente di costituirsi parte civile nei processi che assai probabilmente scaturiranno dalle indagini, già oggi caratterizzate dalla conferma di importanti provvedimenti di sequestro. Proprio in ragione delle notizie trapelate in questi giorni è molto grave e inaccettabile, come abbiamo già denunciato nell’immediatezza dei fatti, l’attacco rivolto dal vicesindaco di Terracina sia durante una seduta del Consiglio comunale che attraverso successivi messaggi facebook alla nostra presidente del Circolo di Legambiente, Anna Giannetti, esposta in prima linea nella denuncia delle illegalità che stanno trovando puntuale conferma nelle indagini avviate dalla Procura di Latina. Legambiente tutta è accanto ad Anna Giannetti in tutte le azioni che verranno avviate per difendere il suo lavoro e quello dell’associazione che rappresenta con generosità, passione e coraggio nel territorio di Terracina».
E il Circolo del Cigno Verde terracinese scrive sulla sua pagina Facebook che fa un certo effetto straniante oggi – alla luce di quanto appreso ieri dalla stampa nazionale rileggere le parole del comunicato stampa del 24 dicembre scorso del nostro Circolo Legambiente Terracina – Pisco Montano. Ma dopo queste parole siamo stati invece aggrediti, intimiditi e vituperati fino a crearci il vuoto intorno. Eravamo i matti di Legambiente (ma poi diceva qualcuno chi cazzo è ‘sta Legambiente?) che volevano vedere per forza il marcio dove invece erano tutte rose e fiori. Eravamo quelli che mettevano a rischio la serenità di onestissimi amministratori e funzionari. Ma almeno volete concederci un po’ di sano sospetto che le cose non fossero proprio cristalline? Ma almeno possiamo pretendere che si autosospendano immediatamente tutti – ma proprio tutti- dagli incarichi per affrontare con serenità il corso della giustizia?»
E la vicenda è finita in parlamento con una interrogazione parlamentare presentata da Elio Lanutti, Margherita Corrado e Rosa Silvana Abate e rivolta ai ministri dell’interno, della giustizia e per gli affari regionali e le autonomie. Ecco cosa scrivono i te<re parlamentari del Movimento 5 Stelle:
Premesso che:
secondo la Direzione investigativa antimafia (DIA) il Lazio è diventato una sorta di “laboratorio criminale” dove le mafie tradizionali “interagiscono, in equilibrio e secondo una logica di spartizione degli interessi, con associazioni criminali autoctone, con la prospettiva di sviluppare affari condivisi per il controllo del territorio”, grazie anche a “una progressiva integrazione, conseguente ad una coesistenza ultradecennale tra le varie forme di criminalità”. In particolare, il sud pontino e? caratterizzato dalla presenza di esponenti delle ‘ndrine calabresi ed elementi dei clan camorristici. Ma anche da famiglie di sinti stanziali, come i Di Silvio, protagonisti di un salto di qualità criminale che ha permesso agli inquirenti di contestare loro l’associazione mafiosa;
Terracina ha “scoperto” le infiltrazioni mafiose il 23 agosto 2012, in occasione dell’omicidio del camorrista Gaetano Marino, all’epoca marito di Tina Rispoli (salita recentemente agli onori delle cronache per il matrimonio con il cantante neomelodico Tony Colombo). Quell’efferato assassinio rappresenta infatti la cartina di tornasole di quanto avviene ormai da decenni nel basso Lazio, e in particolare a Terracina, dove ‘ndrangheta e camorra controllano tutto, con l’ausilio di clan autoctoni. Il 19 febbraio 2021, i due killer di Marino, Arcangelo Abbinante e di Giuseppe Montanera, sono stati condannati all’ergastolo. Dal processo è emerso il ruolo preponderante dei basisti, che ha permesso di aprire uno squarcio sulla fitta rete di connivenze garantite da persone del luogo, e che conferma il ruolo di Terracina come comodo rifugio dei clan. In numerosi processi, poi, sarebbe comprovata la contiguità dei clan alla politica. Operazioni come “Alba Pontina” hanno infatti accertato il ruolo dei Di Silvio nella “gestione” della campagna elettorale alle amministrative del 2016 a Terracina, in favore dell’ex consigliera regionale del Pdl Gina Cetrone, provvedendo all’affissione dei manifesti elettorali e condizionando le preferenze degli elettori. Illeciti per cui sono finiti a processo, tra gli altri, sia Cetrone sia tre appartenenti al clan Di Silvio, Armando detto Lallà e i figli Samuele e Gianluca. Tutti accusati, a vario titolo, anche di estorsione e violenza privata, aggravate dal metodo mafioso, per un’altra vicenda: la Cetrone e l’ex marito Umberto Pagliaroli 5 anni fa avrebbero ingaggiato i Di Silvio per compiere estorsioni ai danni di un imprenditore. Episodi, questi, che sarebbe solo la punta dell’iceberg: per diversi pentiti i Di Silvio avrebbero dialogato in questi anni con parti della politica e del calcio locale. Così sotto la lente degli investigatori sarebbero finite, oltre alle amministrative 2016 a Terracina, anche le politiche del 2013, le amministrative a Latina del 2011 e del 2016, e vicende che riguardano minacce ad amministratori locali;
considerato, inoltre, che, per quanto risulta agli interroganti:
nei giorni scorsi a Terracina è stato sequestrato l’ennesimo stabilimento balneare. Si tratta del “Piccola Oasi”, in viale Circe XXIV Traversa, ed è una delle unità locali della Gimava S.r.l. che, a quanto risulta, al mese di ottobre 2020, l’avrebbe ceduta in affitto nel mese di giugno 2020 al gestore “Oasi Sea Park srls”. Come per analoghe indagini, risulterebbero carenti i titoli edilizi e demaniali e i presupposti di legge per la loro emissione, soprattutto in relazione all’aumento delle superfici coperte e delle volumetrie, in contrasto con il piano di utilizzazione degli arenili (PUA) e in violazione dei piani paesaggistici e di tutte le norme poste a tutela del paesaggio e dell’ambiente marino e costiero. L’inchiesta ha evidenziato come tali abusi non siano casi isolati. Anzi. Il 23 dicembre 2020, ad esempio, sono stati apposti i sigilli allo stabilimento balneare “La Vela”, in viale Circe, e il 31 dicembre 2020 al cantiere dove era in corso la costruzione di un nuovo lido costituito da due fabbricati di 5 piani, area edificabile di 4.000 metri quadrati e volumetria pari a 13.000 metri cubi, mediante un’operazione di demolizione e ricostruzione, con un ampliamento volumetrico di oltre l’800 per cento, e cambio di destinazione d’uso di un immobile di proprietà della ex onlus “Fondazione Società Romana Pro-Infantia”, acquistato dalla “Residenze Circe srl”. Al vaglio degli inquirenti sarebbe finita, in particolare, la “variante di Natale”, una variante urbanistica adottata dal Comune proprio durante le festività natalizie, per mezzo della quale sarebbero stati ceduti alla nuova proprietà della ex “Pro-Infantia” aree destinate al verde e parcheggi per consentire la realizzazione del nuovo faraonico progetto. A preoccupare gli inquirenti sarebbero state anche le ennesime proroghe fino al 2033 delle concessioni demaniali, e si sta cercando di stabilire se le stesse siano legittime a fronte delle numerose licenze suppletive e autorizzazioni di destagionalizzazione che il Comune di Terracina ha emesso alla luce della nuova procedura di infrazione avviata dall’Europa contro l’Italia e in assenza del PUA, datato 2003, non ancora uniformato e adeguato alla vigente legislazione regionale. In poche parole, il Comune di Terracina avrebbe potuto rilasciare solo autorizzazioni relative agli interventi di manutenzione, conformemente alle “norme di salvaguardia” stabilite dalla legge regionale n. 24 del 1998. Per questa vicenda hanno protestato anche le associazioni ambientaliste locali. Di tutta risposta, il 25 gennaio 2021, durante un intervento in Consiglio comunale, anziché mantenere equilibrio e terzietà rispetto al caso che coinvolge anche gli Uffici comunali, il vicesindaco ha attaccato, a distanza, un esponente di Legambiente;
il comando provinciale della Guardia di finanza di Latina, tra il 2014 e il 2016 ha effettuato 48 accertamenti nel territorio pontino, stimando un danno erariale alle casse dello Stato di 100 milioni di euro. Sotto osservazione è finito anche il settore dei pubblici appalti per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani di Terracina, dove preliminari accertamenti istruttori ha consentito di acclarare reati di frode in pubblica fornitura, truffa ai danni dello Stato, nonché violazioni in materia ambientale, segnalati alla competente Procura della Repubblica. A quanto risulta, sarebbero stati conteggiati camion di rifiuti vuoti, gestiti dalla “Servizi Industriali”, addebitando al Comune di Terracina lo smaltimento mai avvenuto. Benché la documentazione su questa vicenda del 2013 sia stata inviata alla Procura di Latina, a otto anni di distanza non si conosce ancora l’esito dell’indagine,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;
se intendano intraprendere, nell’ambito e nei limiti delle rispettive competenze, idonee iniziative, affinché siano condotte indagini approfondite sulle vicende, a soccorso di un territorio dove la criminalità organizzata ha raggiunto picchi inquietanti e, nel contempo, cresce il livello di sfiducia verso le istituzioni da parte della popolazione locale;
se ritengano di disporre l’invio di commissari ministeriali, al fine di verificare l’esistenza o meno sul territorio di Terracina, e più in generale del basso Lazio, di lobby affaristico-istituzionali o politico-malavitose, atte a condizionare anche l’attività istituzionale;
se si ritengano sufficienti gli organici di forze dell’ordine, polizia giudiziaria, Guardia di finanza e magistrati per fare fronte e tentare di sconfiggere nei territori in oggetto quel radicato sistema criminale, il quale, analogamente alla gramigna, sembra difficile da estirpare;
se il Ministro della giustizia ritenga opportuno attivare i propri poteri ispettivi presso la Procura della Repubblica di Latina, al fine di verificarne il modus operandi che appare tardivo, trattandosi di fatti che hanno procurato un danno erariale importante allo Stato, come già valutato dalla Guardia di finanza.