Più piste ciclabili ci sono più aumentano le bici
Una lezione della crisi del coronavirus: uno strumento di politica climatica abbastanza semplice si rivela efficace ed economico
[6 Aprile 2021]
Per rispondere alla domanda «Gli investimenti in infrastrutture portano a comportamenti di trasporto più sostenibili e rispettosi del clima o sono solo politiche simboliche costose?», lo studio “Provisional COVID-19 infrastructure induces large, rapid increases in cycling”, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences da Sebastian Kraus e Nicolas Koch del Mercator Research Institute on Global Commons and Climate Change (MCC), si basa sui dati di 106 città europee e documenta che i dibattiti, spesso aspri e contrari alla realizzazione di piste ciclabili che avvengono in molti consigli comunali, si basano su pregiudizi e non su dati reali.
La conferma arriva dalle “piste ciclabili pop-up” realizzate durante la pandemia di coronavirus. In molte città, corsia stradali o utilizzate come parcheggi sono state trasformate in piste ciclabile utilizzando linee gialle o rosse segnali di cantiere per ridistribuire provvisoriamente lo spazio stradale e gli scienziati del MCC di Berlino hanno analizzano gli effetti di queste politiche utilizzando i dati provenienti da 736 contatori di biciclette in 106 città europee e il “COVID-19 Cycling Measures Tracker” dell’ European Cyclists’ Federation, con l’obiettivo di filtrare la causalità.
Kraus sottolinea: «E’ chiaro che molte persone sono passate al ciclismo a causa della pandemia di coronavirus comunque per evitare la folla sui trasporti pubblici. Ma dimostriamo che anche le nuove piste ciclabili hanno generato un livello considerevole di traffico ciclistico aggiuntivo».
A Berlino, il costo di un chilometro delle nuove piste ciclabili è stato di soli 9.500 euro e Kraus fa notare che «L’opportunità di influenzare in modo significativo il mix modale con poco sforzo viene ingiustamente trascurata in molte città».
Lo studio confronta le città che hanno implementato piste ciclabili pop-up – in media 11,5 km – con quelle che non lo hanno fatto e controlla i possibili fattori di confusione, come le differenze nel posizionamento dei contatori delle biciclette, le strutture di trasporto pubblico, la densità della popolazione, le preferenze locali per “stili di vita verdi”, la topografia e il tempo. Giungendo alla conclusione, prudenziale e che tiene conto dell’incertezza statistica, che ¸«Le piste ciclabili pop-up di per sé hanno generato tra l’11 e il 48% di ciclismo in più nel periodo da marzo a luglio 2020».
Per illustrare il vantaggio di un maggiore utilizzo della bicicletta non solo per quanto riguarda il clima ma anche a livello locale, lo studio combina questo risultato con una metrica pratica tratta dalla letteratura sulla salute pubblica: ogni chilometro pedalato fa risparmiare mezzo dollaro Usa in costi sanitari e arriva a determinare che «Per quelle delle 106 città esaminate che hanno creato piste ciclabili pop-up, , se le nuove abitudini ciclistiche attecchiscono, il beneficio per la salute complessivo ammonterebbe a più di un miliardo di dollari all’anno».
Koch conclude: «Se il comportamento ciclistico attecchisce e se l’effetto si mantiene in tempi non pandemici, potrebbe essere oggetto di ulteriori ricerche. Una valutazione empirica dell’efficacia può essere più produttiva dei dibattiti ideologici sulla pianificazione dei trasporti urbani e sulla politica climatica che restano distaccati dalle prove. I dati empirici sulla mobilità e sulla salute stanno diventando sempre più disponibili: dobbiamo usarli per trarre conclusioni affidabili su quali misure funzionano realmente».