Concorsi nella Pubblica Amministrazione: basterebbero meno di 105 giorni per assumere presto e bene
Rapporto “Il Fattore Umano”; dal 2008 o 2020, persi 410.000 impiegati a tempo pieno nella Pubblica Amministrazione
[8 Aprile 2021]
Un bando “tipo” del Dipartimento della funzione pubblica è un vero e proprio dedalo normativo fatto di 48 riferimenti legislativi, 13 Decreti legislativi, 8 Decreti legge, 7 Leggi, 4 Decreti del Presidente della Repubblica, 4 Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, 4 Decreti Ministeriali, 1 regolamento europeo, 1 contratto collettivo e 6 adempimenti dell’Ente che istituisce il Concorso. Per non parlare delle Linee guida per il piano di fabbisogno di personale e la direttiva del Ministro della PA sui concorsi.
Allora non c’è speranza di assumere presto e bene? No, è possibile. E succede. Può e deve diventare pratica di sistema. E’ quanto emerge da “Il fattore umano – un Vademecum per assumere presto e bene nelle pubbliche amministrazioni”, presentato da Carlo Mochi Sismondi (FPA), Fabrizio Barca (Forum Disuguaglianze e Diversità – FDD) e Alessandro Fusacchia e Denise Di Dio (Movimenta) che hanno sottolineato che «Si tratta del risultato di un’indagine accurata tra alcune delle migliori esperienze nazionali, resoconto sulle difficoltà e i problemi riscontrati. “Il fattore umano” prende il titolo dalla convinzione che la centralità delle persone sia il fondamento del processo di selezione, al netto di automatismi e algoritmi. Pochi giorni dopo l’approvazione del DL 44/2021, con i suoi articoli “sblocca concorsi”, senz’altro utili per far ripartire la macchina, questo rapporto ci dice che si può assumere presto e bene sempre, sia nello stato di emergenza che quando questo sarà finito, e che si può farlo senza rinunciare appunto al “fattore umano” ossia dalla autonoma e responsabile discrezionalità di selezionatori qualificati, esercitata all’interno di un rapporto di conoscenza tra persone».
Per FPA, FDD e Movimenta, la necessità di un rinnovamento è fuori discussione e i numeri lasciano poco spazio all’interpretazione: «Le amministrazioni italiane hanno infatti perso 260mila impiegati a tempo pieno dal 2008 al 2018 e almeno altri 150mila negli ultimi due anni. L’età media in tutta l’amministrazione pubblica è di oltre 50 anni, nei ministeri è di 54,1 anni. Nei ministeri solo l’1% degli impiegati ha meno di 30 anni e poco più nelle Regioni e negli enti locali. Il 58% degli impiegati pubblici non ha una formazione universitaria e oltre il 20% possiede solo il diploma di terza media. La formazione è estremamente carente e si attesta su 1,17 giornate di formazione di media che scendono a 0,85 giorni per le donne e a 0,51 giorni per gli impiegati ministeriali».
Secondo il Vademecum, la novità è che questo rinnovamento si può realizzare con bandi veloci ed efficaci e lo dimostrano i casi presi in esame nell’indagine presentata che, tra esempi virtuosi e storture, in un alternarsi di chiaro-scuri che ben rappresenta la realtà, sono un’istantanea nitida sull’attuale processo concorsuale a livello nazionale. Casi di studio che vanno dall’esperienza brillante della Città Metropolitana di Bologna e il suo Piano di Fabbisogno di Personale (“chiedersi prima cosa sia necessario fare, poi chi dovrà farlo” è il suo presupposto), al bando MEF per 400 funzionari o quello del Comune di Milano per 11 dirigenti».
Le tre organizzazioni evidenziano che «Tra i casi concorsuali “fuori asse”, nel vademecum troviamo invece il recente concorso indetto dal Ministero dei Beni Culturali (non ancora completato) per 1052 custodi di Musei: per questa selezione, tra le materie previste per la prova scritta e orale si annoverano diritto amministrativo e disciplina del rapporto di lavoro nella PA, ma non prove che verifichino la capacità di interagire con il pubblico».
Nel vademecum si legge: «Il fatto è che nella maggior parte dei casi “le prove concorsuali sono nozionistiche e libresche”. Parole d’ordine “difendersi da possibili ricorsi”: se poi “assumiamo topi di biblioteca invece che solutori di problemi non sembra essere una preoccupazione”. Il problema nasce in quei concorsi pubblici che non tengono conto delle soft skills indispensabili per qualsiasi assunzione: affidabilità e responsabilità, flessibilità e propositività, predisposizione al lavoro in gruppo, capacità comunicative…» Nonostante tutto, come si evince dal rapporto, c’è chi lo fa, «Come del resto c’è anche chi non disdegna l’attività di comunicazione dei bandi, decisiva per la PA che voglia uscire da un atteggiamento supponente, agganciando così competenze anche esterne ad essa. La qualità del processo non impedisce affatto di garantire l’indispensabile velocità: “Il Fattore umano” stila infatti un cronoprogramma che articola in maniera dettagliata «La possibilità di svolgere tutto il percorso (nel caso di concorsi di media grandezza), dalla volontà di pubblicare un concorso all’assunzione, in meno di 20 settimane che diventano 15 settimane (ossia 105 giorni) se li calcoliamo a partire dalla pubblicazione del bando».
Mochi Sismondi, Barca, Fusacchia e Di Dio hanno fatto notare che «La ripresa del Paese e l’attuazione del Piano di Next Generation Eu, così come la gestione della programmazione europea 2021-2027, dipendono in larga misura dalla capacità di azione delle amministrazioni. È quindi necessario operare in fretta un’azione di rigenerazione che permetta di rafforzarle con nuovi e più giovani talenti, con profili professionali innovativi e con modelli organizzativi che siano adeguati alle grandi missioni strategiche che ci aspettano. La buona notizia è che si può fare e si può fare rapidamente e bene. “Basta copiare dai migliori”».
Mochi Sismondi ha sottolineato che «Questo vademecum non è fatto di astrazioni, ma mostra alle amministrazioni quel che si è già fatto presto e bene. Fattori vincenti sono una forte volontà, anche del vertice politico-amministrativo, idee chiare e coraggio nell’individuare e usare gli strumenti giusti e nel percorrere strade anche innovative. Un patrimonio di esperienze che mette sempre al centro le persone, che sono la principale ricchezza di ogni organizzazione, specialmente di quelle vocate al bene comune».
Secondo Fusacchia e Di Dio, «Nessuna legge o incentivo ha possibilità di avere ricadute positive su cittadini, imprese e territori se non può contare per la sua attuazione su una amministrazione pubblica all’altezza. Serve una nuova stagione di concorsi pubblici che immettano a tutti i livelli, dai ministeri ai comuni, persone con capacità e competenze nuove. Concorsi che servano anche a ridare fiducia ai cittadini nelle burocrazie del Paese e fiducia in particolare alle giovani generazioni, a cui dobbiamo cedere potere e dare opportunità concrete per mettersi in gioco e a disposizione in questo momento storico per ammodernare e rendere più giusto il Paese».
Barca ha concluso: «L’obiettivo di rigenerare le PA partendo da missioni strategiche e risultati attesi chiari che motivino lavoratrici e lavoratori e dall’entrata di una leva di giovani forti di competenze e entusiasmo, è finalmente al centro dell’azione politica. Cogliamo questa opportunità con una stagione di bandi di assunzione che uniscano rapidità e alta qualità. Le buone pratiche del paese raccolte nel Vademecum ci dicono che in 105 giorni e meno si può fare. Facciamolo!»