L’inquinamento acustico ha un impatto negativo sugli alberi e le comunità vegetali
Una storia di ghiandaie e pini che dimostra l’impatto delle attività umane su un mondo vivente interconnesso
[22 Aprile 2021]
Sebbene il rumore per gli esseri umani possa avere effetti momentanei e nel tempo, il suo effetto su alberi e altre piante dura più a lungo. E’ quanto emerge dal sorprendente studio “Long-term noise pollution affects seedling recruitment and community composition, with negative effects persisting after removal” pubblicato su Proceedings of the Royal Society B da Jennifer Phillips, Sarah Termondt e Clinton Francis del Department of biological sciences della California Polytechnic State University (Cal Poly), il primo del suo genere ad esplorare gli effetti a lungo termine del rumore sulla fauna e che rivela che l’inquinamento acustico umano influisce sulla diversità della vita vegetale di un ecosistema anche dopo che il frastuono è finito.
Si tratta di uno studio condotto 12 anni fa vicino a pozzi di gas naturale in un bosco del New Mexico dominato da pini e ginepri (Pinus edulis, Juniperus osteosperma) e alla Cal Poly spiegano che «I ricercatori hanno scoperto che c’erano il 75% in meno di piantine di pino sia nei luoghi rumorosi come in quelli tranquilli». Recentemente, gli scienziati californiani sono tornati in quei siti per scoprire se nel tempo ile popolazioni di pini si fossero riprese e hanno scoperto che «Nelle aree in cui le compagnie del gas naturale utilizzavano compressori rumorosi come parte del processo di estrazione, c’erano meno semi e alberelli rispetto ai siti in cui i compressori non venivano utilizzati. La diminuzione degli alberelli deriva dal momento in cui il sito era rumoroso, ma la diminuzione delle piantine ha rivelato che i semi di pino del Colorado o piñon non stavano ancora germogliando nonostante il rumore fosse finito».
Francis sottolinea che «Gli effetti dell’inquinamento acustico umano stanno crescendo nella struttura di queste comunità boschive. Quello che stiamo vedendo è che la rimozione del rumore non si traduce necessariamente immediatamente in un ripristino della funzione ecologica».
Anche se è possibile che i pini del Colorado siano diminuiti a causa della mancanza di opportunità di produzione, è più probabile che le La ghiandaie di Woodhouse (Aphelocoma woodhouseii) non siano tornate in un’area che era diventata troppo rumorosa e quindi non stanno più diffondendo i semi. Alla Cal Poly ricordano che «I piñons dipendono dalle ghiandaie di Woodhouse per trasportare i loro semi di pino lontano dall’albero genitore e le ghiandaie di Woodhouse sono note per evitare il rumore».
La Phillips, che ora insegna al Department of life sciences della Texas A&M – San Antonio, evidenzia che «Alcuni animali, come le ghiandaie, hanno una memoria episodica. Gli animali come la ghiandaia che sono sensibili al rumore imparano a evitare zone particolari. Potrebbe volerci del tempo prima che gli animali riscoprano queste aree precedentemente rumorose e non sappiamo quanto tempo potrebbe richiedere».
I ricercatori hanno anche trovato differenze nelle piantine di ginepro e nelle comunità di piante da fiore presenti nel sito, a seconda dei livelli di rumore attuali e se i livelli erano cambiati di recente a causa del traffico e dei compressori. I siti più rumorosi avevano meno piantine di ginepro e tipi di piante diversi rispetto ai luoghi tranquilli. Gli scienziati sottolineano che «A causa della complessità degli ecosistemi, la causa di questi cambiamenti è ancora sconosciuta».
Comunque, la Francis fa notare che «I nostri risultati rivelano che le comunità vegetali cambiano in molti modi con l’esposizione al rumore. Grazie al nostro precedente lavoro con la ghiandaia, abbiamo una discreta comprensione di come e perché degli alberi fondamentali come il pino piñon sono influenzati dal rumore, ma stiamo anche assistendo a grandi cambiamenti nelle comunità vegetali con i cambiamenti nell’abbondanza di arbusti e piante annuali. Questi cambiamenti probabilmente riflettono gli impatti del rumore sugli animali che mangiano le piante – cervi, alci e vari insetti – oltre ai molti impollinatori che sono importanti per la riproduzione delle piante. In sostanza, la nostra ricerca indica che le conseguenze del rumore sono di vasta portata e si riverberano in tutto l’ecosistema attraverso molte specie».
Studi futuri potrebbero fornire una visione più approfondita su come il rumore causa questi cambiamenti nell’ecosistema. I ricercatori vogliono saperne di più su quali erbivori, dispersori di semi e impollinatori evitano o sono attratti dal rumore e come i cambiamenti nel comportamento degli insetti e degli animali si combinano per influenzare le comunità vegetali.
Alla Cal Poly dicono che «Sulla base dei modelli di oltre un decennio di un ecosistema che subisce l’inquinamento acustico, le prove suggeriscono che le comunità vegetali potrebbero richiedere molto tempo per riprendersi dagli effetti del rumore umano».
Ma la Termondt sottolinea la necessità di comprendere i costi completi e duraturi del rumore: «Continuare a guardare i cambiamenti a lungo termine negli inventari floristici, nel tempo chiarirà se le comunità alla fine si riprenderanno dopo lunghi periodi di inquinamento acustico, anche una volta rimosse dal territorio».
I tre autori dello studio concludono: «Quando i cambiamenti nelle comunità vegetali vengono visti insieme alla crescente evidenza dei problemi che il rumore umano crea per gli animali, è sempre più difficile ignorare la quasi assenza di normative sul rumore negli Stati Uniti».