«Non avremo altra scelta che riconsiderare il nostro sostegno e l'utilizzo della catena di approvvigionamento delle materie prime agricole brasiliane»

I supermercati del Regno Unito al Brasile: la nuova proposta di legge minaccia l’Amazzonia

Ma Mighty Earth e Greenpeace UK attaccano Tesco: molti impegni non mantenuti e pochi atti concreti

[6 Maggio 2021]

Un folto gruppo di supermercati e industrie alimentari del Regno Unito – Agricultural Industries Confederation (AIC), Ahold Delhaize, ALDI Einkauf SE & Co. oHG, ALDI SOUTH Group, AP7 (Sjunde AP-fonden), Aquascot, Asda Stores, The Big Prawn Company, British Retail Consortium, Congregation of Sisters of St. Agnes, Co-op Switzerland, The Co-operative Group, Cranswick, Donau Soja,  EdenTree Investment Management, Greggs, Hilton Food Group, Iceland Foods, KLP Kapitalforvaltning, Legal & General Investment Management, Lidl Stiftung, Marks & Spencer, METRO AG, Migros, Moy Park, National Pig Association, New England Seafood International (NESI), Pilgrim’s UK, ProTerra Foundation, Red Tractor Assurance, Retail Soy Group, J Sainsbury, Skandia, Swedbank Robur Fonder, Tesco, Waitrose & Partners, Winterbotham Darby, Wm Morrison Supermarkets, Woolworths Group – ha inviato ai deputati e ai senatori del Congresso federale del Brasile una lettera aperta sulla protezione dell’Amazzonia e che è anche sia un avvertimento che una forte critica alle politiche ambientali del presidente neofascista Jair Bolsonaro che la maggioranza parlamentare brasiliana sta appoggiando sempre più di malavoglia. Ecco cosa si legge nella lettera:

«Un anno fa vi abbiamo scritto della nostra preoccupazione per la misura provvisoria 910, poi rimodellata nel PL 2633/2020. Siamo stati rincuorati dalla vostra precedente decisione di ritirare la proposta prima che venisse messa in discussione. Nell’ultimo anno, abbiamo assistito a una serie di circostanze che hanno portato a livelli estremamente elevati di incendi boschivi e deforestazione in Brasile. Allo stesso tempo, abbiamo notato che gli obiettivi per ridurre questi livelli, così come i budget di applicazione disponibili per raggiungerli, sono sempre più inadeguati. E’ quindi estremamente preoccupante vedere che la stessa misura alla quale abbiamo risposto lo scorso anno viene presentata di nuovo come proposta legislativa PL 510/21 con minacce potenzialmente ancora maggiori per l’Amazzonia rispetto a prima. Queste misure sono in contrasto con la narrativa e la retorica che abbiamo visto fare a livello internazionale dal Brasile appena il 22 aprile 2021 al vertice con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

Vorremmo ribadire che consideriamo l’Amazzonia come una parte vitale del sistema terrestre che è essenziale per la sicurezza del nostro pianeta, oltre ad essere una parte fondamentale di un futuro prospero per i brasiliani e per tutta la società. Le protezioni esistenti e le designazioni dei terreni sancite dalla legislazione brasiliana sono state determinanti per le nostre organizzazioni che hanno fiducia che i nostri prodotti, servizi, investimenti e relazioni commerciali in Brasile siano allineati con gli impegni che abbiamo come imprese ambientalmente e socialmente responsabili e che i nostri clienti e stakeholder si aspettano da noi.

La nostra porta rimane aperta per lavorare con i partner brasiliani per sostenere lo sviluppo della gestione del territorio e dell’agricoltura sostenibili. Siamo partner disponibili a consentirlo in un modo che supporti lo sviluppo economico, sostenendo i diritti dei popoli indigeni e delle comunità tradizionali. Questi obiettivi essenziali devono essere raggiunti senza mettere a rischio i progressi compiuti finora dal Brasile nella protezione degli ecosistemi vitali che sono essenziali per la salute del mondo che tutti condividiamo. Tuttavia, se questa o altre misure che minano queste protezioni esistenti diventassero legge, non avremo altra scelta che riconsiderare il nostro sostegno e l’uso della catena di approvvigionamento delle materie prime agricole brasiliane. Esortiamo il governo brasiliano a riconsiderare la sua proposta».

I sostenitori brasiliani del disegno di legge dicono che aiuterebbe i piccoli agricoltori a chiarire i titoli di proprietà sulla terra, ma ambientalisti, associazioni indigene e difensori della terra rispondono che, al contrario, permetterebbe ai fazendeioros, ai minatori abusivi e agli accaparratori di terra  che si sono appropriati illegalmente delle terre indigene e di pezzi di aree protette di diventarne davvero proprietari, il tutto con la copertura di una legge che legalizzerebbe il furto di terre e la prepotenza. Una delle promesse elettorali di Bolsonaro alla Bancada ruralista, la lobby parlamentare più potente del Brasile che lo sostiene.

Commentando l’imminente voto sulla proposta legislativa PL 510/21, Mike Barrett, direttore esecutivo per la scienza e la conservazione del Wwf – UK, ha dichiarato: «Non possiamo combattere la crisi climatica senza l’Amazzonia, ma il suo futuro è in bilico poiché la deforestazione lo spinge più vicino al punto di collasso. Se approvata, questo voto al Congresso brasiliano alimenterà ulteriori distruzioni e metterà a maggior rischio le vite delle persone e della fauna selvatica che la chiamano casa. Poiché gli sforzi globali per proteggere l’Amazzonia minacciano di essere indeboliti, è incoraggiante vedere il grande business lanciare l’allarme».

Secondo Cathryn Higgs, capo della politica di Co-op, «E’ imperativo che la legislazione proposta non venga presa dal governo brasiliano».

I supermercati del Regno Unito si fanno interpreti della preoccupazione dei consumatori per la deforestazione in Amazzonia, che è legata alla carne che viene acquistata negli stessi supermercati, ma Mighty Earth e Greenpeace UK hanno lanciato una campagna proprio contro una delle catene di supermercati firmataria della lettera al Congresso Federale del Brasile: Tesco, esortandola a «Tagliare i legami con le società fornitrici che stanno guidando la distruzione dell’Amazzonia brasiliana e di Cerrado».

Secondo un nuovo sondaggio YouGov condotto per Mighty Earth, ben l’88%  dei clienti Tesco nel Regno Unito concorda sul fatto che i supermercati non dovrebbero fare affari con aziende che stanno portando alla distruzione delle foreste in Brasile. Ma le due ONG accusano: «Nonostante ciò, il gigante dei supermercati continua a rifornirsi dalle società più responsabili della deforestazione in Brasile – comprese le filiali di JBS, la più grande azienda di carne bovina del mondo, e Cargill e Bunge, i due maggiori commercianti di soia a livello globale – che producono ingredienti per mangimi animali.

I nuovi dati di Mighty Earth’s Soy and Cattle Deforestation Tracker rilevano il doppio della deforestazione nelle catene di approvvigionamento di questi commercianti di soia e confezionatori di carne nell’ultimo anno rispetto all’anno precedente. Il monitoraggio copre il periodo marzo 2019-marzo 2021 e dimostra che «I due maggiori importatori europei di soia, Bunge e Cargill, sono i peggiori commercianti di soia. Cargill è collegata a più di 66.000 ettari di deforestazione, mentre Bunge è collegata a quasi 60.000 ettari di deforestazione in soli due anni, un’area più grande della New Forest».

Mighty Earth e Greenpeace UK denunciano che «Nonostante questa spirale di deforestazione, in un solo caso tra i 235 registrati e segnalati da Mighty Earth’s Deforestation Tracker, un’azienda ha tagliato i legami con un fornitore che ha scoperto che aveva deforestato il territorio».

Eppure, secondo i dati dell’università del Maryland e di Global Forest Watch, la tendenza al peggioramento della deforestazione guidata dai trader di soia e carne è strettamente legata all’aumento complessivo della perdita di foreste in Brasile. Nel 2020, la deforestazione in Brasile è stata maggiore rispetto ai 6 Paesi messi insieme che lo seguono in questa triste classifica successivi sei paesi messi insieme. La produzione industriale di carne comporta l’abbattimento delle foreste per allevare bovini e coltivare soia per nutrire polli e maiali. La soia e la carne bovina sono due delle tre materie prime importate nell’Ue che hanno causato il maggior disboscamento tra il 2005 e il 2017.

Robin Willoughby, direttore Mighty Earth UK, ha sottolineato che «La distruzione delle foreste in Brasile causata dalla carne dei supermercati peggiora ogni anno. Questo sta accelerando il cambiamento climatico e spazzando via la casa del giaguaro. I clienti di Tesco sono chiari, non vogliono che il loro supermercato faccia affari con le aziende coinvolte in questa distruzione. E’ ora che Tesco ascolti i suoi clienti e abbandoni le compagnie con le peggiori prestazioni che guidano la distruzione delle foreste brasiliane: JBS, Cargill e Bunge.

Tesco PLC è la più grande catena di supermercati del Regno Unito: a marzo deteneva circa il 27% del mercato. Grazie alla pandemia del Coronavirus, nel 2020-2021 le vendite del gruppo sono aumentate del 7,1% a oltre 53,4 miliardi di sterline. Nello stesso periodo, i profitti operativi nel Regno Unito e in Irlanda sono aumentati dell’11,4%. Già nel  2010, nell’ambito del Consumer Goods Forum, Tesco si era impegnata a raggiungere la deforestazione netta zero entro il 2020  nelle sue catene di approvvigionamento di soia e carne bovina, ma nel 2018 ha cambiato il suo obiettivo di deforestazione per la soia spostandolo al 2025 e le ONG fanno notare che «Non ha ancora pubblicato un piano credibile per dimostrare come verrà raggiunto». Invece, Tesco acquista crediti di carbonio per compensare l’impatto della deforestazione nella sua catena di approvvigionamento.

Nell’ottobre 2020, Tesco aveva già capeggiato un’iniziativa di 160 tra le principali aziende alimentari del mondo che chiedeva alle imprese brasiliane di porre fine all’associazione tra soia e deforestazione nella savana del  Cerrado. Anche allora vennero minacciate conseguenze commerciali di fronte al mancato rispetto da parte dei grandi commercianti brasiliani, ma finora Tesco e le altre compagnie non hanno agito. Ora è partita la nuova lettera di “avviso”

Anna Jones, responsabile foreste di Greenpeace UK, aggiunge: «Acquistando da aziende coinvolte nella deforestazione, Tesco sta guidando la distruzione del nostro mondo naturale. Le foreste sono il nostro sistema di supporto vitale. Senza di loro, il rischio di future pandemie aumenterà, la preziosa fauna selvatica andrà persa per sempre, le comunità e le popolazioni indigene perderanno le loro case e i loro mezzi di sussistenza e la crisi climatica continuerà ad accelerare. Ignorando il problema, la stessa Tesco sta giocando con il fuoco. I suoi clienti stanno guardando e, a meno che non intraprendano azioni significative per garantire che i suoi fornitori abbiano catene di fornitura prive di deforestazione, inizieranno a voltarle le spalle».

Mighty Earth  e Greenpeace accusano anche altri supermercati e fast-food del Regno Unito che hanno firmato la nuova lettera al Congrewsso Federale brasiliano di essere «colpevoli di vendere carne industriale che alimenta la deforestazione, tra cui Sainsbury’s, Morrisons, ASDA, Aldi e Lidl. Ma essendo il più grande rivenditore di prodotti alimentari con sede nel Regno Unito e considerato un leader globale su questi temi, Tesco ha la responsabilità di aprire la strada».

Le due organizzazioni concludono con un appello a fare qualcodsa di davvero concreto: «Ogni anno, tra giugno e settembre, i più grandi commercianti di soia del mondo come Cargill e Bunge si incontrano con i produttori di soia in Brasile per negoziare i contratti di acquisto per il prossimo anno. Questo è il periodo dell’anno in cui il businesses concorda requisiti contrattuali come una clausola per non acquistare soia coltivata su terreni disboscati dopo il 2020, nota anche come data limite. L’agricoltura è il principale motore della deforestazione in tutto il mondo. L’80% della perdita mondiale di foreste è dovuto alla conversione delle foreste in terreni agricoli per la produzione di prodotti agricoli, come carne di manzo, soia e olio di palma».