L’inferno di Gaza: distrutto il sistema sanitario e scolastico. Mancano i beni di prima necessità
Gli aiuti di emergenza del WFP alle famiglie colpite non bastano
[18 Maggio 2021]
Ieri il ministero della salute palestinese (MoH) dell’Autorità Palestinese di Ramallah ha fatto il bilancio delle vittime degli attacchi israeliani ai Territori palestinesi in Cisgiordania, Gerusalemme e Striscia di Gaza: 220 morti e 6,039 feriti. Il MoH ha sottolineato che «Il numero dei morti, nella Striscia di Gaza, ha raggiunto 198, inclusi 58 bambini e 35 donne, mentre 21 palestinesi, compreso un bambino, sono stati uccisi in Cisgiordania, oltre a un altro nella Gerusalemme occupata».
Per quanto riguarda il numero dei feriti, il ministero ha indicato che «A Gaza è arrivato a 1.300, e in Cisgiordania a 3.728, di cui circa 80 feriti gravi, mentre a Gerusalemme si sono registrati 1.011 feriti, di cui 60 gravi. In Cisgiordania, sono stati registrati 441 feriti con proiettili letali, 172 con proiettili metallici rivestiti di gomma, mentre 93 persone sono rimaste asfissiate dell’inalazione di gas lacrimogeni».
La guerra asimmetrica israelo-palestinese ha colpito duramente il già disastrato settore sanitario di Gaza, Ieri, durante il suo briefing bisettimanale dalla sede dell’Organizzazione mondiale della sanità, il capo dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha riferito che «Si sono verificati dozzine di incidenti che hanno coinvolto operatori e strutture sanitarie. Inoltre, i test e la vaccinazione per il Covid-19 sono stati gravemente colpiti. Questo crea rischi per la salute per il mondo nel suo insieme».
Tedros ha sottolineato che «La protezione degli operatori sanitari e delle strutture sanitarie è un imperativo in tutte le circostanze. Il diritto internazionale umanitario deve essere pienamente rispettato. In particolare, gli operatori sanitari e le infrastrutture dovrebbero essere sempre protetti e chiedo ai leader di tutte le parti di garantire il rispetto di queste leggi umanitarie vitali».
Mentre continuano i bombardamenti, l’esercito e israeliano ha notificato alle organizzazioni Onu e al ministero dell’istruzione palestinese che intende bombardare le scuole di al-Buraq e al-Aqsa, vicino alla moschea, ad ovest della Città di Gaza, scuole che sono tra i centri designati come rifugi civili dalle organizzazioni internazionali, il ministero palestinese ha denunciato che «L’attuale aggressione di Israele contro Gaza ha causato la morte di 20 studenti delle scuole elementari, che frequentavano istituzioni gestite dall’UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East), dal governo e dal settore privato».
Ieri l’Onu stimava in più di 38.000 sfollati che stanno cercando rifugio in 48 scuole gestite dall’UNRWA a Gaza e che «I combattimenti hanno lasciato più di 2.500 persone senza casa. Più di 40 strutture educative sono state danneggiate nei combattimenti e l’alimentazione elettrica è stata ridotta da 6 a 8 ore al giorno».
Il coordinatore umanitario dell’Onu, Lynn Hastings ha fatto appello alle autorità israeliane e ai gruppi armati palestinesi affinché «consentano immediatamente all’Onu e ai suoi partner di portare carburante, cibo e forniture mediche e di dispiegare personale umanitario a Gaza».
In risposta all’aumento dei bisogni umanitari tra le famiglie colpite dall’escalation del conflitto, il World Food Programme (WFP) ha iniziato a fornire assistenza d’emergenza ad oltre 51.000 persone nel nord di Gaza
Il WFp spiega che, insieme ai suoi partner, sta fornendo «Sostegno sotto forma di contante che sarà di aiuto sia alle persone che ora, per la prima volta, hanno bisogno di assistenza sia per quelle che già ricevevano l’assistenza del WFP ma hanno dovuto abbandonare tutto e trasferirsi altrove da amici o famigliari».
Samer Abdeljaber, rappresentante e direttore WFP in Palestina, ricorda che «Per le persone che hanno perso la casa o che l’hanno abbandonata, uno dei bisogni più urgenti al momento è il cibo. Il modo più rapido e più efficace per fornire sostegno è sotto forma di contante, con voucher elettronici. Il cibo è disponibile per il momento e molti negozi sono ancora aperti, inclusi quelli che hanno già con noi accordi per il nostro sostegno regolare con voucher elettronici. Tuttavia, la chiusura dei passaggi per Gaza potrebbe presto causare una penuria di beni, incluso il cibo, e far aumentare i prezzi alimentari. I prezzi dei prodotti freschi stanno già aumentando dal momento che gli agricoltori che non possono raggiungere i propri campi».
Attualmente, il WFP sta lavorando con i suoi partner per rafforzare il coordinamento, per stabilire protocolli e determinare i bisogni per l’assistenza alimentare d’emergenza per le persone che cercano sicurezza nei rifugi dell’Onu. La piattaforma del WFP per i voucher elettronici viene anche usata da altre agenzie umanitarie per fornire beni non alimentari e altra assistenza di base alle persone colpite. Il WFP sta anche fornendo assistenza tecnica per verificare i bisogni umanitari a Gaza e sta sostenendo, attraverso sforzi logistici a guida WFP, il coordinamento dei carichi umanitari che potrebbero dover entrare nella zona se i confini rimarranno chiusi.
La direttrice regionale del WFP per il Medio Oriente e il Nord Africa, Corinne Fleischer, evidenzia che «Le persone a Gaza già vivevano ai limiti e molte famiglie a fatica riescono ad avere cibo da mettere sulla tavola. La loro situazione è ulteriormente peggiorata nell’ultimo anno a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia di Covid-19. La maggioranza della popolazione non può sopportare ulteriori shock e la situazione attuale potrebbe scatenare a una crisi che si potrebbe allargare all’intera regione»
A Gaza, il WFP sostiene regolarmente circa 260.000 persone attraverso trasferimenti di contante o assistenza in contanti per il cibo, con razioni dirette di cibo e con progetti di sostegno ai mezzi di sostentamento e sottolinea che «Oltre due terzi della popolazione di Gaza di 2 milioni di persone soffriva già di insicurezza alimentare prima dell’attuale escalation del conflitto. La povertà e la disoccupazione, i due principali motivi dell’insicurezza alimentare nella regione, erano già alti prima dello scoppio della pandemia di Covid-19 e del recente deterioramento delle condizioni di sicurezza. Oltre la metà della popolazione di Gaza vive in povertà, il 53%, e il tasso di disoccupazione è al 45%».
In questa situazione, mentre un intero popolo è stato abbandonato cdai suoi ex alleati arabi e la comunità internazionale volta la faccia di fronte a sofferenbze e ingiustizie che per altri Paesi farebbero scattare sanzioni e interventi delle forze di pace dell’Onu, per poter continuare a fornire assistenza alimentare regolare ad oltre 435.000 persone vulnerabili a Gaza e nella Cisgiordania per i prossimi 6 mesi, il WFP ha bisogno di ulteriori 31,8 milioni di dollari.
L’agenzia Onu Premio Nobel per la Pace 2020 conclude: «Per rispondere all’attuale emergenza, il WFP necessita urgentemente di 14 milioni di dollari che servono a fornire assistenza d’emergenza per i prossimi tre mesi a 160.000 persone a Gaza e a 60.000 nella Cisgiordania. Il numero di persone in stato di bisogno potrebbe ulteriormente aumentare. L’attuale escalation militare ha causato notevoli sofferenze e distruzione. Il WFP fa appello per una immediata de-escalation e per una cessazione delle ostilità a Gaza e in Israele».