Brasile: il piano di Bolsonaro per sterminare le tribù incontattate più vulnerabili al mondo (VIDEO)
Il governo punta ad abolire le ordinanze di emergenza che tutelano i territori indigeni, per favorirne l’invasione
[19 Maggio 2021]
Coordenação das Organizações Indígenas da Amazônia Brasileira (COIAB), Observatório dos Direitos Humanos dos Povos Indígenas Isolados e de Recente Contato (OPI) e Survival International hanno diffuso oggi un nuovo video- che pubblichiamo – per denunciare il piano del presidente neofascista del Brasile Jair Bolsonaro per aprire le terre di alcuni popoli incontattati a uno sfruttamento dalle conseguenze letali abolendo le ordinanze d’emergenza che attualmente proteggono i loro territori e chiedono al governo brasiliano di «Rinnovare le ordinanze di protezione territoriale, di sfrattare tutti gli invasori, di proteggere efficacemente queste terre e di fermare il genocidio in Brasile».
Secondo gli esperti, il piano di Bolsonaro «Potrebbe causare l’estinzione di diversi popoli incontattati e la distruzione di circa 1 milione di ettari di foresta pluviale – un’area pari a tre volte la Valle d’Aosta. Questi popoli sono particolarmente vulnerabili perché i loro territori non sono demarcati e protetti ufficialmente. Al momento le ordinanze (note in Brasile come “Restrições de uso”) sono l’unica barriera che si frappone tra loro e trafficanti di legname, imprenditori agricoli e accaparratori di terra ben finanziati e pesantemente armati».
Fabrício Amorim di OPI ricorda che «Nella politica pubblica brasiliana, le ordinanze di protezione territoriale sono uno strumento all’avanguardia che si può utilizzare velocemente per tutelare le vite e i diritti territoriali dei popoli incontattati. Sono la più alta espressione del principio di precauzione, previsto dalla legge nazionale e internazionale. Eliminare queste ordinanze significherà lo sterminio di popoli indigeni, o di alcuni loro gruppi, senza che ci sia stato neppure il tempo di riconoscerne l’esistenza per garantirne i diritti. Ridurrà al silenzio vite poco conosciute e impoverirà l’umanità intera. Per questo, è essenziale rafforzare questi strumenti, iniziare a demarcare queste aree e sfrattare tutti gli invasori».
I territori attualmente protetti da queste ordinanze, che nella maggior parte dei casi devono essere rinnovate ogni pochi anni, sono 7 e 3 ordinanze scadranno tra settembre e dicembre 2021, e sono particolarmente a rischio.
Survival International spiega che «Uno dei territori protetti è la foresta in cui vivono gli ultimi Piripkura, già decimati nel corso di numerosi massacri: si ha conferma dell’esistenza di soli tre membri di questo popolo, ma alcuni studi indicano che altri potrebbero continuare a vivere nel folto della foresta».
Il recente studio “Sirad isolados janeiro 2021 . Sistema de alerta de desmatamento em terras indígenas com registros confirmados de povos isolados” dell’ONG brasiliana Instituto Socioambiental ha dimostrato che, solo nel 2020, nel territorio dei Piripkura sono stati abbattuti 962 ettari di foresta, l’equivalente di oltre 1.000 campi da calcio. Elias Bígio, l’ex capo dell’Unità per i popoli incontattati della Fundacao Nacional do Indio (FUNAI) estromesso da Bolsonaro, denuncia che «La terra dei Piripkura è occupata da persone violente e aggressive che stanno distruggendo l’ambiente e minacciano chiunque. I Piripkura incontattati hanno fatto capire di non volere il contatto. Data la relazione traumatica che hanno avuto con gli invasori, sanno di non poter avere contatti sicuri con la “nostra” società. Sono là nella foresta e hanno adottato strategie per proteggersi e sopravvivere. Sono riusciti a sopravvivere e sono là, nascosti, stretti in un piccolo territorio che rivendicano per sé stessi».
CIAB, OPI e Survival evidenziano che «Il Presidente Bolsonaro e i suoi alleati stanno prendendo di mira questi territori, che resteranno vulnerabili fino a quando non saranno stati definitivamente demarcati come terre indigene». E fanno l’esempio del Senatore Zequinha Marinho, fedelissimo di Bolsonaro e legatissimo alla lobby degli allevatori e dei minatori e membro della controversa chiesa evangelica Assemblea di Dio, che chiede che il territorio di territorio indigeno di Ituna Itatá (“Odore di Fuoco”), abitato da Indiani incontattati, nello Stato amazzonico del Parà, venga drasticamente ridimensionato. A pochi chilometri dal territorio di Ituna Itatá, la compagnia mineraria canadese Belo Sun sta progettando di aprire la più grande miniera d’oro a cielo aperto del Brasile. Ituna Itatá avrebbe dovuto essere demarcato e protetto già anni fa – la sua protezione era infatti una delle condizioni per l’approvazione dell’imponente e contestatissimo progetto della diga di Belo Monte, sita nelle vicinanze.
Intanto, politici statali e federali brasiliani legati a potenti interessi dell’industria del legname, dell’allevamento e dell’agrobusiness, stanno puntando ad altri territori. Survival avverte che «Il Presidente Bolsonaro è fortemente favorevole a questi letali tentativi di accaparramento di terre, e ha esplicitamente detto di voler aprire tutti i territori indigeni allo sfruttamento».
Una coordinatrice del COIAB, Angela Kaxuyana, ha detto: «Basta massacri! Non permetteremo ulteriori invasioni! E’ cruciale che i popoli e le organizzazioni indigeni dell’Amazzonia, e tutta la società civile, si mobilitino per impedire che i territori dove vivono i popoli indigeni isolati siano consegnati alla distruzione da parte di trafficanti di legname, accaparratori di terra, cercatori d’oro e altri predatori della foresta. Se il governo di Bolsonaro dovesse porre fine alle ordinanze di protezione territoriale, ci troveremmo di fronte a un altro disastro e a un ennesimo attacco alle vite di questi popoli. È parte del suo piano per smantellare le politiche per i popoli indigeni nel nostro paese. Dobbiamo impedire che altre vite vadano perse a causa di questo (mal)governo, continueremo a difendere il nostro diritto alla vita, e quello dei nostri parenti che vivono in autonomia nei loro territori».
Sarah Shenker, coordinatrice della campagna di Survival per i popoli incontattati. Conclude: «Quest’anno si deciderà del futuro di vari popoli incontattati che vivono in territori tutelati da ordinanze di protezione territoriale d’emergenza. Hanno già subito furti di terra, violenze raccapriccianti e massacri da parte degli esterni. Al momento le ordinanze sono l’unica barriera che si frappone tra loro e la morte certa. Il piano di politici e imprenditori agricoli per sabotare le ordinanze, rubare quelle terre e liberarsi dei popoli incontattati che vi vivono è uno dei tanti attacchi genocidi del governo Bolsonaro contro i popoli indigeni del Brasile, e deve essere fermato. Nei prossimi mesi, gli alleati dei popoli incontattati in Brasile e in tutto il mondo condurranno una campagna senza sosta affinché le ordinanze siano rinnovate, tutti gli invasori sfrattati, e le foreste protette in via definitiva. Solo allora questi popoli potranno sopravvivere e prosperare».