Pubblicato il “Rangeland atlas”, il nuovo Atlante mondiale delle praterie
Fondamentali per il clima, le praterie sostengono milioni di persone ed ecosistemi cruciali ma sono ancora ignorate
[26 Maggio 2021]
Oggi, International Livestock Research Institute (ILRI), International Union for Conservation of Nature (IUCN), United Nations environment programme, International Land Coalition e Wwf, con il contributo della Fao, hanno pubblivcato e presentato “Rangeland atlas“, dal quale risulta che il 54% delle terre emerse «E’ costituito da vaste superfici coperte da piante erbacee, arbusti o da vegetazione rada e adattata a vivere in condizioni estreme, che forniscono sostegno a milioni di pastori, raccoglitori, allevatori, a ampie popolazioni di animali selvatici e che costituiscono il deposito di grandi quantità di carbonio». Ma l’Atlante fa notare che «Ad oggi, mentre la maggior parte dei piani sul clima concentra la propria attenzione sulle foreste, molta meno importanza è data alle praterie, lasciando esposto a una enorme varietà di minacce questo imponente ecosistema planetario che sostiene natura e persone».
Il Rangeland atlas e frutto di un lavoro ambizioso, primo nel suo genere, che ha prodotto un inventario dell’attuale stato delle praterie del mondo, comprese le steppe della Mongolia, la savana africana, la pampa sud americana e le Grandi Pianure del nord America. Le organizzazioni che hanno contribuito alla realizzazione dell’Atlante sottolineano che «Fino ad ora pascoli e praterie sono stati molto raramente inclusi nelle agende internazionali. Appena il 10% dei piani nazionali sul clima (parte dell’Accordo di Parigi) include riferimenti alle praterie, mentre nel caso delle foreste la percentuale sale al 70%. Le praterie sono note per il ruolo cruciale che hanno nello stoccaggio del carbonio, come habitat per le diverse specie animali e vegetali, e nel supporto ai più grandi fiumi e aree umide del mondo. La ragione principale per cui non sono state fino ad oggi considerate risiede nella mancanza di dati scientifici incontrovertibili riguardo la loro estensione e il loro valore. L’ambizione dell’atlante è quella di rendere le praterie un ambito di massima attenzione nella discussione politica su vari piani, dal cambiamento climatico alla riduzione della povertà, attraverso la gestione delle minacce alla biodiversità e all’acqua dolce e lo sviluppo di sistemi alimentari sostenibili».
Una delle autrici dell’Atlante, Shirley Tarawali, assistente del direttore Generale dell’ILRI, evidenzia che «Per la prima volta in assoluto, abbiamo una comprensione chiara di quale percentuale delle terre emerse sia coperta dalle praterie. Fino ad oggi, gli sforzi di conservazione si sono focalizzati principalmente sulle foreste, ma le praterie devono ricevere la stessa attenzione».
In Chad, il bestiame al pascolo in remote distese di praterie aride, produce l’11% del PIL. Nelle Grandi Pianure del Nord America si trova una delle ultime quattro praterie temperate rimaste intatte al mondo, a supporto di una grande varietà di specie di piante, uccelli e rettili e patria di numerose nazioni di nativi americani. Ma l’atlante rivela che per via delle minacce, tra cui l’agricoltura industriale di larga scala, queste aree stanno scomparendo a una velocità maggiore di quanto avvenga per le foreste pluviali amazzoniche. Il Wwf ricorda che «Oggi solo il 12% delle praterie è stato designato come Area Protetta, mentre la restante parte è minacciata dalla progressiva conversione ad uso agricolo. L’atlante mostra che negli scorsi 3 secoli più del 60% dei territori selvaggi e dei boschi è stato convertito: un’area più grande del Nord America e un’area approssimativamente della dimensione dell’Australia (7,54 milioni di km2) è ora utilizzata per le coltivazioni. Questo cambiamento di destinazione d’uso del suolo contribuisce alla crisi climatica e l’atlante mostra che le praterie soffriranno ulteriormente il riscaldamento globale. Drammatici effetti si prevedono per un’area grande due volte l’Europa, con una pericolosa destabilizzazione della natura e una riduzione della capacità di produrre cibo e altre risorse essenziali».
Per Tarawa, responsabile del Global Agenda for Sustainable Livestock ospitato dalla Fao, «Se vogliamo avere una chance di conseguire gli obiettivi su clima, natura e alimentazione, la gestione e l’uso delle praterie devono essere considerati prioritari. La nostra speranza è che praterie e pascoli siano inclusi nelle prossime conferenze delle Nazioni Unite su biodiversità, clima, suolo e alimentazione»,
Nella seconda metà del 2021 ci saranno i summit annuali delle tre Convenzioni di Rio, su cambiamento climatico (Unfccc), biodiversità (CBD) e desertificazione (Unccd) e il primo Summit sui Sistemi Alimentari delle Nazioni Unite. Karina Berg, responsabile Global Grasslands and Savannahs Initiative del Wwf, conclude: «Fino ad ora gli sforzi di conservazione e sviluppo si sono concentrati sulle foreste, ignorando gli altri ecosistemi di valore. Questo atlante mostra per la prima volta la dimensione effettiva delle praterie e sottolinea come non sia possibile ignorarle se vogliamo veramente combattere le crisi climatiche e della natura, e allo stesso tempo sostenere la domanda di cibo globale. La protezione, la gestione e il ripristino dei ricchi e vari ecosistemi delle praterie è fondamentale e la loro rilevanza deve essere rappresentata all’interno dell’agenda globale».