Un giudice olandese ordina alla Shell di ridurre drasticamente le emissioni di CO2

Friends of the Earth e Greenpeace Netherlands: vittoria storica con enormi conseguenze per Shell e altri grandi inquinatori

[26 Maggio 2021]

Per la prima volta nella storia, un giudice ha ritenuto una compagnia petrolifera responsabile di aver causato un pericoloso cambiamento climatico. Oggi, dopo  un’azione legale promossa da Friends of the Earth Nedeland (Milieudefensie) Action Aid Netherlands, Both ENDS, Fossil Free Netherlands, Greenpeace Netherlands, Young Friends of The Earth Netherlands e Wadden Sea Association (Waddenvereniging) e più di 17,000 cittadini olandesi

Ecco i punti principali della sentenza: della Corte dell’Aja:  Royal Dutch Shell deve ridurre le sue emissioni del 45% netto entro la fine del 2030; . Shell è anche responsabile delle emissioni dei suoi clienti e fornitori; Esiste una minaccia di violazioni dei diritti umani dal “diritto alla vita” e alla “vita familiare indisturbata”; Shell deve conformarsi immediatamente al giudizio, perché l’attuale politica climatica di Shell non è abbastanza concreta.

Per  Donald Pols, direttore di Friends of the Earth Nederland, «Questo verdetto storico ha enormi conseguenze per Shell e altri grandi inquinatori a livello globale. Questa è una vittoria monumentale per il nostro pianeta, per i nostri figli ed è una tappa verso un futuro vivibile per tutti. Il giudice non ha lasciato spazio a dubbi: Shell sta causando pericolosi cambiamenti climatici e deve fermare il suo comportamento distruttivo ora».

Secondo Roger Cox, avvocato di Friends of the Earth Nederland, «Questo è un punto di svolta storico. Questo caso è unico perché è la prima volta che un giudice ha ordinato a una grande compagnia inquinante di rispettare l’Accordo sul clima di Parigi. Questa sentenza potrebbe avere conseguenze importanti anche per altri grandi inquinatori».

Anche per Andy Palmen, direttore ad interim di Greenpeace Nederland: «Questa è una vittoria storica per il clima e per tutti coloro che sono stati colpiti dalla crisi climatica. Ci congratuliamo con Milieudefensie e tutti gli altri co-querelanti. Shell non può continuare a violare i diritti umani. E’ un segnale forte per l’industria dei fossili. Carbone, petrolio e gas devono rimanere nel sottosuolo. Le persone in tutto il mondo chiedono giustizia climatica. Oggi il giudice ha confermato che abbiamo ragione. Le multinazionali possono essere ritenute responsabili della crisi climatica».

Sara Shaw di Friends of the Earth International è convinta che la sentenza del tribunale dell’Aia avrà importanti ramificazioni a livello internazionale: «Questa è una vittoria storica per la giustizia climatica. La nostra speranza è che questo verdetto inneschi un’ondata di contenziosi sul clima contro i grandi inquinatori, per costringerli a smettere di estrarre e bruciare combustibili fossili. Questo risultato è una vittoria per le comunità del Sud del mondo che devono affrontare già adesso devastanti impatti sul clima».

Anche Greenpeace Italia ritiene che questa sentenza rivesta un’enorme importanza non solo per cittadine e cittadini dei Paesi Bassi, ma per gli abitanti di tutto il Pianeta. Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia, ricorda che «La scorsa settimana l’Agenzia Internazionale per l’Energia ha dichiarato ufficialmente in un suo studio che non si devono più cercare e bruciare gas e petrolio se vogliamo contrastare la crisi climatica. Oggi la corte dei Paesi Bassi obbliga Shell, una multinazionale del gas e del petrolio, ad abbattere drasticamente le proprie emissioni entro questo decennio, poiché ha dei piani climatici non abbastanza ambiziosi. Una situazione che ricorda quella dell’italiana ENI, azienda il cui business principale è proprio il gas, nonché uno dei più grandi emettitori a livello mondiale. Ebbene il Cane a sei zampe ha recentemente ha presentato un piano di decarbonizzazione che prevede di abbattere di appena il 25% le proprie emissioni entro il 2030. Speriamo che quanto accaduto oggi sia un monito anche per le aziende italiane come ENI: occorre che rivedano presto i propri obiettivi allineandosi alle richieste degli scienziati».

Pols conclude: «Questo verdetto è un enorme passo avanti per il movimento internazionale per il clima. Uno dei maggiori inquinatori del mondo è stato finalmente ritenuto responsabile. Sono pieno di speranza per il futuro, poiché sappiamo che la crisi climatica non aspetta e non si ferma. Questo è il motivo per cui è così importante che il giudice ora costringa la Shell ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Questo è anche un chiaro segnale agli altri grandi inquinatori che anche loro devono agire, ora».