Dissesto idrogeologico: «priorità» per il governo, ma le risorse dove sono?
D’Angelis: «Solo 30 milioni per la difesa del suolo nelle bozze della Legge di Stabilità per il 2014»
[22 Ottobre 2013]
Dopo quanto avvenuto ieri in particolare in Toscana, il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando ha ribadito che il dissesto idrogeologico è un’emergenza nazionale e gli interventi per mitigarlo vanno inseriti da subito tra le priorità.
«A questo proposito – ha affermato – ricordo ancora una volta quale siano alcuni degli urgenti interventi indispensabili per poter essere in grado di fronteggiare i pericoli derivanti dalla fragilità del nostro territorio. E’ innanzitutto necessario un allentamento del patto di stabilità affinché i Comuni e le Regioni possano realizzare interventi già progettati per i quali sono già a disposizione risorse oggi bloccate da vincoli di bilancio. E’ inoltre auspicabile che i fondi strutturali 2014 prevedano di essere utilizzati anche per programmi di matrice ambientali con l’obiettivo di mettere in sicurezza le aree a rischio. Serve infine che la Conferenza Unificata Stato regioni ed Enti locali esprima un parere positivo e rapido sul disegno di legge contro il consumo del suolo, un provvedimento molto utile per porre un limite a quello sfrenato utilizzo del territorio che è purtroppo spesso causa di tanti problemi.
Sono questi tre interventi concreti su cui da tempo sto insistendo con forza all’interno delle istituzioni- ha aggiunto Orlando- con la consapevolezza che il deterioramento del territorio, il degrado ambientale, le conseguenze dei cambiamenti climatici produrranno costi e danni insostenibili se non prenderemo misure adeguate in tempo».
Interventi sacrosanti e anche realizzabili, se fossero riconosciuti come patrimonio comune da parte del Governo. Purtroppo, invece, anche sul tema generale della difesa del suolo pare che sia presente più di qualche sfilacciamento nell’esecutivo, le cui azioni non concordano con le priorità più volte annunciate. Una denuncia che parte dalla stessa maggioranza che lo sostiene, in particolare nella persona del Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti Erasmo D’Angelis: «Le emergenze si affrontano seriamente e con risorse vere e immediatamente spendibili e non con ulteriori riduzioni di stanziamenti come sta avvenendo. Sarebbe paradossale, dopo i tanti annunci di svolta ascoltati durante le celebrazioni dell’anniversario della tragedia del Vajont, ridurre gli investimenti per la sicurezza degli italiani e dei territori. E’ un clamoroso errore di sottovalutazione e dimostra una insensibilità al limite della beffa aver inserito appena 30 milioni per la difesa del suolo nelle bozze della Legge di Stabilità per il 2014, come denuncia il presidente della Commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci. Spero non sia vero e che possa essere smentito dal Ministero dell’Economia.
All’Italia occorrono almeno due mosse immediate – ha aggiunto D’Angelis: l’uscita dei fondi per la difesa del suolo dal patto di stabilità e almeno 500 milioni l’anno per dieci anni per segnare una svolta nella difesa da eventi meteorologici ormai non più estremi ma ordinari come dimostrano le emergenze in corso in Toscana e Liguria in queste ore. La messa in sicurezza dell’Italia da allagamenti, alluvioni e frane è una grande opera pubblica assolutamente indispensabile e urgente.
Le aree a elevato rischio frana e alluvione rappresentano circa il 10 per cento della superficie del territorio nazionale (29.500 chilometri quadrati) e riguardano l’81,9 per cento dei comuni (6.633) dove vivono 5,8 milioni di persone (9,6 per cento della popolazione nazionale), per un totale di 2,4 milioni di famiglie. In queste zone – conclude D’Angelis – si trovano oltre 1,2 milioni di edifici e più di 2/3 delle zone esposte a rischio interessa centri urbani, infrastrutture e aree produttive».
Anche la società civile si muove per individuare risorse concrete destinate a sanare quest’emergenza permanente che in Italia è ormai il dissesto idrogeologico: una di queste strade per la sicurezza del territorio è indicata da Fiper (Federazione italiana produttori di energia rinnovabile) che al contempo lamenta, nei confronti del ministero dell’Ambiente, forti ritardi nell’emanazione del decreto sui sottoprodotti da impiegare a fini energetici.
«Il ritardo si fa sentire sull’economia reale- ha sottolineato il presidente di Fiper Walter Righini- e in tempo di redazione di legge di stabilità, ricordiamo al Ministro che parte delle risorse richieste per il dissesto idrogeologico lo scorso 7 ottobre per la legge di Stabilità (500 milioni Euro come priorità), le potrebbe ricavare localmente riconoscendo la biomassa derivante dalla pulizia degli alvei, margini fluviali quale sottoprodotto impiegabile nella filiera energetica. Di fronte alla possibilità di innestare un’economia virtuosa che riconosce e traccia la biomassa portando ossigeno alle casse dei Comuni diversificando la filiera di approvvigionamento della biomassa stessa, Fiper richiama l’attenzione del Ministro affinché non vi siano ulteriori ostacoli all’uscita del decreto», ha concluso Righini.