Il mare del Gargano sta affogando nella plastica di allevamenti di cozze e pesca
Greenpeace: «Ci siamo imbattuti in uno scenario scioccante con enormi quantità di rifiuti, un paradosso da parte di un settore che vive grazie al mare»
[29 Giugno 2021]
I rifiuti riconducibili alla pesca rappresentano – insieme agli imballaggi monouso dispersi nell’ambiente da cittadini incivili – le frazioni più abbondanti tra i materiali in plastica dispersi in Adriatico, sia sulle spiagge che sulla superficie marina, come mostra l’ultimo report diffuso da Greenpeace nel merito.
Affacciandosi sul mare del Gargano questo problema è particolarmente evidente: l’associazione ambientalista ha trovato infatti enormi quantità di reti tubolari utilizzate per l’allevamento delle cozze e boe impiegate dal settore della pesca attorno ai laghi di Lesina e Varano.
«Ci siamo imbattuti in uno scenario scioccante con enormi quantità di rifiuti riconducibili all’allevamento delle cozze e della pesca: un paradosso da parte di un settore che vive grazie al mare e che allo stesso tempo contribuisce a inquinarlo con la plastica. Eppure, tra tutte le attività di pesca, la mitilicoltura potrebbe essere tra le meno impattanti, se fatta in modo corretto», dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
Nel merito l’associazione ambientalista sottolinea che a livello globale si stima che ogni anno finiscano nei mari del Pianeta 640 mila tonnellate di reti e altri attrezzi da pesca, ovvero circa il 10% di tutti i rifiuti in plastica dispersi in mare sono rappresentati da tali oggetti, una trappola mortale per tartarughe, uccelli marini e cetacei. Inoltre, solo una minima parte di queste attrezzature è riciclata: secondo alcune stime, in Europa il riciclo non supera l’1,5%.
Le reti e le attrezzature da pesca in plastica rientrano tra i manufatti che saranno sottoposti a nuove regolamentazioni nell’ambito della direttiva europea sulle plastiche monouso, la cui entrata in vigore è prevista per il prossimo 3 luglio. La direttiva istituisce regimi di responsabilità estesa dei produttori, che dovranno farsi carico dei costi di raccolta, trasporto e smaltimento.
«La gravità dell’inquinamento da plastica richiede scelte ambiziose e senza compromessi. Ci auguriamo che nel recepire la direttiva sulle plastiche monouso il governo italiano e il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani abbiano il coraggio di mettere al primo posto la difesa del mare, senza cercare inutili compromessi per tutelare business altamente inquinanti», conclude Ungherese.