La Cina è ufficialmente malaria–free: da 30 milioni di casi all’anno a zero
Come in 70 anni la Cina è riuscita a sconfiggere la malaria
[2 Luglio 2021]
Oggi, i rappresentanti della Commissione sanitaria nazionale cinese e gli operatori sanitari in prima linea si sono uniti ai responsabili dei programmi contro la malaria di altre regioni, agli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e ai loro partner globali per il forum virtuale “From 30 million cases to zero: China creates a malaria-free future” che ha condiviso riflessioni e prospettive sul lungo percorso per eliminare la malaria in Cina.
Ci sono voluti 70 anni, ma alla fine l’Oms ha dato alla Repubblica popolare cinese la certificazione malaria-free, un’impresa notevole per un Paese dove negli anni ’40 venivano segnalati 70 milioni di casi di malaria all’anno.
La notizia del raggiungimento di questo traguardo l’ha data il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus: «Oggi ci congratuliamo con il popolo cinese per aver liberato il paese dalla malaria. Il loro successo è stato duramente guadagnato ed è arrivato solo dopo decenni di azioni mirate e prolungate. Con questo annuncio, la Cina si unisce al numero crescente di Paesi che stanno dimostrando al mondo che un futuro senza malaria è un obiettivo praticabile».
La Cina è il primo paese della regione del Pacifico occidentale dell’Oms a ricevere una certificazione malaria-free dopo più di 30 anni, gli altri paesi della regione che hanno raggiunto questo status sono: Australia (1981), Singapore (1982) e Brunei Darussalam (1987).
Anche Takeshi Kasai, direttore dell’ufficio regionale dell’Oms per il Pacifico occidentale ha fatto le sue congratulazioni alla Cina per l’eliminazione della malaria: «Lo sforzo instancabile della Cina per raggiungere questo importante traguardo dimostra come un forte impegno politico e il rafforzamento dei sistemi sanitari nazionali possano portare all’eliminazione di una malattia che un tempo era un grave problema di salute pubblica. Il successo della Cina ci avvicina di un passo alla visione di una regione del Pacifico occidentale libera dalla malaria».
In tutto il mondo ci sono 40 paesi e territori malaria-free (l’Italia ha ottenuto la certificazione Oms nel 1970) le certificazioni più recenti sono state quelle di El Salvador (2021), Algeria (2019), Argentina (2019), Paraguay (2018) e Uzbekistan (2018).
Ma l’impegno per liberarsi dalla malaria da parte del Paese più popoloso del mondo è stato particolarmente lungo e difficile: a partire dagli anni ’50, in pieno maoismo, il governo comunista cinese si era messo al lavoro per individuare i focolai e fermare la diffusione della malaria fornendo farmaci antimalarici preventivi alle persone a rischio e cure a chi si era ammalato di malaria. La Cina ha anche compiuto un grande sforzo per ridurre i luoghi di riproduzione delle zanzare e, in alcune aree, ha intensificato l’utilizzo di insetticidi spray nelle case.
Nel 1967, il governo cinese lanciò il “Progetto 523” – un programma di ricerca nazionale per trovare nuovi trattamenti antimalarici. Un lavoro che ha coinvolto più di 500 scienziati di 60 istituzioni e che, negli anni ’70, portò alla scoperta dell’artemisinina, il composto principale delle terapie combinate a base di artemisinina (ACT), i farmaci antimalarici più efficaci oggi disponibili.
Pedro Alonso, direttore del Programma globale contro la malaria dell’Oms, evidenzia che «Per molti decenni, la capacità della Cina di pensare fuori dagli schemi ha servito bene il paese nella sua risposta alla malaria e ha anche avuto un significativo effetto a catena a livello globale. Il governo e il suo popolo erano sempre alla ricerca di modi nuovi e innovativi per accelerare il ritmo dei progressi verso l’eliminazione della malaria».
Negli anni ’80, la Cina è stata uno dei primi Paesi al mondo a testare ampiamente l’uso di zanzariere trattate con insetticida (ITN) per la prevenzione della malaria, ben prima che le reti fossero raccomandate dall’Oms per il controllo della malaria. Nel 1988 in Cina erano state distribuite più di 2,4 milioni di zanzariere e il loro utilizzo ha portato a sostanziali riduzioni dell’incidenza della malaria nelle aree in cui sono state utilizzate.
Alla fine del 1990, il numero di casi di malaria in Cina era sceso a 117.000 all’anno e i decessi si erano ridotti del 95%. A partire dal 2003, con il sostegno del Global Fund to Fight AIDS, Tuberculosis and Malaria, la Cina ha intensificato la formazione, aumentato il personale, le attrezzature di laboratorio, i medicinali e il controllo anti-zanzare, uno sforzo che ha portato a un’ulteriore riduzione dei casi: in 10 anni, il numero di casi era sceso a circa 5.000 all’anno.
Nel 2020, dopo aver segnalato 4 anni consecutivi di zero casi in patria, la Cina ha richiesto la certificazione ufficiale malaria-free dell’Oms e il Malaria Elimination Certification Panel a maggio di quest’anno ha visitato la Cina per verificare l’assenza di malaria nel Paese e il programma cinese per prevenire il ritorno della malaria.
La Cina fornisce gratuitamente ai suoi cittadini un pacchetto di servizi sanitari pubblici di base, in base al quale tutti i cinesi hanno accesso a servizi a prezzi accessibili per la diagnosi e il trattamento della malaria, indipendentemente dallo stato legale o finanziario.
La chiave del successo della lotta alla malaria è stata anche un’efficace collaborazione multisettoriale: nel 2010, 13 ministeri cinesi, compresi quelli che di salute, istruzione, finanza, ricerca e scienza, sviluppo, pubblica sicurezza, esercito, polizia, commercio, industria e tecnologia dell’informazione, dogane, media e turismo, hanno unito le forze per porre fine alla malaria a livello nazionale .
Negli ultimi anni, il Paese ha ulteriormente ridotto il suo carico di casi di malaria attraverso una stretta osservanza delle scadenze della strategia “1-3-7”. L’1 indica il termine di un giorno per le strutture sanitarie per segnalare una diagnosi di malaria; entro la fine del giorno 3, le autorità sanitarie sono tenute a confermare un caso e determinare il rischio di diffusione; entro 7 giorni, devono essere prese misure appropriate per prevenire un’ulteriore diffusione della malattia.
Il rischio di casi di malaria importati resta però una delle principali preoccupazioni, in particolare nella provincia meridionale dello Yunnan, che confina con 3 Paesi dove la malaria è endemica: Laos, Myanmar e Vietnam. La Cina deve fare i conti anche con i casi di malaria importati tra i cittadini cinesi di ritorno dall’Africa subsahariana e da altre regioni dove la malaria è endemica.
Per prevenire il ritorno della malaria, la Cina ha intensificato la sorveglianza antimalarica nelle zone a rischio e si è impegnato attivamente in iniziative regionali di controllo della malaria. Durante la pandemia di Covid-19, la Cina ha tenuto corsi di formazione per operatori sanitari attraverso una piattaforma online e ha tenuto riunioni virtuali per lo scambio di informazioni sulle indagini sui casi di malaria.