Le piante delle dune acchiappa plastica che difendono le coste
I risultati di una ricerca dell’università di Pisa sul litorale da Viareggio a Calambrone
[8 Luglio 2021]
C’è una barriera verde che protegge le coste. Piante come lo sparto pungente o la gramigna delle spiagge sono fra i migliori difensori contro l’invasione di plastica. La loro conformazione e le radici molto ramificate agiscono infatti come vere e proprie “trappole” per limitare la dispersione dei rifiuti. La conferma del ruolo fondamentale svolto dalla vegetazione dei sistemi dunali arriva dallo studio “The role of plants in the face of marine litter invasion: A case study in an Italian protected area”, pubblicato su Marine Pollution Bulletin da Alessio Mo, Marco D’Antraccoli, Gianni Bedini e Daniela Ciccarelli dell’università di Pisa ed condotto sul litorale da Viareggio a Calambrone nel Parco regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli.
Lo studio pubblicato su Marine Pollution Bulletin è il risultato della tesi di laurea magistrale in biologia marina di Alessio Mo che attualmente si occupa di vegetazione costiera. Marco D’Antraccoli è curatore dell’Orto e Museo Botanico di Ateneo. Daniela Ciccarelli e Gianni Bedini del Dipartimento di Biologia si occupano da diversi anni di vegetazione dei sistemi dunali costieri in ambiente Mediterraneo sia dal punto di vista della conservazione che della gestione. Come si legge nello studio, «I rifiuti marini si accumulano nelle dune costiere e provocano gravi danni a questi fragili ecosistemi. Questo studio ha analizzato la composizione, la copertura e la distribuzione dei rifiuti marini e la sua relazione con la copertura vegetale in un sistema dunale mediterraneo, situato in un’area protetta affacciata sul Mar Ligure (Italia settentrionale)».
Il team di ricercatori pisani sono partiti da un censimento dei rifiuti marini e hanno preso in esame 3 spiagge: Calambrone, Lecciona e Bufalina, la prima a sud della foce del fiume Arno e le ultime due a nord, dove a causa delle correnti, si depositano più detriti.
La maggior parte del materiale che hanno rilevato (85%) era costituita da plastiche di natura polimerica, quindi carta e cartone (3,6%) e legno lavorato (3,1%). I ricercatori sottolineano che «In particolare, per quanto riguarda la plastica si trattava soprattutto di frammenti di piccole e medie dimensioni, resti di spugne domestiche, pacchetti di patatine, involucri di dolci e mozziconi e filtri di sigaretta, ma anche vasi in plastica e sacchetti per mangimi o fertilizzanti associati alle attività agricole».
Dallo studio emerge che «La copertura vegetale è correlata inversamente al turnover delle categorie di rifiuti, suggerendo che le piante possono fungere da barriera al trasporto dei rifiuti intrappolandoli e che svolgono un ruolo nelle dinamiche spazio-temporali dei rifiuti costieri».
La Ciccarelli conclude: «Il problema dei rifiuti costieri è di grande attualità e il legame con la vegetazione è ancora poco studiato interne Quando infatti le dune costiere sono erose o prive di una consistente copertura vegetale i rifiuti possono raggiungere anche le aree più interne. Questa situazione merita una grande attenzione specie se pensiamo che il Mar Mediterraneo è stato identificato come una delle aree più inquinate del mondo, anche perché è un bacino semichiuso con coste densamente popolate interne».