Basta cinghiali: nuova manifestazione Coldiretti, stesse proposte e “amici”

Wwf: politica e Coldiretti in piazza per una “emergenza” mai gestita con serietà

[9 Luglio 2021]

Coldiretti si rallegra per il fatto che «Sindaci, presidenti di regione, parlamentari, segretari di partito e Ministri delle diverse forze politiche sono scesi in campo a sostegno della mobilitazione della Coldiretti  per difendere agricoltori e cittadini dall’assedio di 2,3 milioni di cinghiali che distruggono le produzioni alimentari, devastano raccolti, assediano campi, causano incidenti stradali con morti e feriti e si spingono fino all’interno dei centri urbani dove razzolano tra i rifiuti con pericoli per la salute e la sicurezza delle persone».

Al termine della manifestazione che ha coinvolto decine di migliaia di persone in tutti i capoluoghi di regione, il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha annunciato che «La struttura di palazzo Chigi ha garantito che appena arriverà la proposta del ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli sarà resa immediatamente operativa».

Nel suo intervento il ministro Patuanelli ha spiegato che «La fauna selvatica è di proprietà dello Stato e lo Stato non può creare danni ai privati. Questa situazione non può continuare e il problema non sono i risarcimenti, i danni non ci devono essere. Lo Stato deve fare la sua parte e io garantisco il massimo impegno per dare risposte che voi agricoltori avete diritto ad avere da parte dello Stato».

Il ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, Renato Brunetta, ha assicurato che porrà  al Consiglio dei ministri la questione dell’emergenza cinghiali, «Perché è un problema prioritario: non è possibile buttare gli investimenti. Occorre garantire l’equilibrio della natura che vuole dire controllo e rispetto e noi agricoltori  – ha aggiunto ricordando di essere iscritto alla Coldiretti – siamo più ambientalisti degli ambientalisti da salotto».

Un impegno importante è necessario anche a livello regionale dove la Coldiretti ha chiesto «Un coordinamento stretto con lo Stato per operare in modo risoluto nell’attuazione delle misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, con il coinvolgimento di agricoltori, guardie venatorie, polizia municipale e cacciatori abilitati, con il coordinamento delle Prefetture, l’estensione del calendario venatorio e l’assegnazione nel circuito locale o in beneficienza delle carni degli animali prelevati».

Coldiretti chiede che «Le Regioni si coordinino strettamente con lo Stato e operino in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinché: gli agricoltori possano avanzare richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza; l’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo spettino alla polizia municipale e provinciale; gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale; il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio; le carni degli animali vengano destinate alla beneficienza nel rispetto di standard di sicurezza o vengano valorizzati a sostegno dell’economia locale; che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al Prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza.

Obiettivi che sembrano entusiasticamente sostenuti da sindaci, consiglieri regionali, presidenti delle Regioni, parlamentari, sottosegretari e ministri intervenuti alla giornata di mobilitazione della Coldiretti in tutto il territorio nazionale. Gli stessi che in tutti questi anni non hanno però promosso nessuna misura incisiva per ridurre davvero le popolazioni di cinghiali, affidando il loro contenimento a una gestione venatoria che ha prodotto il disastro portato in piazza da Coldiretti.

Contraddizioni evidenziate da Wwf che ricorda (anche a Brunetta) di aver non mai trascurato il tema della gestione degli ungulati, in particolare dei cinghiali e di aver «più volte presentato proposte concrete alle istituzioni su questo tema anche attraverso la redazione di dettagliati documenti contenenti le linee guida per una gestione sostenibile del cinghiale nel nostro Paese, come accaduto nel 2014 e successivamente nel 2019, in occasione di audizioni tenutesi dinanzi alle Commissioni agricoltura della Camera e del Senato. Proposte che però sono sempre rimaste inascoltate dai decisori politici e dalle stesse associazioni agricole che oggi portano in piazza una “emergenza” mai gestita con serietà e determinazione».
Il Wwf Italia sottolinea di aver «sempre riconosciuto l’esistenza di un problema nella gestione del cinghiale, sottolineando l’esigenza di affrontarlo sulla base di valutazioni scientifiche serie documentate e non ideologiche» e ricorda agli smemorati politici nazionali, regionali e locali che «La storia della gestione del cinghiale in Italia è il frutto di una pessima gestione faunistico venatoria, con approcci sbagliati conditi di retorica e facile demagogia. Nell’ultimo decennio è stata evidente la volontà, da parte di molte istituzioni regionali e nazionali, di affrontare il problema senza generare conflitti con il mondo venatorio a discapito degli agricoltori, sfruttando il loro oggettivo disagio per assecondare, per mere ragioni elettorali, le richieste dei veri responsabili del problema e del suo costante aggravamento».

Secondo il Panda italiano, «Ne è testimonianza quanto accaduto in Commissione Agricoltura del Senato, durante la discussione dell’Affare N. 337 “problematiche inerenti ai danni causati all’agricoltura dall’eccessiva presenza di fauna selvatica”. In questa occasione infatti, nonostante l’audizione di numerosi e qualificati esponenti del mondo scientifico che hanno chiarito come l’espansione dei cinghiali nel territorio e la loro proliferazione siano direttamente conseguenti ad azioni umane quali le immissioni a scopo venatorio, i foraggiamenti e la caccia in braccata, hanno approvato una risoluzione totalmente discordante con queste oggettive conclusioni».

Poi il Wwf dà una stoccata a Coldiretti; «Anche le stesse Associazioni agricole, piuttosto che tutelare in maniera laica ed esclusiva gli interessi degli agricoltori, hanno sostenuto essenzialmente le richieste del mondo venatorio che persegue finalità del tutto diverse, spesso contrastanti, con quelle degli agricoltori. Incomprensibile inoltre l’ostilità delle associazioni agricole verso provvedimenti che attribuiscano agli agricoltori la gestione diretta del cinghiale attraverso la pratica delle catture, risultate efficaci dove adottate, e verso l’attivazione degli strumenti della gestione del rischio finanziati con le risorse della Politica Agricola Comune».

Il Wwf conclude: «, la manifestazione promossa da Coldiretti conferma questa gestione contraddittoria del problema cinghiali, con la presenza in piazza dei soggetti responsabili della pessima gestione della fauna selvatica nel nostro paese al fianco di chi vorrebbe rappresentare gli interessi dell’agricoltura. La modifica della Legge sulla caccia richiesta da Coldiretti e prospettata dal mondo venatorio e da numerosi esponenti politici, non è una soluzione e rischia di essere solo una facile scorciatoia che può generare ulteriori gravi danni a tutta la fauna selvatica, attribuendo un ruolo pubblico a soggetti privati con un palese conflitto di interessi».