Un messaggio forte e chiaro al Governo Draghi
Legambiente contro le bugie che tengono in piedi l’ipotesi del ponte sullo Stretto di Messina
«Servono solo a buttare altri soldi pubblici, dopo il miliardo di euro che fino ad oggi sono costati studi e consulenze»
[21 Luglio 2021]
Con un fash mob della Goletta verde a Capo Peloro in Sicilia, Legambiente lancia un messaggio forte e chiaro al Governo Draghi ribadendo il proprio no al ponte sullo Stretto di Messina, reputato «un’opera inutile e insensata e su cui in questi mesi è tornata nuovamente l’attenzione della politica».
Si tratta di un sonoro bis dopo il contro-dossier La corretta valutazione delle alternative all’attraversamento stabile dello Stretto di Messina, pubblicato a inizio giugno da Kyoto club, Legambiente e Wwf per rispondere alla relazione del Gruppo di lavoro incaricato a suo tempo di valutare le alternative per l’attraversamento stabile dello Stretto di Messina dalla ministra Paola De Micheli, e trasmessa al Parlamento dal suo successore – il ministro Enrico Giovannini – il 7 maggio scorso.
Per Legambiente l’ipotesi del ponte sullo Stretto si poggia su tre grandi bugie: la prima è che si possa ripartire come se nulla fosse dalle «valutazioni tecniche ed economiche che portarono il Governo Monti a dichiarare il fallimento del progetto, dopo che il general contractor Eurolink non era stato in grado di dimostrare la fattibilità e a risolvere i problemi tecnici, geologici e paesaggistici dell’opera». La seconda bugia «è che presto arriverà l’alta velocità da connettere al ponte per rilanciare il Sud. Il recovery plan finanzia con 10 miliardi euro una tratta che non sarà completata prima del 2030 (e che permetterebbe di risparmiare tra 5 e 10 minuti), poi mancherebbero diverse centinaia di chilometri tra le montagne dell’Appennino e non si sa quante risorse da trovare». La terza riguarda il fatto che «le risorse europee potrebbero aiutare la realizzazione del Ponte, ma non è così visto che non è previsto nel Recovery plan e neanche nella programmazione europea 2021-2027».
«Tutte queste bugie – sottolineano dal Cigno verde – servono solo a buttare altri soldi pubblici, dopo il miliardo di Euro che fino ad oggi sono costati studi e consulenze, stipendi della società stretto di Messina».
Per questo l’associazione ambientalista lancia oggi un appello al Governo Draghi per chiedere di abbandonare ogni insensata corsa al Ponte sullo stretto e di rilanciare gli investimenti in collegamenti veloci e frequenti tra la Sicilia, la Calabria e il resto della Penisola.
«I cittadini siciliani e calabresi – dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – hanno diritto a proposte credibili di rilancio degli spostamenti attraverso connessioni ferroviarie, navali e aeree più semplici tra le regioni, verso Nord e anche con il resto del Mezzogiorno. Negli ultimi dieci anni i cittadini di queste due regioni hanno visto tagli ai collegamenti sia dei treni nazionali verso nord sia nei collegamenti regionali, che già erano i più vecchi (una media di 19 anni contro 11,7 al Nord) e lenti d’Italia. Attualmente il treno più veloce tra Roma e lo Stretto (Villa San Giovanni) ci mette 5 ore e 8 minuti, quando fino al 2019 c’era un Frecciargento che ci metteva 4 ore e mezza. Eppure in questi anni sono stati realizzati investimenti sulla linea tirrenica che permetterebbero di far viaggiare i treni più sicuri e veloci. Inoltre le Frecce non attraversano lo Stretto, per cui bisogna cambiare treno in Sicilia e prendere un Intercity o un regionale fino a Palermo o Catania».
Per raggiungere l’obiettivo, secondo Legambiente ci sono quattro azioni prioritarie da perseguire: portare le Frecce nei collegamenti tra Palermo, Catania e Roma; investire sulla linea costiera Reggio Calabria-Salerno per garantire un servizio ad alta velocità, con un intervento sulla linea tirrenica dalla spesa limitata, se confrontato con l’attuale progetto del Governo; potenziare il trasporto via nave lungo lo Stretto, dato che per i treni ad alta velocità occorre acquistare moderni traghetti Roll-on/Roll-off lunghi 200 metri; rafforzare i collegamenti in treno da Reggio Calabria con Taranto e Bari, sia quelli passeggeri con nuovi collegamenti diretti tramite le Frecce, sia quelli merci.
«Una programmazione di questo tipo – conclude Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia – consentirebbe nel giro di pochi mesi di dare un segnale di potenziamento del servizio, portando anche al Sud i treni nuovi, e nel giro di qualche anno di disporre di treni passeggeri che in 6 ore collegano Palermo con Roma e un miglioramento complessivo degli spostamenti per le persone e le merci. È quello di cui abbiamo bisogno per rilanciare le città e i territori del Sud».