Quando l’energia pulita è sporca: la guerra dell’eolico nel Sahara occidentale occupato
I saharawi all’attacco dell’esercito marocchino che occupa il Paese e ne sfrutta le risorse
[12 Agosto 2021]
«Per la seconda volta in due settimane, componenti dell’energia eolica potrebbero essere esportati illegalmente nel Sahara occidentale occupato dalla città spagnola di Bilbao». A denunciarlo è Western Sahara Resource Watch (WSRW), secondo il quale «Questi componenti sono destinati alla costruzione, da parte della società spagnola Siemens Gamesa, di un parco eolico nella città sahrawi di Boudjdour».
La nave sarebbe arrivata ieri nella capitale basca e WSRW fa notare che «Ancora una volta, il mercantile Johannes torna al porto di Bilbao, in Spagna, molto probabilmente per raccogliere elementi per la costruzione da parte della Siemens Gamesa di un controverso parco eolico nel Sahara occidentale occupato».
L’Osservatorio incaricato di monitorare lo sfruttamento delle risorse naturali nel Sahara Occidentale occupato ricorda di aver già rivelato, il 21 luglio, la prima spedizione effettuata dalla stessa nave da Bilbao a Laâyoune nel Sahara Occidentale: «La stiva della nave era al momento piena di elementi essenziali per le turbine eoliche» e poi « La Johannes ha fatto scalo a Tangeri, dove ha imbarcato le pale, prima di proseguire per Laâyoune , dove è arrivata il 4 agosto per poi tornare a Bilbao il 5 agosto».
In totale, WSRW ha documentato «Almeno 7 spedizioni di componenti per le turbine eoliche in arrivo nel territorio occupato dalla fine di giugno 2021».
Secondo l’osservatorio internazionale, queste spedizioni, vengono realizzate con tre navi – Johannes (IMO 9815343), Aramis, (IMO 9815529) e Breb Countess (IMO 9421166) – che «fanno tutte parte della flotta della compagnia tedesca Briese Schiffahrt». L’Ong ha inoltre individuato nelle scorse settimane «Altre due navi che potrebbero essere anch’esse interessate alla fornitura del controverso parco eolico di Boujdour».
In questo contesto, WSRW ha ricordato che «I progetti energetici del Marocco nei territori occupati stanno avvenendo senza il consenso del popolo saharawi e violano il diritto internazionale umanitario».
In un precedente rapporto, WSRW aveva sottolineato che «Da quando Siemens è entrata per la prima volta nel territorio occupato, la Corte di giustizia dell’Ue ha concluso in quattro sentenze che il Sahara occidentale e il Marocco sono territori “separati e distinti” e che gli accordi commerciali con il Marocco non possono applicarsi a questo non-territorio autonomo». L’ONG fa anche notare che «Enel e Siemens Gamesa sono state escluse all’inizio di quest’anno dal più grande gestore patrimoniale privato norvegese per aver contribuito alla violazione del diritto internazionale nei territori occupati del Sahara occidentale».
L’osservatorio spiega che «Il parco eolico di Boudjdour fa parte del progetto eolico integrato del Marocco, che prevede l’installazione di 850 MW di energia eolica in cinque parchi, due dei quali situati nel Sahara occidentale occupato».
Il Marocco ha un disperato bisogno di energia e costruisce impianti anche nel Sahara Occidentale, diventando così dipendente da progetti energetici nel territorio occupata, una scusa in più per mantenere la sua presenza militare lì. Tutti i parchi eolici realizzati nel territorio occupato tranne uno – quello di proprietà privata che rifornisce un cementificio appartengono alla Nareva, la compagnia eolica della holding che fa capo alla monarchia marocchina. WSRW fa notare che «Finché il re stesso guadagna denaro attraverso i progetti, quale incentivo ha per impegnarsi sinceramente nel processo di pace delle Nazioni Unite?»
Il 95% dell’energia di cui ha bisogno la società statale marocchina di fosfati OCP per sfruttare le riserve di fosfati non rinnovabili del Sahara occidentale a Bou Craa è prodotta con l’eolico, Energia rinnovabile proveniente da 22 pale eoliche Siemens nel parco di Foum el Oued da 50 MW, operativo dal 2013. Anche il parco eolico di Aftissat, operativo dal 2018, rifornirebbe clienti industriali.
WSRW avverte che «Il Marocco rischia di coinvolgere altri Stati esportando energia dal Sahara occidentale, ad esempio verso l’Ue. L’Ue ha promesso di non importare energia verde dal territorio, ma è improbabile che l’Ue sarà in grado di differenziare l’energia generata in Marocco propriamente detta e l’energia generata nel territorio occupato, poiché passerà in cavi sotto lo stretto di Gibilterra. È un’impossibilità tecnica. L’Unfccc, l’organismo delle Nazioni Unite per il clima, accetta ciecamente i rapporti del Marocco sulla sua infrastruttura energetica nel Sahara occidentale come parte dei propri impegni per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Questo suggerisce il riconoscimento dell’Onu e l’elogio internazionale per dei progetti che dovrebbero essere condannati e sanzionati. È l’unico luogo noto al mondo in cui, ai sensi dell’Accordo di Parigi, a un Paese è consentito riferire sugli obiettivi climatici in modo extraterritoriale».
Attualmente, nel Sahara occidentale occupato ci sono tre parchi eolici operativi e un quarto è in costruzione, mentre diversi sono in fase di progettazione. Insieme, questi parchi eolici avranno una capacità di oltre 1,000 MW. Nel 2012 il Marocco ha indetto una gara di appalto per la costruzione di 5 parchi eolici: 3 in Marocco e due nelle “province meridionali”, come il Marocco chiama la gran parte del Sahara occidentale che ha illegalmente annesso. I due parchi eolici nel Sahara occidentale sono stati progettati vicino a Boujdour (100 MW) e a Tiskrad (300 MW), vicino a El Aaiun, che i Saharawi considerano la loro capitale. Il contratto per tutti e 5 gli impianti è stato affidato a un consorzio guidato da Siemens, che comprende anche Enel Green Energy e Nareva. Nel 2019 è stato firmato il contratto per la costruzione del parco eolico di Boujdour e la sua capacità è stata ora aumentata a 300 MW. I lavori sul sito dovrebbero essere iniziati quest’anno. In base all’accordo per i 5 parchi eolici, Siemens ha aperto una fabbrica di turbine eoliche a Tangeri che è stata inaugurata nel 2017. Il suo primo cliente è stato Nareva, con un ordine per 56 turbine per un parco eolico nel territorio occupato: ad Aftissat. WSRW spiega che «Il parco eolico di Aftissat da 200 MW è operativo dall’ottobre 2018. Il parco è stato costruito dalla società britannica Windhoist ed è composto da 56 turbine Siemens-Gamesa. L’energia che generano è destinata agli utenti industriali, tra cui OCP, LafargeHolcim Maroc e Ciments du Maroc. Siemens Gamesa non ha fatto alcuno sforzo per imparare dalle critiche degli investitori e dei Saharawi. Nel 2020, otto anni dopo che Siemens ha annunciato per la prima volta il suo primo progetto nel Sahara occidentale, Siemens Gamesa ha annunciato una consegna gigantesca al parco Boujdour, riferendosi al Sahara occidentale come parte del Marocco».
Nel suo Quarterly Engagement Report Q1 2018, Erste Asset Management, scriveva in merito alle attività di di Siemens AG nei territori occupati: «Siemens dovrebbe dimostrare come le sue attività nel Sahara occidentale siano in linea con gli interessi e i desideri dei Saharawi, in conformità con il diritto all’autodeterminazione sancito dal Patto internazionale sui diritti civili e politici e dal Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali . Se ciò non fosse possibile, la società dovrebbe ritirarsi dal Sahara occidentale».
Nel 2020, i media marocchini hanno riferito che la compagnia francese Voltalia costruirà un parco eolico da 75 MW nella provincia di Laayoune.
Il 2020 ha visto i piani energetici del Marocco fare ulteriori progressi per costruire un gigantesco parco eolico da 900 MW a Dakhla, allo scopo di estrarre bitcoin online . Alla fine la compagnia norvegese DNV GL si è ritirata dal controverso progetto.
Il Marocco vuole anche sfruttare l’enorme potenziale solare del Sahara occidentale che finora è limitata a 2 impianti solari fotovoltaici attivi e funzionanti con una capacità combinata di 100 MW: il sito di El Aaiún da 80 MW e il sito di Boujdour da 20 MW che sono stati sviluppati nell’ambito del progetto NOOR PV I, realizzato da un consorzio guidato da Acwa Power, in collaborazione con Shapoorji Palloni, Chint Group, Sterling & Wilson e Astroenergy. L’annuncio del successo dell’offerta di Acwa Power è stato dato alla 22esima Conferenza delle parti Unfccc tenutasi a Marrakech nel novembre 2016, dove l’azienda ha anche firmato il contratto con Masen, l’Agenzia marocchina per l’energia sostenibile. Il tutto durante una conferenza Onu e l’Onu non riconosce l’occupazione marocchina del Sahara occidentale. La certificazione del programma di infrastrutture solari nel territorio occupato è stata fatta dalla compagnia marocchino-franco-britannico Vigeo Eiris che ha rilasciato dichiarazioni a sostegno della posizione del Marocco sull’occupazione e che si rifiuta di rispondere alle domande di WSRW. Inoltre, sono stati pubblicati i piani per un terzo impianto solare a El Argoub, vicino a Dakhla. E in tutto il progetto NOOR PV II punta a realizzare altri 400 MW di capacità solare in diversi siti. Non è ancora chiaro quanto di tutto questo verrà aggiunto nei a ai due impianti nel territorio del Sahara occidentale occupato. All’inizio del 2020 è stato lanciato un bando per le manifestazioni di interesse.
Quel che si sa è che il piano solare marocchino ha fissato la capacità pianificata nel Sahara occidentale occupato a 600 MW entro il 2020, una scadenza che non è stata rispettata.
Nel gennaio 2020, il ministero marocchino dell’energia e delle miniere ha reso noti i risultati di ricerche che hanno mostrato due possibili aree per la produzione geotermica: il nord-est del Marocco e i bacini di Tarfaya-Laayoune-Dakhla nel sud del Marocco, che in realtà sono in un’area del Sahara occidentale sotto occupazione marocchina. Nell’aprile 2019, la società portoghese Gesto Energy era stata incaricata di «identificare e studiare aree con potenziale geotermico nelle province del sud del Marocco in un’area di oltre 140.000 km2, corrispondente al Sahara marocchino». Dalle mappe visibili nella pagina web di Gesto Energy non ci sino dubbi: l’area corrispondente allo studio abbraccia praticamente l’intera parte del Sahara occidentale che è attualmente sotto il controllo militare marocchino.
Intanto, le unità dell’Ejército de Liberación Popular Saharaui (Sahrawi People’s Liberation Army – SPLA) sono da giorni all’attacco dell’esercito marocchino lungo quello che i Saharawi chiamano il muro della vergogna, la lunga barriera costruita dal Marocco per dividere il territorio occupato dalle zone controllate dalla Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) ai confini con l’Algeria e la Mauritania.
Il 9 agosto il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha adottato come documento ufficiale una lettera del presidente della RASD, Brahim Ghali, sulla catastrofica situazione dei diritti umani nel Sahara occidentale occupato, soprattutto dopo la rottura del cessate il fuoco da parte del Marocco.
Ghali ha chiesto l’attenzione del Consiglio di sicurezza «Sulla situazione sempre più allarmante che prevale nei territori occupati del Sahara occidentale a causa della guerra del terrore e delle rappresaglie che il Marocco, lo stato occupante, sta conducendo contro civili, attivisti per i diritti umani, giornalisti e blogger saharawi, che sono sottoposti quotidianamente a crudeltà indicibili e pratiche barbare e disumane».
Ghali, che anche segretario generale del Frente Polisario, ha citato il caso dell’attivista per i diritti umani Sultana Khaya e della sua famiglia la cui casa è sotto assedio dal 19 novembre 2020 e che «Continuano a subire aggressioni fisiche, molestie sessuali e altri atti barbari e trattamento degradante per mano di agenti di sicurezza marocchini e teppisti sostenuti dallo Stato». Il presidente saharawi ha anche sottolineato nella sua lettera che «Molti attivisti e difensori dei diritti umani saharawi hanno aderito alla campagna “la mia bandiera sulla mia casa”, consistente nell’alzare la bandiera della Repubblica Saharawi sopra la loro casa come simbolo di protesta non violenta contro l’occupazione illegale marocchina di parti del loro Paese. Molti di loro hanno subito rappresaglie da parte delle autorità occupanti, perché difendono i diritti umani e militano in modo non violento a favore del diritto del popolo saharawi all’autodeterminazione e all’indipendenza».
Ghali ha espresso la sua preoccupazione per la situazione dei prigionieri politici saharawi, tra cui il gruppo Gdeim Izik, che «continua a essere allarmante a causa delle deplorevoli condizioni in cui sono detenuti nelle carceri marocchine e delle pratiche degradanti. sono sottoposti dall’amministrazione penitenziaria marocchina. Per protestare contro la loro continua detenzione illegale e il trattamento degradante a cui sono sottoposti, i detenuti del gruppo Gdeim Izik detenuti nelle carceri marocchine hanno iniziato successivi scioperi della fame mentre le autorità di occupazione marocchine continuano a ritenere illegittimi gli scioperi della fame e le loro richieste legittime».
Il presidente saharawi ha invitato ancora una volta il presidente del Consiglio di sicurezza dell’Onu ad «Agire con urgenza per porre fine alle sofferenze di tutti i prigionieri politici saharawi e delle loro famiglie e garantire il loro rilascio immediato e incondizionato in modo che possano tornare in patria ed essere riuniti ai loro parenti. Come abbiamo chiaramente indicato nelle comunicazioni precedenti, è la passività del Segretariato delle Nazioni Unite e del Consiglio di sicurezza e il loro assordante silenzio di fronte alla condotta criminale del Marocco che incoraggia lo Stato occupante a persistere nelle sue pratiche terroristiche e barbare nei territori occupati del Sahara occidentale».
Ghali ha concluso chiedendo al presidente del Consiglio di sicurezza dell’Onu di «Adempiere alle sue responsabilità e fornire protezione ai civili saharawi nei territori occupati del Sahara occidentale, che sono soggetti a un rigido assedio militare e a un black-out mediatico. Nessun processo di pace sarà mai possibile finché il Marocco continuerà a condurre, impunemente, una guerra di terrore e rappresaglie contro i civili saharawi e gli attivisti per i diritti umani. Ci riserviamo il diritto legittimo di rispondere con fermezza e risolutezza a qualsiasi azione che metta a repentaglio la sicurezza di qualsiasi cittadino saharawi, ovunque si trovi. Il Marocco ha la piena responsabilità delle conseguenze dei suoi atti criminali e del terrore nei territori occupati del Sahara occidentale».