L’esposizione al fumo degli incendi aumenta il rischio di parti prematuri

In California, tra il 2007 e il 2012, potrebbe aver contribuito a migliaia nascite premature in più

[25 Agosto 2021]

Lo studio “Associations between wildfire smoke exposure during pregnancy and risk of preterm birth in California”, pubblicato recentemente su Environmental Research da un team di ricercatori della Stanford University, rivela che «Potrebbero esserci state fino a 7.000 nascite pretermine in più in California attribuibili all’esposizione al fumo di incendi boschivi tra il 2007 e il 2012. Queste nascite si sono verificate prima delle 37 settimane di gravidanza, quando lo sviluppo incompleto aumenta il rischio di varie complicanze dello sviluppo neurologico, gastrointestinale e respiratorio e persino di morte».

Alla Stanford ricordano che «Il fumo degli incendi contiene alti livelli del tipo di inquinamento particellare più piccolo e letale, noto come PM 2.5. Questi granelli di fuliggine tossica, o particolato, sono così fini che possono inserirsi in profondità nei polmoni e passare nel flusso sanguigno, proprio come le molecole di ossigeno di cui abbiamo bisogno per sopravvivere».

Lo studio è stato pubblicato proprio mentre enormi incendi sono divampati nei territori aridi del West Usa dentali e dopo che la storica stagione degli incendi del 2020 aveva incenerito più di 4 milioni in California, causando tra i peggiori inquinamenti atmosferici giornalieri mai registrati nel Golden State. Durante la stagione degli incendi del 2020, più della metà della popolazione californiana ha sperimentato un mese di livelli di fumo da incendio considerato da malsano a pericoloso.

Uno degli autori del nuovo studio, l’economista ambientale di Stanford Marshall Burke, avverte che «Quest’anno potrebbe andare peggio. Eppure molto resta sconosciuto sugli impatti sulla salute di queste colonne di fumo nocive, che contribuiscono a una parte crescente dell’inquinamento da particelle fini a livello nazionale e hanno una composizione chimica diversa da altre fonti ambientali di PM 2,5, come l’agricoltura, le emissioni degli scarichi delle auto e l’industria».

Gli autori dello studio dicono che «Una possibile spiegazione per il legame tra l’esposizione al fumo degli incendi e le nascite pretermine è che l’inquinamento può innescare una risposta infiammatoria, che quindi mette in moto il parto. L’aumento del rischio è relativamente piccolo nel contesto di tutti i fattori che contribuiscono alla nascita di un bambino sano e a termine». Ma un autore dello studio, Gary Shaw, pediatria e co-primario del March of Dimes Prematurity Research Center di Stanford, fa notare che «Tuttavia, in un contesto in cui sappiamo così poco sul motivo per cui alcune donne partoriscono troppo presto, prematuramente, e perché altre no, trovare indizi come questo qui ci aiuta a iniziare a mettere insieme il puzzle più grande».

I risultati dello studio mostrano che «Il fumo degli incendi boschivi potrebbe aver contribuito a oltre il 6% delle nascite pretermine in California nell’anno con il fumo peggiore del periodo di studio, il 2008», quando una forte tempesta di fulmini, forti venti, alte temperature e un territorio arido si sono combinati per un mortale e distruttiva stagione degli incendi, che purtroppo ora sembra poca cosa rispetto ai mega-incendi record del 2020 e agli incendi del 2021 come Dixie nel nord della California.

Il principale autore dello studio, Sam Heft-Neal del Center on Food Security and the Environment della Stanford, sottolinea che «In futuro, prevediamo di vedere un’esposizione più frequente e intensa al fumo degli incendi boschivi in ​​tutto il West causa di una confluenza di fattori, tra cui il cambiamento climatico, un secolo di soppressione degli incendi e la costruzione di più case lungo i margini delle foreste, boscaglie e praterie a rischio incendio. Di conseguenza, è probabile che il carico sanitario derivante dall’esposizione al fumo, comprese le nascite pretermine, aumenti».

Lo studio fornisce nuove prove del valore dell’investimento negli incendi prescritti, dell’assottigliamento meccanico o altri interventi per ridurre il rischio di incendi estremi. Burke fa notare: «Dato che le nascite premature costano al sistema sanitario statunitense circa 25 miliardi di dollari all’anno, anche una modesta riduzione del rischio di nascita pretermine potrebbe produrre enormi benefici per la società. La nostra ricerca evidenzia che ridurre il rischio di incendi boschivi e l’inquinamento atmosferico che lo accompagna è un modo per ottenere questi benefici per la società».

Per identificare i giorni fumosi per ciascuno dei territori corrispondenti a ciascuno dei 2.610 codici postali, i ricercatori hanno analizzato i dati satellitari sui pennacchi di fumo della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) e poi li hanno abbinati alle stime dell’inquinamento da PM 2,5 a livello del suolo, che sono state sviluppate utilizzando un algoritmo di apprendimento automatico che incorpora dati provenienti da sensori di qualità dell’aria, osservazioni satellitari e modelli informatici di come le sostanze chimiche si spostano attraverso l’atmosfera terrestre. Hanno estratto ulteriori dati dai registri delle nascite della California, esclusi gemelli, terzine e multipli superiori, che di solito nascono in anticipo.

Dopo aver preso in considerazione altri fattori noti per influenzare il rischio di parto pretermine, come la temperatura, l’esposizione all’inquinamento di base e l’età, il reddito, l’origine etnica della madre, hanno esaminato come i modelli di nascita pretermine all’interno di ciascun territorio  cambiassero quando il numero e l’intensità dei giorni fumosi sono aumentati al di sopra del normale per un determinato sito.

Hanno scoperto che «Ogni giorno in più di esposizione al fumo durante la gravidanza aumentava il rischio di parto pretermine, indipendentemente dall’etnia o reddito. E un’intera settimana di esposizione si è tradotta in un rischio maggiore del 3,4% per una madre esposta al fumo degli incendi. L’esposizione al fumo intenso durante il secondo trimestre – tra la 14 e la 26 settimana di gravidanza – ha avuto l’impatto più forte, soprattutto quando il fumo ha contribuito con più di 5 microgrammi aggiuntivi per metro cubo alle concentrazioni giornaliere di PM 2,5». Shaw spiega che «Se si può evitare l’esposizione al fumo rimanendo in casa o indossando una mascherina appropriata mentre si è all’aperto, sarebbe una buona pratica sanitaria per tutti».

I risultati si basano su un legame stabilito tra l’inquinamento da particelle e gli esiti negativi della nascita, tra cui parto pretermine, basso peso alla nascita e decessi infantili. Ma lo studio è tra i primi a isolare l’effetto del fumo degli incendi boschivi sulle nascite precoci e a sottolineare l’importanza dei tempi di esposizione.

Burke conclude: «Il nostro lavoro, insieme a una serie di altri documenti recenti, mostra chiaramente che non esiste un livello sicuro di esposizione al particolato. Qualsiasi esposizione superiore allo zero può peggiorare gli impatti sulla salute. Mentre come società sarà estremamente difficile eliminare completamente tutti gli inquinanti dall’aria, la nostra ricerca suggerisce che ulteriori riduzioni degli inquinanti chiave al di sotto degli attuali livelli “accettabili” potrebbero essere enormemente vantaggiosi per la salute pubblica».