Incentivi per le auto solo se inquinano, stop a quelli per le auto elettriche. Ma si finanzia chi produce batterie
Poggio: «Strana declinazione della transizione ecologica». I Verdi: «Il piano ecologico del governo è nero petrolio»
[30 Agosto 2021]
Il co-portavoce di Europa Verde-I Verdi,.Angelo Bonelli, rivela che «Il governo attraverso il Mise ha comunicato che sono terminati gli incentivi alle auto elettriche mentre continueranno ad essere finanziate con i soldi pubblici quelle diesel e a benzina. Il piano ecologico del governo è nero petrolio nemico della transizione ecologica».
Il responsabile mobilità sostenibile di Legambiente, Andra Poggio, conferma che «Da qualche giorno siamo l’unico paese europeo a incentivare l’acquisto di nuove auto benzina e diesel e non più le auto elettriche. Sino a pochi giorni fa eravamo l’unico a distribuire bonus ad auto a combustione “sino a 135 grammi di CO2” di emissioni inquinanti, mentre l’obiettivo indicato dall’Europa, come media di mercato, era non superare i 95 grammi. Da qualche giorno, per chi vuole l’elettrico, gli incentivi sono finiti, come ci informa il sito dedicato del Ministero Sviluppo Economico (vedo pallino rosso a zero a sinistra)».
Poggio fa notare che «I fondi per le auto a combustione sono stati rifinanziati con 350 milioni a luglio con il Decreto “sostegni-bis”, gli stanziamenti per le auto elettriche e plugin, che avrebbero dovuto durare sino alla fine del 2021, sono stati stabiliti nel 2018, quando le vendite di elettriche erano poche centinaia e la quota di mercato 0,4%. Al 30 luglio di quest’anno le auto elettriche vendute da inizio anno sono state 35.000, 5% del venduto e il circolante ha toccato oggi le 100 mila unità. Che diventano 180 mila se consideriamo anche le ibride a batteria (plugin). Troppo successo? No, ancora poco, rispetto agli altri grandi paesi europei: la Germania ha speso quanto noi (più di 2 miliardi di bonus auto negli ultimi 3 anni), ma ha superato a luglio il milione di auto a batteria in circolazione, 5 volte tanto. Senza finanziare le auto tradizionali».
Secondo Legambiente, «E’ una vergogna non sappiamo spendere i soldi per la transizione ecologica nei trasporti, convinciamo le famiglie a comprare auto che tra una decina d’anni dovranno essere rottamate perché troppo inquinanti, come sta accadendo ora con i diesel euro4: nel 2008 erano incentivati, oggi non possono circolare nelle città inquinate. Speriamo che il governo trovi il modo di metterci subito una pezza: tolga soldi ai diesel per l’elettrico».
Poggio conclude: «Dobbiamo ammettere che gli incentivi alla rottamazione per le auto diesel e benzina hanno fallito nel loro obiettivo: non hanno aiutato le famiglie impoverite a cambiare auto, ma i più abbienti a comprarne di nuove. Nel 2020 le auto in circolazione sono aumentate di 300 mila unità (mentre la popolazione e le patenti sono diminuite) e l’età media del parco circolante è rimasto lo stesso. Non hanno neppure rilanciato il mercato, visto che si vendono il 19% di auto in meno del 2019. Quindi che fare? Come abbiamo già spiegato su lanuovaecologia.it, negli altri paesi europei si incentiva solo l’elettrico, soprattutto noleggio e aziendale, in grado di sopportare l’investimento iniziale e avvantaggiarsi dei benefici dei bassi costi di mantenimento delle auto. I privati sono avvantaggiati nell’acquisito di usato recenti, massimo 4 anni, quando le flotte rinnovano il parco mezzi. E le vecchie auto inquinanti, semplicemente, si rottamano perché non possono più circolare».
Che su questo tema nel governo ci sia confusione lo attesta il fatto che solo il 19 agosto lo stesso ministero dello sviluppo economico aveva annunciato «Dal 3 settembre le imprese italiane che sono state selezionate a partecipare agli Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo (IPCEI) su batterie potranno richiedere le agevolazioni per progetti di investimento e attività di ricerca, sviluppo e innovazione da realizzare in Italia nell’ambito delle catene di valore strategico individuate dalla Ue».
I decreti del ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, pubblicati in Gazzetta ufficiale, ripartiscono oltre 1,7 miliardi di euro di risorse stanziate nel Fondo IPCEI gestito dal Mise. E il ministero ha spiegato che «In particolare, sono due gli IPCEI che vengono attivati a sostegno delle imprese italiane nel settore strategico delle batterie, per un valore complessivo di 1 miliardo di euro, mentre ulteriori risorse vengono assegnate all’Ipcei sulla microelettronica, per un ammontare complessivo di circa 700 milioni. L’obiettivo degli interventi promossi dal ministro Giorgetti è quello di rafforzare la competitività di settori strategici dell’industria nazionale ed europea attraverso una forte sinergia e integrazione tra le filiere dei Paesi membri della Ue».
E Giorgetti, poco prima di esaurire i fondi per la mobilità elettrica, aveva dichiarato: «Sono particolarmente soddisfatto per il via libera a questi incentivi che rappresentano uno strumento per incentivare anche la produzione di batterie e microchip, settori strategici per lo sviluppo della nostra economia anche a livello europeo che sconta la mancanza di questi prodotti. Finalmente si lavora senza sosta al fianco delle imprese che raccolgono la sfida della transizione».
Si vede che invece i cittadini che raccolgono la stessa sfida non interessano.