Procedimento legale di Greenpeace contro Volkswagen: ha alimentato la crisi climatica

Anche DUH e FFF dicono che il modello di business delle grandi case automobilistiche tedesche viola la libertà futura e i diritti di proprietà

[3 Settembre 2021]

Greenpeace Deutschland ha annunciato di aver citato in giudizio Volkswagen, il secondo produttore di automobili al mondo, «Per non aver decarbonizzato l’azienda in linea con l’obiettivo di 1,5° C concordato a Parigi». Basandosi sui più recenti rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e dell’International energy agency (Iea), l’organizzazione ambientalista ha chiesto a Volkswagen  di «Porre fine alla produzione di veicoli a combustione interna dannosi per il clima e di ridurre la sua impronta di carbonio del 65% al più tardi entro il 2030».

Gli ambientalisti tedeschi spiegano che, «Ritenendo Volkswagen responsabile delle conseguenze del suo modello di business dannoso per il clima, Greenpeace Deutschland sta applicando la storica sentenza della corte costituzionale di Karlsruhe dell’aprile 2021, quando i giudici hanno stabilito che le generazioni future hanno un diritto fondamentale alla protezione del clima. Anche le grandi imprese sono vincolate da questo requisito.

Martin Kaiser, direttore esecutivo di Greenpeace Deutschland ha sottolineato che «Mentre le persone soffrono per le inondazioni e le siccità innescate dalla crisi climatica, l’industria automobilistica, nonostante il suo enorme contributo al riscaldamento globale, non sembra essere colpita. La sentenza della Corte Costituzionale rappresenta un mandato per far rispettare in modo rapido ed efficace la tutela giuridica dei nostri mezzi di sussistenza comuni. Abbiamo bisogno che tutti siano a bordo per proteggere il nostro futuro comune».

Nella sua lettera alla Volkswagen che precede il deposito della causa in tribunale, Greenpeace Deutschland  dice che «Le misure attuali e pianificate dell’impresa violano gli obiettivi climatici di Parigi, alimentano la crisi climatica e quindi violano una legge applicabile».

Secondo una ricerca di Greenpeace Deutschland, «Ignorando la necessità di eliminare rapidamente i motori a combustione interna per poter rimanere al di sotto di 1,5° C, Volkswagen continua a vendere milioni di auto diesel e benzina dannose per il clima, causando un’impronta di carbonio quasi equivalente alle emissioni totali annuali dell’Australia, contribuendo ad aumentare eventi meteorologici estremi».

I querelanti, chiedono che Volkswagen sia ritenuta responsabile per la mancata protezione delle loro libertà personali, salute e diritti di proprietà, sulla base della causa del tribunale olandese del maggio 2021 contro Shell, che ha stabilito che le multinazionali hanno una loro responsabilità climatica e ha ordinato a Shell e a tutte le sue controllate di fare di più per proteggere il clima. Clara Mayer, attivista di Fridays for Future e querelante contro Volkswagen ha spiegato che «La protezione del clima è un diritto costituzionale. Non è accettabile che un’azienda ci impedisca in modo così significativo di raggiungere i nostri obiettivi climatici. Al momento, la Volkswagen sta realizzando enormi profitti producendo auto dannose per il clima, che dovremo pagare a caro prezzo sotto forma di conseguenze sul clima. I diritti fondamentali delle generazioni future sono in pericolo, poiché stiamo già assistendo agli effetti della crisi climatica. I tempi dell’accattonaggio e della supplica sono finiti, è tempo di ritenere la Volkswagen legalmente responsabile».

L’avvocato di Greenpeace Deutschland,  Roda Verheyen è stata già consulente legale dei 9 querelanti nella causa sul clima contro il governo tedesco, conclusasi con la sentenza positiva della Corte costituzionale federale nell’aprile 2021 e sta anche conducendo la causa contro il gigante energetico tedesco RWE promossa da un agricoltore peruviano nel 2015. La Verheyen ha dichiarato che «Chi ritarda la protezione del clima danneggia gli altri e quindi si comporta in modo illecito. Questo  è chiaro sulla base della decisione della Corte costituzionale, e ciò vale anche e soprattutto per l’industria automobilistica tedesca con la sua gigantesca impronta di CO2 globale. Chiaramente, questo non è un gioco. Il diritto civile può e deve aiutarci a prevenire i peggiori effetti del cambiamento climatico ordinando alle imprese di smettere di emettere, altrimenti mettono in pericolo le nostre vite e privano i nostri figli e nipoti del diritto a un futuro sicuro».

Insieme a Greenpeace Deutshland c’è Deutsche Umwelthilfe (DUH)  che ha avviato un procedimento contro le altre due principali case automobilistiche tedesche, Mercedes-Benz e BMW, chiedendo che adottino una strategia climatica conforme agli obiettivi dell’Accordo di Parigi. DUH ha anche annunciato un’azione legale contro la compagnia petrolifera e del gas naturale Wintershall Dea che gli ambientalisti ritengono  «responsabile di 80 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra ogni anno» e che punta ad aumentare la sua produzione di combustibili fossili di un ulteriore 30% nei prossimi due anni.  Secondo Greenpeace e DUH, «La compagnia petrolifera e del gas naturale con sede a Kassel non dovrebbe aprire nuovi giacimenti di petrolio e di gas al più tardi entro il 2026».

Le cause contro le case automobilistiche tedesche sono state avviate a pochi giorni prima dell’inizio dell’Internationale Automobil-Ausstellung (IAA), uno dei più grandi saloni automobilistici del mondo che si aprirà il 7 settembre a Monaco di Baviera. Greenpeace Deutschland fa parte di una grande alleanza di ONG che, per protestare contro l’ IAA, sta organizzando una grande marcia di protesta e un giro in bicicletta contro l’industria automobilistica e dei motori a combustione interna.

Martin Kaiser, direttore esecutivo di Greenpeace Deutschland e querelante contro VW, conclude: «Come organizzazione senza scopo di lucro, utilizziamo la legge applicabile per proteggere il futuro, in particolare dei giovani. Guardiamo alla sentenza di Karlsruhe come un mandato per far rispettare in modo rapido ed efficace la protezione del nostro sostentamento comune a tutti i livelli della legge. Con la sentenza Shell dei Paesi Bassi, abbiamo vento favorevole e la protezione del clima ne ha urgente bisogno».