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Cinquant’anni di Greenpeace, dall’Ong alla “multinazionale verde”

Il documentario di arte.tv a firma Sebastian Bellwinkel ripercorre la storia di una gloriosa Ong, interrogandosi sul futuro della lotta per la difesa della Terra

[8 Settembre 2021]

“Non dobbiamo diventare dei vecchi elefanti, ma restare agili delfini”: è la promessa di Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace international – la più nota organizzazione non governativa dedita alla preservazione della biodiversità.

L’epopea di Greenpeace ha inizio a Vancouver (Canada) nel 1971, quando un manipolo di militanti eco-pacifisti si opposero ai test nucleari condotti dagli Stati Uniti in Alaska, dando il via ad una lunga stagione di iniziative di ostruzione delle attività inquinanti o lesive della fauna marina.

50 anni dopo, non è più una cellula di attivisti ma una vera e propria “multinazionale verde”, insediata in 55 paesi nel mondo e con una pletora di dipendenti e collaboratori. In mezzo secolo, Greenpeace si è affermata come attore-chiave del movimento ecologista su scala globale.

Ma come si è passati dai più sensazionalistici (ma spartani) sabotaggi in gommone alle offensive in tribunale, a colpi di trattati internazionali? I “nuovi” metodi da apparato burocratico hanno fatto storcere il naso ai militanti della prima ora: su tutti, il canadese Paul Watson, poi fondatore di Sea Shepherd (1977), con la quale ha perpetuato la strategia delle azioni dirette e della cosiddetta ‘eco-pirateria’.

Greenpeace si è dunque reinventata nel tempo: come sta interpretando e raccogliendo le nuove sfide ambientali, in un’epoca in cui la viralità sui social network ha – di fatto – reso obsoleta la politica delle immagini-choc per sensibilizzare l’opinione pubblica?

Avvalendosi di esclusive testimonianze, tra “pionieri” dell’organizzazione e volti dell’ultima ora, questo documentario di arte.tv a firma Sebastian Bellwinkel (Germania, 2021) ripercorre la storia di una gloriosa Ong, interrogandosi sul futuro della lotta per la difesa della Terra.