Una guida globale per proteggere il mare. Ha partecipato anche la Stazione zoologica Anton Dohrn
Fissati per la prima volta criteri coerenti di valutazione delle Aree marine protette a scala mondiale
[10 Settembre 2021]
Lo studio “The MPA Guide: A framework to achieve global goals for the ocean”, pubblicato oggi su Science da 42 scienziati di 39 istituzioni di tutto il mondo e che vede tra gli autori anche l’italiano Paolo Guidetti della Stazione Zoologica Anton Dohrn, fornisce un nuovo quadro scientifico per comprendere, pianificare, stabilire, valutare e monitorare in modo coerente la protezione degli oceani nelle aree marine protette (AMP).
I ricercatori sono convinti che la Guida MPA «Consentirà alla comunità globale di classificare, monitorare e valutare le Aree marine protette in modo coerente, permettendo nel contempo, su scala locale, di pianificare le misure di protezione di ogni AMP affinché vengano raggiunti gli obiettivi prefissati».
La principale autrice dello studio, Kirsten Grorud-Colvert del Department of integrative biology dell’Oregon State University (OSU), ricorda che «I benefici delle aree marine protette sono fondamentali per il nostro futuro. La Guida MPA fornisce, per la prima volta, un modo per tenere traccia di tali vantaggi utilizzando una struttura unificata, un linguaggio condiviso e un approccio coerente. Con questa chiarezza, possiamo monitorare i nostri progressi globali e identificare le azioni scientifiche necessarie. Dobbiamo garantire che le aree marine protette siano predisposte per combattere con successo le conseguenze devastanti dell’abuso umano, compresa la perdita di biodiversità di cui abbiamo bisogno per gli ecosistemi sani e il benessere umano».
Lo studio/guida pubblicato oggi su Science , è il culmine di decenni di lavoro di centinaia di scienziati e parti interessate e stabilisce una struttura per «Una comprensione basata sull’evidenza di dove ci troviamo per la protezione dell’oceano» La guida classifica ogni area in uno dei 4 livelli di protezione: protezione totale, alta, leggera o minima e tiene traccia dell’attivazione delle protezioni pianificate, descrive in dettaglio le importanti condizioni sociali ed ecologiche che determinano il successo di un’AMP e determina i benefici di una determinata area protetta. rischia di consegnare.
Guidetti, dirigente di ricerca del dipartimento di ecologia marina integrata della Stazione Zoologica Anton Dohrn – Istituto nazionale di biologia ecologia e biotecnologie marine e unico scienziato italiano a firmare l’articolo, sottolinea che «La Guida è uno strumento straordinario per poter valutare lo stato e la reale efficacia della Aree Marine Protette di ogni tipologia su scala mondiale, così da riorientare nello stesso tempo le politiche di conservazione globali verso benefici reali per la natura e la società».
Due anni fa, all’annuale Our Ocean Conference, un’analisi condotta dalla Grorud-Colvert e dalla sua collega dell’OSU Jane Lubchenco, ora vicedirettrice per il clima e l’ambiente all’Office of Science and Technology Policy della Casa Bianca, ha delineato le azioni raccomandate il leader mondiali che si impegnano a proteggere gli oceani. La Our Ocean Conference è stata istituita nel 2014 sotto la guida di John Kerry, allora segretario di Stato Usa, e riunisce i leader globali di governi, industria, giovani e società civile per affrontare i problemi che minacciano la salute dell’oceano. Tra le raccomandazioni dell’analisi c’era quella di garantire che le aree protette fossero progettate, monitorate e gestite in modo che possano raggiungere i risultati attesi. Inoltre, il summit evidenziò la necessità di avere uno strumento di reporting online efficace per chiarire e monitorare i progressi sugli impegni oceanici.
Un’altra autrice dello studio/guida, Jenna Sullivan-Stack dell’OSU, spiega a sua volta che «Una volta che un’AMP è stata creata bene con le condizioni chiave abilitanti sociali ed ecologiche in atto, il livello di protezione determina in gran parte i risultati: i benefici per la conservazione, l’uomo e il clima che un’AMP può fornire. Vogliamo essere davvero chiari sul legame tra i livelli di protezione e i risultati mentre il mondo spinge verso la protezione efficace di sempre più aree».
Alla Stazione Zoologica Anton Dohrn evidenziano che «Permettendo una migliore comprensione basata sull’evidenza scientifica in merito a “quanto” mare stiamo realmente proteggendo, per la prima volta, la Guida fornirà un supporto al raggiungimento dell’obiettivo di proteggere e conservare almeno il 30% di mari ed oceani entro il 2030, un impegno preso dai leader di tutto il mondo alla riunione della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) a Kunming, in Cina, nell’agosto 2021. Sebbene le AMP siano uno strumento centrale per la conservazione di mari ed oceani, attualmente c’è una grande confusione sui molti e diversi tipi di AMP esistenti, ognuno dei quali produce differenti risultati per la società e la natura. Ad esempio, alcune AMP consentono la pesca, l’acquacoltura e l’ancoraggio, mentre altre no. Chiaramente, ciò che si ottiene in termini di risultati di conservazione tra diverse AMP dipende dalle attività che sono consentite o meno. In assenza di chiarezza, questa confusione rischia di minare i grandi sforzi fatti per invertire la perdita di biodiversità. Questo è particolarmente preoccupante nel caso di AMP che non siano chiaramente protette dagli impatti di attività altamente distruttive e/o eccessivamente estrattive».
Culmine di anni di collaborazione guidata dall’United Nations environment programme – World Conservation Monitoring Centre (Unep-WCMC) che ha visto il contributo di centinaia di esperti, The MPA Guide chiarisce cosa ci si può aspettare da diverse tipologie di AMP. Lo fa fornendo un modo chiaro per classificare le AMP in base alla loro fase di istituzione e al livello di protezione dalle attività estrattive e distruttive, per poi collegare le AMP caratterizzate da diversi livelli di protezione con i risultati di conservazione attesi.
Alla Stazione Zoologica Anton Dohrn sottolineano che «Questa “chiarezza” pone le basi per un limpido e più lineare processo decisionale verso obiettivi collettivi di conservazione di mari ed oceani, dalla pianificazione su scala locale alla collaborazione su scala internazionale. Grazie a questo contributo, la comunità globale potrà contare su un linguaggio unico e coerente per una analisi quali-quantitativa delle AMP di tutto il mondo e guidare le proprie scelte sul livello di protezione necessario per raggiungere obiettivi prefissati, evitando di ritardare ulteriormente le soluzioni di cui abbiamo urgente bisogno per prevenire il rapido declino della salute dei nostri mari ed oceani».
La guida MPA arriva in un momento importante: mentre i Paesi si preparano alla 15esima Conferenza delle parti della Convention on biological diversity e per il post–2020 global biodiversity framework CBD la cui bozza attuale richiede la protezione di almeno il 30% dell’oceano entro il 2030 e la Grorud-Colvert spiega ancora che «Sebbene le aree marine protette siano uno strumento chiave per la conservazione degli oceani, sono tutt’altro che uguali. Vengono istituite con vari obiettivi e regolamenti, e quindi anche i risultati variano. Questa varietà causa molta confusione. Alcune consentono la pesca e l’acquacoltura e altre no. Alcune sono incluse nei conteggi ufficiali della copertura globale delle AMP anche se non sono ancora state attuate protezioni in acqua. Ci sono discrepanze tra ciò che ci si aspetta da un’MPA e i risultati effettivi e ci sono cifre imprecise riguardo alla quantità di protezione effettivamente esistente».
Fornendo la scienza, le prove e il quadro per classificare le aree marine protette e tracciarne i progressi, la MPA Guide punta a «Fornire gli strumenti e le linee guida necessarie per garantire che le AMP siano progettate per raggiungere i loro obiettivi di biodiversità».
Una delle autrici dello studio, Naomi Kingston dell’ Unep-WCMC, conclude: «La guida MPA riflette l’ambizione collettiva di trovare unità nel linguaggio e coerenza nell’approccio alla conservazione della biodiversità nell’oceano globale. Con questa guida, possiamo rafforzare il dialogo e la collaborazione internazionali e fornire la trasparenza di cui abbiamo bisogno per valutare le aree protette e garantire che siano progettate per fornire i migliori risultati per il ripristino della biodiversità».