Non c’è stabilità economica senza stabilità ecologica: il prezzo dell’esitazione. La crisi climatica minaccia la stabilità dei prezzi
Un rapporto esorta la BCE ad affrontare rapidamente i problemi climatici delle politiche economiche
[16 Settembre 2021]
Mentre qualcuno vaneggia di risolvere l’aumento dei prezzi dell’energia costruendo (se andrà bene tra 10 anni) una costosissima centrale nucleare in Lombardia e ignorando che gli italiani hanno già detto no al nucleare con ben due referendum (a proposito di sovranismo e democrazia), il rapporto “The Price of Hesitation: How the Climate Crisis Threatens Price Stability and What the ECB Must Do About It” avverte che «Eventi meteorologici estremi come siccità, tempeste e inondazioni minacciano la stabilità dei prezzi in Europa, compresi i prezzi di cibo, bevande e altri beni essenziali».
Il rapporto, pubblicato da Greenpeace Deutschland, Deutschen Institut für Wirtschaftsforschung Berlin (DIW) e SOAS Universität London, dimostra che «I disastri legati al clima hanno un impatto significativo sul prezzo di vari beni. Nonostante abbia indicato il mantenimento della stabilità dei prezzi come una delle sue missioni principali, la BCE è stata riluttante ad affrontare l’urgenza e le conseguenze della crisi climatica nella sua nuova strategia di politica monetaria pubblicata l’8 luglio, che ignora i risultati dell’International Panel on Climate Rapporti sui cambiamenti (IPCC)».
Secondo Mauricio Vargas, esperto finanziario di Greenpeace Deutschland, «Questo rapporto dimostra che non c’è stabilità economica senza stabilità ecologica. Un vago ‘presto’ non basta: la Bce deve iniziare subito ad affrontare la crisi climatica. La loro nuova strategia di politica monetaria riconosce l’impatto complessivo dell’emergenza climatica, ma la banca è stata troppo lenta nell’adottare misure per affrontarla. Se prende sul serio i suoi impegni sul clima, la Bce deve smettere di fare affari come al solito e adottare immediatamente misure preventive, come escludere le compnies dei combustibili fossili dal suo portafoglio».
Oltre ad accelerare la sua nuova strategia monetaria, il rapporto raccomanda alla BCE anche di introdurre più criteri di performance climatica nei sui strumenti di politica monetaria; che allinei la supervisione delle banche alla climate neutrality e che abbandoni la market neutrality come principio chiave che guida la progettazione della sua politica monetaria poiché favorisce le companies ad alta intensità di carbonio.
Uno degli autori del rapporto, Yannis Dafermos, docente senior di economia e ricercatore senior presso al Centre for Sustainable Finance della SOAS University di Londra, ha evidenziato che «Sebbene sia un passo positivo, il piano d’azione per il clima della BCE non riesce a fornire un insieme ambizioso di misure coerenti con l’emergenza climatica che stiamo affrontando. La roadmap della BCE si concentra principalmente sulla riduzione dell’esposizione del sistema finanziario ai rischi climatici, invece di dare priorità alla decarbonizzazione del sistema finanziario dell’area euro. Anche la tempistica del piano d’azione non è coerente con l’urgenza della crisi climatica. Nel nostro rapporto, identifichiamo una serie di misure che consentirebbero alla Bce e alle banche centrali nazionali dell’area euro di affrontare una delle sfide più importanti dei nostri tempi».
Ulrich Volz, professore di economia e direttore del Centre for Sustainable Finance della SOAS, ha aggiunto che «In qualità di custode della stabilità macroeconomica e finanziaria per l’Eurozona, la BCE deve fare tutto il necessario per supportare l’allineamento del sistema finanziario con l’obiettivo climatico net zero. Le leve che può utilizzare, nel pieno rispetto del suo mandato, sono molte. La Bce certamente non può risolvere il problema da sola, ma senza un ruolo proattivo da parte della Bce, non avremo successo nella transizione al net zero dell’economia e del sistema finanziario dell’Ue».
Per Alexander Kriwoluzky, professore di macroeconomia alla Freie Universität Berlin e del DIW «Eventi meteorologici estremi, come la siccità, hanno il potenziale per portare sia a un aumento che a una diminuzione dei prezzi, per esempio quando il danno derivante da tali eventi fa diminuire la domanda, inducendo comunque instabilità dei prezzi. Questo segue modelli diversi nei diversi Paesi dell’eurozona e colpisce la BCE, poiché la divergenza consecutiva dei prezzi renderà più difficile il compito di stabilizzazione dei prezzi. Di conseguenza, la BCE dovrebbe prendere sul serio il cambiamento climatico e deve rispondere ad esso».
Greenpeace ha consegnato una copia del rapporto alla presidente della BCE Christine Lagarde, invitando la BCE ad agire rapidamente e con decisione e conclude: «La nuova strategia climatica della BCE deve essere attuata immediatamente e in modo coerente e deve tenere conto delle raccomandazioni scientifiche contenute nel rapporto. Sebbene la BCE non abbia ancora elaborato i dettagli del suo approccio, Greenpeace chiede alla banca di adottare già misure precauzionali, come l’eliminazione delle companies che danneggiano il clima dalle sue operazioni».