La natura dell’Europa è sotto pressione ha urgentemente bisogno di aiuto. Sfide e soluzioni
EEA Signals 2021: impollinatori e uccelli in declino, ambiente marino minacciato
[1 Ottobre 2021]
Il rapporto “EEA Signals 2021 — Europe’s nature” pubblicato dall’European Environment Agency (EEA) fornisce un’istantanea dello stato della natura europea, dei suoi habitat e delle sue specie ed apre una vera e propria finestra sul mondo della conservazione, della raccolta di dati e delle strategie per ripristinare la biodiversità e gli ecosistemi.
“EEA Signals 2021 — Europe’s nature” contiene interviste tematiche a:
James Vause, economista capo dell’United nations environment programme World conservation monitoring centre (Unep-Wcmc), che ha collaborato alla Dasgupta review on the economics of biodiversity su come la contabilità può aiutare a fermare la perdita di biodiversità.
Beate Jessel , presidente dell’Agenzia federale tedesca per la conservazione della natura, offre approfondimenti sui legami tra biodiversità e cambiamento climatico e su cosa si potrebbe fare per aumentare la resilienza della natura in un clima che cambia.
Petr Voříšek della Czech Society for Ornithology e membro del team di coordinamento dell’European Breeding Bird Atlas 2, spiega come vengono messi insieme i dati sulle popolazioni di uccelli e quali sfide particolari devono affrontare oggi le popolazioni di uccelli in Europa.
L’ultimo State of nature in the EU, il più completo check–up della natura mai effettuato nell’Unione europea, era giunto alla terribile conclusione che «Sfortunatamente, secoli di sfruttamento hanno messo a dura prova la biodiversità europea. La nostra natura è in uno stato povero, con la maggior parte delle numerose specie animali europee, come il falco sacro e il salmone del Danubio, e gli habitat dalle praterie alle dune in tutta Europa che affronteranno un futuro incerto, a meno che non vengano prese misure urgenti per invertire la situazione».
La buona notizia è che sta crescendo la consapevolezza dell’importanza della natura e della biodiversità e sono già in atto misure per porre rimedio alla situazione. Il rapporto sullo stato della natura dellEES evidenzia sviluppi positivi negli sforzi di conservazione: «Sia il numero che l’area dei siti protetti nell’ambito della rete Natura 2000 dell’Ue sono aumentati negli ultimi 6 anni e l’Ue ha raggiunto gli obiettivi globali, con circa il 18% della sua superficie terrestre e quasi il 10% della sua area marina protetta». Ma complessivamente questi progressi non sono stati sufficienti per raggiungere gli obiettivi della vecchia strategia dell’Ue sulla biodiversità per il 2020: «La maggior parte degli habitat e delle specie protetti presenta uno stato di conservazione scadente o cattivo e molti continuano a diminuire. Dei 3 gruppi principali studiati, gli habitat e gli uccelli sono rimasti particolarmente indietro, mentre il gruppo di specie non avicole ha quasi raggiunto il suo obiettivo».
Secondo l’EEA, che conferma i risultati di altri studi, anche gli insetti, e in particolare le api, sono in declino. Per la Lista Rossa Europea, nell’Ue circa il 9% delle api è minacciato di estinzione e il problema è che per la maggior parte delle specie di api selvatiche non ci sono abbastanza informazioni scientifiche per valutarne il rischio di estinzione.
L’EEA ha identificato che gli habitat più importanti degli impollinatori: praterie, boscaglie, paludi, torbiere e foreste, che spesso hanno uno stato di conservazione scadente soprattutto a causa dell’abbandono dei pascoli, dell’espansione dei terreni agricoli e l’uso di fertilizzanti.
La situazione delle acque costiere europee, dal Mediterraneo al Baltico, è altrettanto allarmante. secondo l’ultimo EEA report looking into Europe’s marine environment., «E’ necessaria un’azione urgente per riportare gli ecosistemi marini europei in buone condizioni, dopo anni di grave sfruttamento eccessivo e abbandono»
EEA Signals 2021 conferma che «L’impatto delle attività umane sulla terra e sull’uso dei nostri mari ha comportato cambiamenti nel numero e nella distribuzione delle specie e degli habitat marini e cambiamenti nella composizione fisica e chimica complessiva dei mari. In aggiunta a ciò, i problemi causati dal cambiamento climatico stanno peggiorando gli impatti delle altre minacce e sono destinati a modificare gli ecosistemi marini in modo irreversibile». Però, grazie alle iniziative in corso per ridurre alcuni impatti, come quelli causati da contaminanti, eutrofizzazione e pesca eccessiva, in alcune aree ci sono segni di ripresa.
EEA Signals 2021 fa una ricognizione delle misure prese per affrontare le sfide e sottolinea che «Nel complesso, ora sono in atto piani più ambiziosi per affrontare le sfide, tra cui la nuova strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030, la strategia farm to fork e la strategia Ue sull’adattamento ai cambiamenti climatici , che sono tutti elementi fondamentali dell’European Green Deal. L’EEA ricorda che «La strategia sulla biodiversità ha lo scopo di invertire il declino della biodiversità nel prossimo decennio. Mira a rafforzare e ampliare la rete delle aree protette, istituire un piano di ripristino e garantire che gli ecosistemi siano sani, resilienti ai cambiamenti climatici e ricchi di biodiversità e fornire la gamma di servizi essenziali per la prosperità e il benessere dei cittadini.»
Ma, nonostante questi sforzi, permangono dubbi sul fatto che questa azione arrivi troppo tardi: «La nostra natura in Europa e in altre parti del mondo sta già affrontando una nuova, cosiddetta sesta ondata di estinzione di massa che minaccerà anche la nostra stessa esistenza umana?» si chiede EEA Signals 2021. «Mentre scienziati ed esperti sono divisi, cresce la preoccupazione che un simile evento di estinzione di massa sia già in corso da alcuni anni. La perdita del rinoceronte nero dell’Africa occidentale in natura ha ricevuto titoli globali un decennio fa, ma molte altre specie, anche in Europa, sono scomparse».
Tra queste specie europee estinte ci sono l’houting, un coregone d’acqua dolce che viveva in Belgio, Danimarca, Francia, Germania e Paesi Bassi e che questi paesi stanno ora cercando di reintrodurre. Altre 6 specie di uccelli, tra cui la silvia del deserto e l’ibis calvo settentrionale, sono considerate estinte a livello regionale o totalmente estinte. La Lista Rossa europea delle specie ritenute estinte comprende anche diverse specie di farfalle, molluschi e piante.
Il rapporto “European environment — state and outlook 2020” (SOER 2020) dell’EEA rileva che «Decenni di attività sociale ed economica accelerata hanno trasformato il rapporto dell’umanità con l’ambiente. Oltre a fornire molti benefici, tra cui alleviare la sofferenza e la povertà, hanno anche causato danni diffusi agli ecosistemi». E anche i principali esperti dell’Onu hanno lanciato un drammatico allarme sull’impatto disastroso sulla nostra biodiversità che stanno avendo lo sfruttamento antropico della natura e l’inquinamento dell’aria e dell’acqua da parte di una popolazione umana globale in crescita, il tutto acuito dal cambiamento climatico.
L’ultima valutazione globale dell’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES), pubblicata nel 2019 , ha stimato che in tutto il mondo sono minacciate di estinzione 1 milione di specie animali e vegetali, molte delle quali si pensa siano insetti. Il rapporto dice che, se ci muoviamo rapidamente per ridurre le emissioni di gas serra, che alimentano il cambiamento climatico, e fermare lo sfruttamento delle risorse naturali, non è troppo tardi per invertire la situazione.
Il problema è che finora ci siamo mossi molto lentamente o siamo stati addirittura fermi.